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Il mercato delle chiusure per i vini è in grande fermento. Cresce il peso delle chiusure alternative, anche se il tradizionale tappo a sughero resta ancora la chiusura più amata nel settore enologico. Il dilemma di base è “stappo o svito?” Molti ritengono che nel 2012, a livello mondiale, i tappi alternativi sorpasseranno quello in sughero negli utilizzi degli imbottigliatori vinicoli. Nel suo complesso, il mercato delle chiusure nel settore enologico muove 17,5 miliardi di pezzi l’anno. E’ in crescita soprattutto il segmento dei tappi a vite che viene stimato, a seconda delle fonti, tra 1,7 e 2,5 miliardi di pezzi.

I tappi a vite hanno raggiunto una quota mondiale del mercato delle chiusure nel settore vini pari al 15%. Sono queste le stime fatte da Guala, che ha affermato che le vendite globali di tappi a vite sono aumentate del 25% nell’ultimo anno arrivando a quota 2,5 miliardi di pezzi. Secondo Anne Seznec di Guala tale crescita è attribuibile in gran parte all’Europa, mercato che si sa essere difficile per le chiusure alternative. “Abbiamo visto una crescita importante in Francia, Germania, Austria, Spagna e Italia – ha detto Seznec -. Le vendite sono aumentate molto più velocemente di quanto avevamo ipotizzato, fin dalla fine del 2006”. Secondo le stime di Seznec, le vendite europee di tappi a vite superano il miliardo; Australia e Nuova Zelanda toccano quota 800 milioni l’anno, mentre Argentina – protagonista di un incremento notevole lo scorso anno – e Cile arrivano a 250 milioni di pezzi.

Concorde con Guala che il mercato dei tappi a vite si attesti attualmente su un valore di 2,5 miliardi di pezzi, anche Nomacorc, produttore di tappi sintetici, che stima a sua volta il mercato dei sintetici a quota 4 miliardi di pezzi.
Secondo Carlos de Jesus, direttore marketing e comunicazione di Amorim, invece, le attuali vendite di tappi a vite sono pari a 1,7 miliardi di pezzi, ma ritiene comunque che sia le vendite di tappi a vite sia quelle di tappi in sughero naturale siano destinate ad aumentare.

Fonte: www.simei.it/newsdet.asp?idtesto=1209&idlingua=1

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LA SITUAZIONE DELLE CHIUSURE ENOLOGICHE
(Fonte: Chiusure del vino: lo stato dell’arte a cura di Lorenzo Tabino in: www.viten.net/pdf/620.pdf)

Tappo sughero: l’impressione è quella di un certo stallo, ma cambia del tutto la situazione sul piano
produttivo, ed il sughero naturale risponde in vari modi e si attrezza sempre meglio per vincere l’agguerrita concorrenza delle chiusure alternative. Si sono sviluppati importanti studi in questi ultimi anni e con nuovi sistemi di bonifica, si cerca di debellare il problema tricloroanisolo (TCA), la ben nota causa di cessione di sapore di
sughero al vino.

Tappo sintetico: oltre un miliardo di bottiglie in Italia, mentre a livello mondiale si raggiunge il 18% del totale, veleggiando verso i 4 miliardi di pezzi annui. Certamente oggi l’industria del settore può offrire un prodotto decisamente migliore anche rispetto a pochi anni fa. Sono migliorati i materiali e inoltre vengono garantiti, a differenza del sughero naturale, costanza delle misure, uniformità nel peso e rispetto delle specifiche contrattuali.

Tappo a vite: in Nuova Zelanda copre il 90% delle chiusure. L’evoluzione del vino con tappo vite è migliore anche
nel lungo periodo per limitatissima permeazione di ossigeno rispetto ad altre chiusure. Il problema irrisolto per
le chiusure a vite è un eventuale odore di ridotto. Oggi, con nuove leghe metalliche a base di alluminio, è possibile garantire piccole quantità di ossigeno al vino in bottiglia.

Tappo a strappo: danno garanzia di inviolabilità del prodotto. In genere sono costruite da materiale plastico esterno e metallico interno. Sono belle esteticamente e adatte a vini di pronta beva e comunque non soggetti a rischi di “ridotto”.

Tappo di vetro: è il materiale migliore per contatto con il vino. Costa come un normale tappo in sughero di prima scelta. Una piccola guarnizione di plastica (polivinilcloruro per il vino) evita il “grippaggio” tra vetro e vetro, una fascetta in alluminio lo fissa al collo della bottiglia. Dalla fase sperimentale ormai si passa ad utilizzi industriali veri e propri, in Germania in particolare.

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