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La produzione mondiale di birra è abbastanza frastagliata: facendo riferimento ai birrifici industriali, il numero totale delle birrerie attive sul nostro pianeta è di oltre 6.000 unità di cui oltre un terzo nella sola Europa. Tuttavia il quadro competitivo internazionale è caratterizzato da un intenso processo di concentrazione che si è particolarmente accentuato negli ultimi dieci anni. Secondo la classifica annualmente stilata da “The Barth Report”, a fine 2005 i primi 40 produttori di birra assorbivano l’81,2% della totale produzione mondiale, ma i primi quattro concentravano il 42% del totale ed i primi 12 rappresentevano circa i due terzi dell’intera produzione mondiale.

InBev (ex Interbrew), con oltre 200 milioni di ettolitriti birra prodotti e venduti nel 2005, ha conquistato la vetta della classifica dopo l’integrazione con il gruppo sud americano Ambev e nel corso del 2006 sta consolidando questa posizione con operazioni mirate all’acquisizione di birrerie nell’Europa dell’Est e nell’Est Asiatico.

SAB Miller, con 176 milioni di ettolitri prodotti, ha sorpassato il gigante americano Anheuser Busch, grazie ad un più intenso sforzo di conquista di nuove birrerie, tra cui la recente acquisizione del gruppo Bavaria in Colombia.

Anheuser Busch, con 173 milioni di ettolitri prodotti, resta il principale gruppo USA e il terzo nel mondo. Bisogna anche ricordare che la compagnia di Saint Louis controlla il 50% del gruppo messicano Modelo (46 milioni di ettolitri di birra nel 2005) e possiede il 27% della Tsingtao, N. 1 in Cina, con oltre 40 milioni di ettolitri prodotti in un anno.

Heineken mantiene il quarto posto nel mondo con una produzione di 119 milioni di ettolitri ed in questa fase sta concentrando i propri sforzi di espansione sui grandi mercati emergenti dell’Est (Cina, Russia, ecc.).

Va tuttavia sottolineato il fatto che a fronte del gigantismo dei grandi gruppi, sta crescendo in parallelo il fenomeno dei microbirrifici artigianali, in contrapposizione qualitativa ed ideologica al marketing globale delle marche internazionali che, in verità, a parte la differenziazione d’immagine sul piano emozionale, si stanno sempre più appiantendo sullo stesso standard medio qualitativo.

Il fenomeno delle microbirrerie è già molto importante negli USA dove oggi operano circa 1.500 unità tra microbirrerie e brew pub con una produzione a quantità pari al 3% della grande torta produttiva statunitense ed un valore di mercato di oltre 3 milioni di dollari. In Australia le birre artigianali hanno già raggiunto il 10% del totale consumi ed il business comincia ad attrarre le attenzioni dei grandi produttori, come ad es. Lion Nathan, che ha recentemente avviato una propria catena di birrerie artigianali con annesso ristorante (ad insegna “James Squire”). Il fenomenop delle microbirrerie e brew pub è in crescita anche sui principali paesi dell’Europa Occidentale; in Italia, secondo le ultime rilevazioni dell’Annuario Birre Italia della Beverfood, siamo ormai arrivati a ben 150 unità, dislocate su tutte le regioni della penisola.

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