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Secondo le analisi fatte da ASSOLATTE, il 2013 registra un nuovo record per le esportazioni di formaggio superando i risultati del 2012 e registrando vendite all’estero di oltre 2 miliardi di euro e di 320.000 tons. Questi risultati permettono all’Italia di classificarsi nei primissimi posti in Europa per le esportazioni di prodotti lattiero-caseari, prima di noi solo Olanda, Germania e Francia. Sono molti anni che le nostre vendite all’estero aumentano e che i formaggi prodotti dalle nostre imprese piacciono ad un numero crescente di consumatori, in un numero crescente di paesi. Una tendenza costante che – anche nel 2013 – ha visto un aumento annuo del 7,4% dei volumi e del 4,2% dei valori.

“A causa della crisi economica e per mantenere un buon livello competitivo, lo scorso anno abbiamo dovuto ridurre del 3% i prezzi medi dei nostri prodotti e pur avendo visto crescere i volumi non ci aspettavamo di superare la barriera dei 2 miliardi di euro, chiudendo comunque con un ottimo attivo della nostra bilancia dei pagamenti caseari (245 milioni di euro)” ha commentato Adriano Hribal, delegato alla Presidenza di Assolatte.

Le vendite nelle principali destinazioni europee sono in continuo aumento: Francia +7,6%, Germania +10,4% e Regno Unito +8,6%. Questi tre paesi, da soli, garantiscono circa il 43% dei volumi esportati. Tra i Paesi extra europei spiccano invece gli Stati Uniti, al terzo posto per quantità di formaggi italiani importati ma in leggero calo (-2,1%), la Svizzera (+2,8%) e la Russia (+35,3%). Per quanto riguarda le tipologie di formaggio, i prodotti più apprezzati restano la mozzarella e i formaggi freschi che nel 2013 hanno registrato un ulteriore aumento del 15% in volume, seguono poi Grana e Parmigiano (+5,9%) e i grattugiati (+4,0%), buona annata anche per le esportazioni di Gorgonzola che crescono del 5,1%. In calo solo le vendite estere di Pecorino e Fiore Sardo (-6,4%).

“Bisogna ora lavorare sulla capacità competitiva del nostro settore – ha concluso Hribal – è davvero difficile competere con chi lavora con costi di produzione tanto inferiori ai nostri e normative ben più moderne delle nostre e che può contare su un sistema Paese che rispetta chi fa impresa”. Il futuro del settore si gioca tutto sulla competitività, non solo sul mercato internazionale ma anche su quello interno, che ha un disperato bisogno di una iniezione di fiducia per la ripresa dei consumi.

Fonte: www.assolatte.it

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