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Stiamo per entrare nella stagione fredda ma la voglia di Mediterraneo, di profumi e sapori delle coste lambite dal mare, di cocktail sorseggiati al tramonto è ancora molto forte. Sono quei momenti caratterizzati dalla condivisione, da quella che in penisola iberica chiamano “para compartir”. Una filosofia che sottende la proposta di Amaro Lobby Bar, l’elegante salotto dell’hotel Villa Agrippina Gran Melià, struttura alberghiera che fa parte della prestigiosa collezione Melia Hotels International. Tra velluti blu di Prussia, il legno in ciliegio delle librerie e della meravigliosa bottigliera in ottone del bar, un seducente camino sullo sfondo, il luogo ideale dove concedersi sofisticati drink, tradizionali e signature, insieme a tapas per aperitivo o piatti più elaborati per cena.

La drink list elaborata dal bar manager, Abram Codazzo, si snoda dunque fra grandi classici e proposte esclusive, per soddisfare ogni esigenza, lasciandosi guidare come stella polare dal gusto amaricante. D’altronde, nomen omen, siamo pur sempre da Amaro.  E già nel nome acquisito si ribadisce con vigore una appartenenza genealogica a quel gusto tipico delle latitudini mediterranee. Chi cerca un approdo sicuro può dirigersi verso un sempreverde Martini Cocktail o un inossidabile Negroni. Oppure dirottarsi verso un Margarita o un Daiquiri, piuttosto che un Paloma o un Mojito, mentre per gli amanti della vodka, Moscow Mule, Bloody Mary o Cosmopolitan.

Ma sono gli Amaro Signatures a dar libero sfogo a tutta la creatività del Bar. Si passa da un Cucu Tonic (Bulldog gin, bitter alla violetta, fettine di cetriolo, rosa Damascena, tonica) al Grand Bazaar (Bulldog gin, infuso di rosmarino, bitter al Pimento, scorza d’arancia, stecca di cannella, acqua tonica) o al Castro Street (Campari, Cynar, Cinzano 1757 vermouth rosso, cetriolo e una bordatura di sale affumicato).  Per gli amanti del tequila, l’Azul (Espolon, succo di lime fresco, basilico, sciroppo d’agave, bordatura di pistacchio) e per quelli del Pisco, il Blossom (Pisco, succo di lime, sciroppo di litchi, Peychaud bitter, succo d’arancia, polvere di ibisco). E per tutti gli amanti del mezcal El Mariachi (Montelobos espadin mezcal, Frangelico, sciroppo d’agave, succo di lime).

Amaro è un concetto che abbraccia in modo trasversale tutti gli hotel del gruppo Melià in Europa e nel mondo, una filosofia che profuma di Mediterraneo – spiega Abram CodazzoUno stile e un modo di bere che rievoca questo bellissimo mare che lambisce la Spagna, l’Italia e tutti i Paesi che vi si affacciano. Di conseguenza anche la nostra proposta food è imperniata sulla condivisione. Piatti che vogliamo provare con altri commensali. È proprio quello spirito che caratterizza le tapas ma anche la paella, nata come piatto della domenica e della festa in Spagna poi estesa a tutti i momenti che esprimono la gioia e la voglia di stare insieme. Per quanto riguarda il bere, noi siamo focalizzati molto sugli amari. Un aspetto centrale nella miscelazione. Un buon drink si regge su due aspetti, il bitter e la base dolce. Noi lavoriamo molto su tutti gli amari, i vermouth e i cordiali della tradizione mediterranea, sulle sangrie, le infusioni di frutta e i vini spagnoli più interessanti. Come filo conduttore abbiamo un nostro amaro davvero speciale che è il risultato di un mix di amari reinfusi. Un blend esclusivo che rende quel tocco di unicità a molti dei nostri signature”.

