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La crisi economica ha penalizzato notevolmente anche il mercato italiano dei succhi, nettari e altre bevande naturali alla frutta. Negli ultimo anni il mercato ha perso gradualmente volumi e anche per il 2013 le indicazioni provenienti da varie fonti sono tutte negative. IRI infoscan dà per il canale Iper+Super+LSP una indicazione di calo a volume per l’anno 2013 addirittura intorno al 7% a quantità e al 6% a valore. Sulla base di queste tendenze il mercato complessivo ( retail moderno + retail tradizionale + horeca e vending) può essere stimato intorno ai 790 milioni di litri. A valore (ricavo dei produttori) il mercato può essere stimato intorno al miliardo di euro. Nel primo quadrimestre dell’anno IRI Infoscan segnala dei trend a volume migliori,ma sempre con segno negativo.

BevandeFrutta

Sul mercato italiano i consumi pro-capite dei succhi, nettari e altre bevande naturali a base frutta si sono ora portati a 13 litri anno e appaiono notevolmente distanti da quelli degli altri paesi europei. Ciò accade in particolare per i succhi 100% che rappresentano una parte minoritaria del totale bevande frutta, mentre in quasi tutti gli altri paesi dell’Europa Occidentale i succhi 100% sono la categoria di prodotti più consumata. Ciò dipende senza dubbio anche dal fatto che in Italia non si sono mai sviluppati a sufficienza alcune occasioni chiave di consumo, come ad esempio la prima colazione, che nei paesi alto-consumanti rappresenta, invece, il principale momento di consumo di succhi nell’arco della giornata, coinvolgendo tutte le classi di età.

C’è stato negli ultimi anni un certo sforzo di innovazione nell’offerta dei prodotti da parte dei principali operatori del mercato, ma l’innovazione e il potenziamento dell’offerta non si è tradotta finora in un aumento sostanziale della totalità dei consumi, ma più semplicemente in una variazione del mix venduto. Il settore succhi e bevande naturali a base frutta in Italia, contrariamente agli altri settori del bere analcolico (acque e bibite), soffre anche di un basso sostegno promo-pubblicitario al consumo, quanto meno a livello dei media di massa (TV). Ciò dipende dalla grande frammentazione dell’offerta e dal notevole peso che hanno le private label (30% dei volumi nella GDO). In questo contesto anche i produttori leader non hanno sufficienti volumi di marca per supportare delle costose campagne pubblicitarie televisive.

Le aziende che producono e/o distribuiscono succhi e bevande alla frutta in Italia sono una sessantina ma la produzione nazionale è alimentata da pochi grandi produttori: Conserve Italia (marchi storici Yoga, Derby e Valfrutta), Parmalat (Santal), Zuegg &Skipper. Il 16-17% dei volumi di vendite fa, invece, riferimento a importazioni dall’estero, soprattutto l’Austria, da cui provengono i marchi Rauch, Pfanner e Pago (quest’ultimo acquisito dal gruppo tedesco Granini e ora distribuito in Italia da Sanpellegrino). Ma nel settore hanno cominciato ad operare anche alcuni produttori tradizionali di acque minerali e bibite; in questa’ambito va segnala la recente new entry di Sant’Anna di Vinadio con il lancio dei bicchierini di nettare a marchio Sanfruit.

A cura di Marco Emanuele Muraca Beverfood.com Edizioni

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