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Tra gli anni ’90 e i primi anni 2000, i trend marketing internazionali hanno portato in Italia insieme a nuovi stili di consumo, anche i vocaboli per identificarli.

La tendenza alla ricerca del cibo salutare, e soprattutto a basso contenuto calorico, ha creato la categoria “Light”.

Per potersi fregiare di questa definizione un alimento o una bevanda deve avere il 30% meno di calorie rispetto alla versione standard.

All’opposto troviamo la dizione “Strong” , usata spesso per definire un’intensità particolare di gusto del prodotto, o come nel caso delle birre una gradazione alcolica maggiore.

Negli ultimi anni abbiamo però degli esempi in controtendenza, e li vediamo proposti da grandi aziende italiane, leader nel loro settore merceologico.

Ne è un esempio Zuegg, che ha recentemente lanciato Zuegg Leggera,  con solo 20 calorie per porzione,  che si distingue  per l’uso di solo ingredienti naturali.

Il nome Leggera invece che Light, può contribuire a creare nei consumatori l’idea di qualcosa di semplice e sincero, come il prodotto che vi è contenuto.

Nel caso opposto possiamo citare Peroni, che da qualche anno ha lanciato Peroni Forte, che con una gradazione alcolica di 8 % vol. s  sarebbe potuta tranquillamente chiamata “Strong” come la maggior parte delle birre della sua categoria.

In questo caso il gioco con l’italiano è molto interessante a livello marketing, in quanto la parola “Forte” è interpretabile anche come “divertente” o “alla moda”, e proprio su questo si è basata la comunicazione del prodotto, rivolta principalmente ai consumatori giovani.

In conclusione, l’italiano riacquista peso nella comunicazione, e può apre nuovi scenari comunicativi per chi sa coglierli.

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