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Con i suoi 14 miliardi di euro di fatturato nel 2013, in crescita del 2 per cento sull’anno precedente, le aziende che fanno capo all’Aiipa – l’Associazione italiana industrie prodotti alimentari – archiviano con un sospiro di soddisfazione un anno a rischio. L’intera filiera dell’alimentare infatti ha segnato nell’anno una perdita del 3,1 per cento per quanto riguarda i consumi. E’ quanto è emerso nel corso dell’assemblea annuale del’associazione che raggruppa il comparto che va dai prodotti surgelati agli alimenti per l’infanzia, dal miele alle salse ai succhi di frutta. al caffè e alle tisane

Tengono, soprattutto grazie all’export, i cibi italiani di uso quotidiano. I comparti che ha anche presentato risultati sopra la media sono i prodotti dell’area salute e benessere e, in particolare, gli integratori (+3,1%), poi i prodotti come caffè, snack e soprattutto il miele (la cui crescita è a doppia cifra). Calano invece i succhi e i prodotti per l’infanzia (-6%), come pure i surgelati (-3,5%), piatti pronti in testa. Tra i prodotti tradizionali, ottengono i risultati migliori le passate e i pelati, spinti da un export cresciuto del 6,7%. Frenano frutta e verdura confezionate (-2%), anche se le new entry sono in controtendenza con un +6%. Con un fatturato di 3 miliardi, il caffè aumenta del 2,5% grazie all’export. In Italia è boom per le capsule (+17%), mentre soffre il macinato espresso (-8%). Le marmellate sono spinte a +9% anche dalla ritrovata abitudine di fare colazione a casa, tè e tisane aumentano del 3%, trainate dal risultato quasi a due cifre delle tisane.Tra i surgelati, che nel complesso calano del 3,5%, guadagnano il 4% i vegetali, che rappresentano quasi metà del settore. Salgono del 5% le vendite porta a porta di prodotti di questo tipo, mentre cala di molto il pesce surgelato.

Cesare Ponti, presidente Aiipa.”All’interno dell’Aiipa i punti di forza sono soprattutto il fatto che sono aziende che valorizzano il territorio o che hanno conquistato immagine, come il caffè a livello internazionale. Tra le principali criticità che il settore deve fronteggiare in un contesto che resta difficile c’è il tema del “made in..”, un argomento delicato che non può restare imprigionato tra gli integralismi più rigidi, che metterebbero il nostro Paese fuori dal mercato, e le aperture più indiscriminate a solo danno dei consumatori e della produzione di qualità. In realtà l’Italia è un paese molto specializzato su prodotti legati al territorio, ma anche su prodotti che vengono importati ma valorizzati per la tecnologia e la lavorazione italiana. Per esempio il pomodoro è un prodotto tipicamente di filiera e quindi è opportuno un discorso di valorizzazione di filiera integrale, mentre il caffè viene dagli altri Paesi, ma l’Italia è riuscita a fare una valorizzazione che nessun altro al mondo ha fatto. Tant’è che il caffè è italiano”.

Fonte: emanuelescarci.blog.ilsole24ore.com/ del 10.06.14

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