La proposta del lobby bar del Grand Melià Villa Agrippina spazia davvero in molte direzioni ma sembra voler condurre l’ospite a un pairing con i drink. “Stiamo lavorando per far camminare insieme la miscelazione e il food – prosegue Codazzo. Abbracciamo tutti i nostri ospiti, sia quelli che soggiornano nell’hotel ma anche gli esterni, con una offerta contrassegnata da una personalità e filosofia ben riconoscibile. Siamo molto aperti al mercato del Sudamerica che in questo momento è focalizzato sui distillati dell’agave. Da noi hanno una componente forte sia Tequila che Mezcal. In particolare stanno riscuotendo il successo in una clientela molto giovane e rivestono il ruolo che negli anni ’90 e 2000 avevano whisky, rum e vodka. Sebbene quest’ultima per la neutralità e versatilità costituisca ancora l’ossatura di gran parte della mixology. Se è vero che il gin sta avendo successo per la su estrema fruibilità, d’altro canto il fascino dell’agave è indubbio, sebbene alle nostre latitudini non ha la rudezza del suo territorio d’origine. Le aziende di Tequila e Mezcal sono state davvero brave a lavorare di fino, per rendere più morbido e adatto ai palati europei uno spirit burbero. È un po’ quello che succede nel campo del food. Tutta la cucina tradizionale proposta fuori dai confini viene riadattata al profilo moderno, ingentilito. Il pollo al curry di Calcutta non è lo stesso che puoi degustare in un five star luxury hotel di New Orleans  così come lo spaghetto cacio e pepe che mangi in una trattoria romana non lo trovi nella consulenza di uno chef in un albergo di lusso ad Abu Dhabi. Bisogna essere abili ad abbracciare la cultura enogastronomica locale in una dimensione internazionale. In sintesi quello che ha ispirato un mio cocktail, chiamato ‘La Mala educacion’. Un concetto di rottura ma allo stesso tempo un abbraccio alla cucina spagnola. Abbiamo dirottato i canoni dell’aperitivo classico lavorando sui codici della sangria. Un drink servito in maniera estetica molto easy viene tramutato in un drink elegante. Stiamo parlando di un mix di vini, accostato ad un vermouth italiano e un blend di amari, tra cui quello che definisco un po’ maleducato, il Fernet Branca.  Mi piacciono i cocktail che si sviluppano in tre tempi. Si parte con un momento iniziale molto cordiale, un secondo tempo all’insegna della frutta, che facciamo macerare con spezie ed un finale di leggera acidità. Inoltre un mio vezzo è riproporre quei cocktail del passato che sono inopinatamente trascurati ai giorni nostri perché considerati demodè”.

Non manca anche un approccio sostenibile alla mixology. “Per quanto possibile – evidenzia Codazzo – lavoriamo su di un minimo impatto ambientale, quello zero è chiaramente un miraggio. La decorazione e le garnish golose devono essere sempre edibili. Pensiamo al nostro comportamento fra le mura domestiche dove sicuramente non sprechiamo nulla. Io per esempio amo la menta, in tutte le sue declinazioni, perché si riesce a riutilizzare in più cocktail, non solo nel mojito. Quel tocco balsamico che apporta questa pianta è davvero straordinario”.

Ma il fascino di Amaro va ascritto anche ai piatti del menu che nasce dalla collaborazione tra Alfonso D’Auria, chef italiano di Villa Agrippina Gran Melià, e Miguel Martin Robles, chef spagnolo di Palacio del Los Duques, Gran Melià di Madrid. Tra le proposte da non perdere, una varietà di piatti e tapas gustose e tipiche come i mini bocadillos di chipiron a la andaluza (piccoli panini di calamari), le sfiziose croquetas de Cabrales y manzana (crocchette al formaggio asturiano e mela cotogna) el jamon iberico, le golose patatas bravas, lo speciale pulpo à Feira, l’iconica tortilla.

Al di là di pinchos e tapas, sicuramente la protagonista, da provare e simbolo di condivisione per eccellenza, la paella, proposta in 3 varianti: la più classica de pescado, quella de puchero per chi ama la carne e la versione veggie. Sfizioso infine il brunch che offre un’ampia selezione di classici italiani e internazionali: avocado toast, club sandwich, croissant salati, patatas bravas, uova strapazzate, hamburger, paste al forno, timballi, paste fresche, roast-beef e diversi secondi piatti.

+info:
www.melia.com/it/hotels/italia/roma/villa-agrippina-gran-melia/ristoranti/amaro

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