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Atteso dal 1991, è finalmente arrivato il regolamento europeo sul vino biologico. Grazie alle nuove norme sulla vinificazione bio, approvate dallo Standing Committee on Organic Farming (SCOF), il Comitato permanente per l’agricoltura biologica, anche al vino si applicherà integralmente la normativa comunitaria sulla produzione biologica, dal vigneto alla bottiglia, a maggior garanzia dei consumatori ma anche a tutela dei viticoltori seri che applicano i concetti del bio sia al vigneto che alla cantina. L’iter per l’approvazione regolamento sulla vinificazione bio non è stato veloce, né agile ed il testo non è certo quello che il settore del biologico italiano aveva inizialmente proposto, tuttavia è importante aver finalmente ottenuto un compromesso tra tutti gli Stati europei, cosa che è stata possibile anche grazie all’iniziativa di AIAB dentro la Carta Europea di Vinificazione Bio e dentro IFOAM-EU.


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“Come tutti i compromessi politici (di tecnico ormai la discussione non aveva nulla) il risultato non farà felice nessuno, ma tutti saremo un po’ meno scontenti – commenta Cristina Micheloni, del comitato scientifico AIAB e già coordinatrice di ORWINE -. Oggi è importante poter parlare chiaramente di vino biologico, avendo definito le norme per il vigneto e per la cantina, e da domani si potrà iniziare a lavorare per il miglioramento del regolamento stesso, portando i dati concreti che nel frattempo abbiamo raccolto nelle tante aziende italiane che con AIAB collaborano nella sperimentazione in cantina.” Si ricorda infatti che sino ad oggi era possibile etichettare il vino solamente come “da uva da agricoltura biologica” e non era lecito utilizzare il logo europeo, cosa che dal luglio 2012 non sarebbe nemmeno più stata ammissibile. Il regolamento entrerà in vigore da subito e prevede la possibilità di etichettare come bio anche il vino delle annate precedenti, purché se ne possa dimostrare la conformità alle norme europee (ed in questo senso chi ha il Garanzia AIAB è già conforme). Scomparirà invece dalla vendemmia 2012 la possibilità di etichettare il vino come “da uva da agricoltura biologica”.”Nei prossimi mesi sarà cura di AIAB divulgare il regolamento e le esperienze tecniche maturate in tutte le regioni italiane – commenta Alessandro Triantafyllidis, presidente AIAB- in modo da mettere a disposizione degli operatori una potenzialità che il mercato è probabilmente pronto a premiare. Voglio inoltre ricordare l’importante ruolo che AIAB ha avuto, all’interno di IFOAM-EU, nel modificare radicalmente negli ultimi mesi l’approccio alla riduzione della solforosa”.

Il nuovo regolamento sulla vinificazione bio prescrive regole precise sui coadiuvanti di processo e sulle tecniche che si possono utilizzare ed anche dei (discussi!!) limiti all’utilizzo dei solfiti. La riduzione dei solfiti è di 50mg/l per i vini secchi (con meno di 2g/l di zucchero residuo) e di 30mg/l per i vini più dolci (con più di 2g/l di zucchero residuo) rispetto ai limiti delle categorie del vino convenzionale. Per fare un esempio, i vini rossi secchi bio avranno un limite massimo di100mg/l mentre i convenzionali potranno andare fino a 150mg/l, per i bianchi secchi bio il limite è di 150mg/l mentre per i convenzionali è di 200mg/.Tutti gli Stati membri potranno comunque richiedere una deroga (e rispettare i limiti del convenzionale) in caso in una specifica area si verifichino eventi climatici particolarmente avversi. Proprio sui solfiti è evidente il compromesso. Non a caso la questione è stata tra le più dibattute e ha contribuito a rallentare le trattative. Austria e Spagna in sede di voto si sono astenute, la prima perché ritiene troppo restrittivi i limiti dei solfiti e la seconda per via del divieto d’uso dell’acido sorbico, una condizione che sarebbe problematica per alcuni produttori andalusi. Con tutti i suoi limiti, il regolamento europeo sul vino biologico permetterà presto di dare ai cittadini/consumatori, sempre più interessati a biologico, un’offerta chiara anche in fatto di vino, differenziando in modo trasparente e inequivocabile il vino biologico dal vino convenzionale. Non solo, ma arriva proprio al momento giusto: l’UE sta avviando incontri bilaterali con Paesi terzi produttori di vino bio, quali l’Australia e il Sudafrica, per stipulare accordi di reciprocità, una volta che i metodi usati per la produzione siano considerati equivalenti. Un bel vantaggio per l’Italia, che, con i suoi 50 mila ettari di vigne biologiche, ha una posizione primaria a livello europeo, superata di poco dalla Spagna e seguita a ruota dalla Francia

+info: aiab.it – Leggi il testo approvato dallo SCOF

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