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Forti bevitori di caffè, soprattutto nero e al bar, ma senza competenze specifiche e poco fedeli al marchio. Questo è in sintesi il profilo del consumatore di caffè che è emerso dai dati di Tasting&Testing raccolti a Trieste dal Centro Studi Assaggiatori e FIPE in occasione di TriestEspresso Expo, presentati nella giornata conclusiva della manifestazione. E a proposito di abitudini d’acquisto, dall’elaborazione dei dati 2012 risulta che l’80% nel scegliere la marca del caffè si orienta su diversi brand.

La modalità di scelta? Per la maggioranza, ben il 55,68% è quella di testare diversi tipi per poi giudicare. Un dato che farebbe pensare a un consumatore accorto che non si lascia guidare semplicemente dall’abitudine, ma dietro cui, invece, si nasconde un’insidia. “La formazione all’assaggio è molto bassa, basti pensare che quando realizziamo questo genere di indagine sui vini la quota di chi è già formato è di circa il 30%, mentre in questo caso siamo sul 17%. Ciò significa che il consumatore di caffè non ha competenza sull’assaggio e di conseguenza fa difficoltà a discriminare sulla qualità” chiarisce Luigi Odello presidente del Centro Studi Assaggiatori e dell’Istituto Internazionale Assaggiatori Caffè.“Il caffè è il prodotto principe dei bar, ma il consumatore italiano non è molto preparato, siamo sempre più convinti che è necessario fare un salto di qualità attraverso la formazione del personale e l’informazione e formazione della clientela – sottolinea Marcello Fiore, direttore generale FIPE -.Dovremmo fare educazione al gusto, educare al bello e al buono”.

 I dati raccolti a Trieste fanno emergere, tuttavia, anche alcune peculiarità rispetto ad altre piazze. Tasting&Testing, infatti, si svolge secondo il modello Stratus Tasting perfezionato in oltre 15 anni di impiego in Italia e all’estero, con uno storico di oltre 70.000 test. A Trieste, quasi la metà degli intervistati, il 45,7%, consuma ben 3-4 caffè al giorno e un altro 15% ne consuma 5-7: un numero di tazzine giornaliero pertanto piuttosto alto. Non solo la maggioranza (42,7%) lo vuole amaro (e non edulcorato con zuccheri e affini) e ben il 68,92% lo preferisce nero, invece che macchiato o corretto,per esempio. “Un bel dato, perché se viene servito un prodotto di cattiva qualità dovrebbe essere smascherato subito” ragiona Odello. Incoraggiante anche il risultato secondo cui per la maggioranza bere un caffè non nasce dalla necessità di tenersi svegli o di ricevere una sferzata d’energia, ma per il 39,73% rimane soprattutto un piacere dei sensi. “D’altra parte – conclude Aldo Cursano, vice presidente vicario FIPE – il rapporto fra gli italiani e il caffè è un legame d’amore, in cui il bar ha una funzione terapeutica, di ricarica.­ Ma è importante ricordare che dietro i 6miliardi di caffè serviti c’è un’occupazione di ben 130mila addetti. Il nostro impegno dovrebbe essere quello di restituire il valore al caffè. Perché attorno al caffè c’è la storia e la cultura di un luogo”.

Più info: www.triestespresso.it Aries – Ufficio Stampa e Comunicazione

 

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