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In un momento di restrizione di mercato come quello che sta investendo il 2009, le aziende di tutto il mondo stanno sviluppando ogni possibile idea orientata alla riduzione dei costi. Le società che producono packaging, oltre a lottare per una costante riduzione della dimensioni dell’imballaggio, inseguono ogni possibile soluzione per alleggerirne il peso. In questo contesto PET Engineering si colloca a pieno titolo come una delle aziende pioniere delle tendenze in corso, presentando soluzioni tecnologiche all’avanguardia adatte alle aspettative di mercato, come “Bottle Fly” e “Swerve Neck”


Se si pensa che le confezioni incidono fino al 30% sul prezzo finale di vendita risulta inevitabile propendere per una razionalizzazione degli imballaggi che comporti benefici in termini macroscopici per le aziende e contestualmente un minor impatto ambientale. La gestione dei rifiuti solidi urbani è di fatto un problema di carattere ecologico riscontrabile ovunque, tanto nei paesi industrializzati quanto, se non maggiormente, nei paesi in via di sviluppo che risultano spesso oggetto di importazioni illegali di rifiuti ad alto impatto sanitario ed ambientale. Negli ultimi trent’anni la società si è sempre più orientata verso i consumi e verso la modalità dell’”usa e getta” degli articoli di uso quotidiano. Ne consegue che, troppo spesso, ogni tipo di rifiuto viene smaltito con i rifiuti domestici, di cui, la maggior parte, per lo meno per quanto riguarda l’Italia, viene ancora oggi stoccato nelle discariche controllate, oramai pressoché sature.

I rifiuti, di per sé, rappresentano una grossa perdita di risorse e di materie prime che potrebbero essere recuperate, riciclate o destinate ad altri utilizzi; ne consegue che la razionalizzazione degli stessi rappresenta una variabile alla quale produttori e consumatori dovranno essere via via sempre più sensibili. In questo contesto PET Engineering si colloca a pieno titolo come una delle aziende pioniere delle tendenze in corso, presentando soluzioni tecnologiche all’avanguardia adatte alle aspettative di mercato. Già nel 2007 PET Engineering ha proposto una bottiglia monodose del peso di soli 9 g. per una capacità di 100 ml; quest’anno, oltre alla realizzazione di “Bottle Fly”, la bottiglia di soli 6,6 g. per 500 ml, gli studi e le ricerche di PET Engineering si stanno focalizzando come non mai nello sviluppo di contenitori sempre più leggeri ma allo stesso tempo ergonomici e di design. Ridurre anche di un solo grammo il peso di una confezione comporta, su vasta scala, risparmi notevoli di materia prima, risparmi energetici nei processi di soffiaggio ed una riduzione delle emissioni di CO2.

Sviluppare e rendere industrializzabili contenitori ultraleggeri rappresenta una sfida in tutte le fasi di realizzazione del progetto: dalla progettazione del contenitore (che deve comunque garantire determinati standard fisici) sino alla palettizzazione. Le fasi più critiche si concentrano nello studio della bottiglia: essa deve rispecchiare l’ergonomia delle tradizionali shapes presenti sul mercato, risultare movimentabile nelle linee di imbottigliamento standard e garantire valori di top load accettabili consentendo la palettizzazione su più piani; il tutto per il tramite di interventi quanto meno invasivi possibile sulle linee di riempimento esistenti.Lo studio di PET Engineering si è focalizzato sulla progettazione di contenitori innovativi da un punto di vista strutturale partendo da un nuovo concetto applicato al filetto, brevettato con il nome di “Swerve Neck”, in grado di ridurre notevolmente la concentrazione del materiale intorno all’area sottostante la baga senza alcuna perdita di performances meccaniche. Naturalmente l’impegno della società si è anche concentrato nella sgrammatura dei contenitori già presenti sul mercato.

Nel corso degli ultimi anni gli studi del reparto R&D si sono orientati alla ricerca della formula ideale per la riduzione di peso concentrandosi sull’intera shape del contenitore, cercando di realizzare contenitori ultraleggeri in grado comunque di mantenere una certa rigidità della presa sia a vuoto che in fase di riempimento. Gli studi si sono inoltre focalizzati sulla sgrammatura dei filetti standard presenti sul mercato con risultati entusiasmanti. I test industriali eseguiti hanno dimostrato la concreta possibilità dell’utilizzo del concetto SWERVE nelle linee di riempimento esistenti. L’obiettivo primario che si cela dietro l’incessante studio del centro tecnologico di San Vendemiano è quello di offrire una soluzione completa ai propri clienti votata all’estrema riduzione dei costi di produzione nella pur totale limitatezza degli investimenti aggiuntivi e nel totale rispetto delle linee esistenti. “Investimenti minimi per un grande beneficio economico” sono queste le parole chiave che spingono PET Engineering a lavorare sempre più nell’estremizzazione della riduzione dei pesi. Gli studi fin qui realizzati si sono concentrati principalmente nel formato a maggior impatto commerciale, i 500 ml, ma le intenzioni dell’area R&D sono quelle di estendere gli stessi agli altri formati maggiormente richiesti dal mercato e che trovano commercializzazione nei principali canali distributivi.

Disponendo a pieno titolo di tutta la capacità tecnologica necessaria, la società si pone di perseguire l’obiettivo nell’arco dell’anno in corso. Ma quali prospettive possono avere le ultraleggere? Sicuramente il loro ambito di applicazione si focalizza nel confezionamento di bevande piatte ma nulla impedisce che si possano sviluppare anche contenitori a peso contenuto per i CSD, fermo restando una struttura adeguata a sostenere la pressione di CO2 ed un filetto ad hoc, più leggero degli standard di mercato e funzionale allo stesso tempo. E sarà questo uno degli step futuri in cui PET Engineering investirà le proprie risorse. Limiti di carattere diverso si incontrano invece nello sviluppo di contenitori destinati all’Hot Fill. Anche in questo ambito si possono tracciare contenitori a peso contenuto ma vi sono limiti imposti dal comportamento fisico della bottiglia.

Con una temperatura di riempimento che si aggira tra gli 82 ed i 95 °C viene superata la temperatura di transizione vetrosa del PET (che è di 75°C); il contenitore richiede quindi dei trattamenti appropriati per evitare il ritiro delle pareti. La cristallinità deve essere portata a valori superiori al 30% in condizioni di stress, situazione nella quale i cristalli devono essere mantenuti ad una dimensione tale da permettere la diffusione della luce, ed evitare l’effetto perlescenza – bianco opaco. Un’ulteriore difficoltà nell’alleggerimento di questa tipologia di contenitori sta nel fatto che l’Hot Fill necessita di un collo bottiglia più pesante rispetto agli altri contenitori, proprio per supportare l’effetto del riempimento ad elevate temperature. E’ necessario quindi dare una struttura rigida alla bottiglia inserendo dei pannelli che consentano l’assestamento delle pareti in funzione della temperatura. E’ possibile anche trattare contenitori pannel free, mediante l’inserimento di accorgimenti diversi sul fondo della bottiglia, ma non si può assolutamente parlare di contenitori ultraleggeri.

+info: Tania Titton Communication Manager PET Engineering S.r.l Italy Tel. +390438403069 Fax +390438408420
www.petengineering.com

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