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Nonostante la crisi economica nel nostro Paese ed una stagione estiva climaticamente negativa, il consuntivo delle vendite delle acque minerali sul mercato italiano della grande distribuzione a fine 2014 evidenzia, secondo le rilevazioni di IRI – Information Resources, una crescita, seppur lieve, sia nei volumi che nei valori. Le vendite a volume del totale comparto sono state pari a 6,5 miliardi di litri nei canali Iper+Super+LSP, con un aumento dell’1,4% rispetto al 2013.

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I prezzi medi di vendita si son portati a 0,22 euro/litro, tra i più bassi in tutta Europa, comunque in lieve aumento rispetto al 2013. In tal modo le vendite a valore si son portate a 1.419 milioni di euro in crescita dell’1,7% rispetto al 2013. Per apprezzare maggiormente le performance positive del mercato acque minerali, si tenga conto che, sempre secondo le rilevazioni IRI – Information Resources, nello stesso periodo e negli stessi canali le vendite a volume delle bibite sono crollate del -7,7% e quelle dei succhi e bevande frutta del -5,5%. E’ evidente che l’acqua minerale viene considerata dagli italiani una bevanda di necessità cui non rinunciare neanche nei momenti di congiuntura difficile, con una percezione più salutare rispetto alle bibite e alle bevande frutta, che vengono invece vissute come prodotti più edonistici e, in quanto tali, più facilmente sacrificabili in momenti difficoltà economica. Senza dimenticare, infine, che l’acqua minerale costa poco.

Proiettando queste indicazioni sull’intero universo del mercato (oltre a iper, super e LSP, anche discount, retail tradizionale, porta a porta, horeca e vending) il consumo totale di acque minerali in Italia nel 2014 può essere stimato intorno agli 11,4 miliardi di litri, con un pro-capite intorno ai 190 litri. Tenuto inoltre conto di un interscambio positivo con l’estero di oltre 1 miliardo di litri, la produzione nazionale può essere stimata in ca. 12,4 miliardi di litri.

Sono le acque non gassate (c.d. naturali) a evidenziare l’andamento più positivo delle vendite con una crescita a volume del 3,1%. Mentre tutte le varie categorie delle acque frizzanti hanno accusato un calo dei volumi. Continua quindi a crescere l’incidenza delle acque naturali che rappresentano ora oltre i 2/3 del totale volumi. Le acque frizzanti tendono ad essere preferite maggiormente nell’ambito della ristorazione per la loro più elevata capacità digestiva. I consumi sono bene distribuiti in tutte le regioni del Paese, tenuto però conto che nel Sud i prezzi medi di vendita sono più bassi (0,19 euro/litri), grazie anche alla maggiore diffusione delle bottiglie da due litri.

IRI

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