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La pils più buona del mondo non si fa in Germania o in Repubblica Ceca. Ma in Italia. E sono proprio i tedeschi a dirlo. Allo European Beer Star di Monaco di Baviera, uno dei più prestigiosi concorsi birrari internazionali, ma anche uno dei più rigorosi e selettivi, ha infatti trionfato nella categoria pils la Viæmilia del parmense Birrificio del Ducato. Un’affermazione su decine e decine di concorrenti blasonati e di lunga esperienza nella produzione brassicola ma non un fulmine a ciel sereno. La Viæmilia aveva infatti già riscosso l’oro nel 2010 e questa conferma ha tutto il sapore di una certezza definitiva.

Per il Birrificio del Ducato, fondato appena nel 2007 da Giovanni Campari e Manuel Piccoli, le buone notizie da Monaco non si sono comunque fermate qui. Nella categoria birre affumicate è giunta un’altra medaglia d’oro per la loro Wedding Rauch. Una medaglia ancora più di rilievo se si pensa che l’argento è stato assegnato alla celeberrima Alaskan Smoked Porter, la birra “affumicata” che ha ricevuto storicamente il più alto numero di riconoscimenti nella sua categoria a livello mondiale. E per chiudere i meritati festeggiamenti per questi due giovani imprenditori italiani due medaglie di bronzo: una per la Chimera e l’altra per la Verdi Imperial Stout. Quattro medaglie pesanti ottenute “contro” oltre 1500 concorrenti e che si vanno ad aggiungere a una collezione impressionante di risultati d’eccellenza. In nemmeno sette anni di attività infatti, e in concorsi internazionali di grande prestigio, il Birrificio del Ducato si è visto assegnare ben 54 medaglie di cui 22 ori, 17 argenti e 15 bronzi. Un risultato che lo consacra come la realtà birraria italiana più premiata nel mondo e che ne fa un vanto per l’imprenditoria artigianale italiana.

BIRRIFICIO DEL DUCATO
Quando nel 2007 il Birrificio del Ducato ha mosso i primi passi, l’Italia era già nel pieno di una rinascita birraria senza precedenti. Piccole realtà imprenditoriali si contendevano una fetta crescente di pubblico e un’attenzione mai vista prima da parte dei media. Insomma, quella che aspettava al varco Giovanni Campari, l’anima birraria e creativa, e Manuel Piccoli, l’anima razionale, non era una prateria sconfinata tutta da colonizzare, quanto piuttosto una giungla dove già si muovevano protagonisti di talento. Lo straordinario successo del Birrificio del Ducato va visto anche sotto questa luce. Un successo oltre tutte le più rosee aspettative composto da oltre venti birre eccezionali in produzione pressoché costante, un export che ha superato il 25% e arriva un po’ in tutto il mondo, una squadra che dai due fondatori si è allargata ad arrivare alla decina di unità impiegate in azienda e, infine, dalle 54 medaglie ottenute in concorsi di grande prestigio e selettività in nemmeno sette anni di vita produttiva. La storia del tandem Campari-Piccoli è quindi la storia di due ragazzi con un’idea pazza, produrre birra artigianale nella Bassa Parmense e riuscire a venderla, e di un’azienda che ha saputo crescere passo dopo passo. Tra mille difficoltà. È una storia indubbiamente di grande talento e di felice intuizione, ma è una storia fatta di sacrifici quotidiani, di lavoro senza limiti di orario, di costante tensione al miglioramento produttivo, all’ottimizzazione logistica, alla ricerca in laboratorio e sul terreno. Nel corso di questi pochi anni sono numerose le birre che hanno ricevuto consacrazione mondiale: la Viæmilia, una pils in grado di sbaragliare i tradizionali “avversari” cechi e tedeschi, custodi secolari di uno stile che hanno inventato loro; la Verdi Imperial Stout, una Imperial Stout di grande eleganza e originalità grazie a un personalissimo tocco a base di peperoncino; la Sally Brown, una via di mezzo tra una porter e una Oatmeal Stout prodotta anche nella variante “Baracco” ovvero con l’aggiunta del caffè dell’omonima torrefazione parmigiana; e ancora L’Ultima Luna, barley wine maturato fino a 30 mesi in barrique che hanno precedentemente contenuto Amarone della Valpolicella.

Troppe per raccontarle tutte una per una, ma colte insieme raccontano da un lato la varietà di stili esistenti nel vasto panorama birrario, dall’altro la straordinaria abilità di Giovanni Campari nel saperli interpretare. Spesso personalizzare. Di Giovanni Campari infatti si sente spesso dire che “è un birraio bravo a fare tutti gli stili”. Un po’ come Michael Phelps, il fuoriclasse americano del nuoto capace di vincere otto ori alle Olimpiadi di Pechino in altrettante discipline natatorie. Il Birrificio del Ducato è un gruppo di lavoro e una realtà imprenditoriale in crescita. E se da un lato c’è la vocazione birraria che sembra puntare verso vette ancora inesplorate, dall’altro c’è la seria concretezza di un’azienda che continua a investire in uomini e mezzi per poter crescere e consolidarsi.

+info: Birrificio del Ducato Ufficio Stampa Birrificio del Ducato

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