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È una delle birre del momento, uno dei marchi più richiesti in Italia e ormai in definitiva ascesa nel panorama dei consumi del nostro paese. Dalle tradizioni isolane della Sardegna (il birrificio fu fondato nel 1912), la birra Ichnusa sta allargando i propri orizzonti sul continente, grazie soprattutto al forte legame con il territorio e gli usi della sua terra natìa. Come da costume sardo infatti, Ichnusa ha rilanciato l’abitudine del vuoto a rendere, “a buon rendere” come recita il nome del progetto, per impegnarsi sul fronte green. 

 

 

CIFRE DA BRIVIDI – La Darsena di Milano ha fatto da sfondo al brindisi di arrivederci all’estate (nonostante i costanti 30 gradi degli ultimi giorni) di Ichnusa, e alla presentazione del progetto “Vuoto a buon rendere”. Un’iniziativa solida e dagli obiettivi chiari, sostenuta da numeri impressionanti sotto il profilo ecologico: come spiega Matteo Borocci, Direttore del Birrificio Ichnusa di Assemini, “la sostenibilità è il timone del birrificio, e stiamo facendo un ottimo lavoro. Negli ultimi cinque anni abbiamo ottenuto risultati eccellenti: -30% di consumi di energia elettrica annuali, -35% di consumi di energia termica annuali e -20% di consumi d’acqua annuali”. Cifre che sono motivo di orgoglio per un’intera terra: tutta la produzione di Ichnusa è infatti espressa in Sardegna, rendendo la birra un autentico patrimonio che viene ora esportato.

 

 

GIOIELLO – Un pizzico di Sardegna è quindi sbarcato a Milano, per farsi alfiere di un movimento storico destinato a resistere, specialmente in nome del patrimonio naturale, come si nota dalle parole di Alfredo Pratolongo, Direttore Comunicazione e Affari Istituzionali di Heineken Italia, il gruppo sotto il cui ombrello si trova Ichnusa: “È un piccolo gioiello che che va tutelato e sviluppato. Ichnusa ha sempre avuto in Sardegna una produzione dedicata al vuoto a rendere, con le bottiglie che tornano al birrificio dopo il loro utilizzo. Il successo di Ichnusa è stato accelerato con l’arrivo in Italia, per cui speriamo anche questa mentalità del riuso possa trasmettersi. Il problema grosso rimane la logistica, non è affatto facile trovare realtà che abbiano a disposizioni gli spazi adatti per poter contenere il vuoto a rendere. Ma tra vent’anni probabilmente le cose cambieranno, e questo è un buon inizio”.

 

PLEBISCITO – Il vuoto a rendere può essere riutilizzato per un tempo che può arrivare fino a 20 anni, fatti di migliaia di viaggi avanti e indietro tra il punto di consumo e il consumatore. Questo si traduce in meno dispersione nell’ambiente, meno spreco di vetro, meno emissioni da smaltimento, meno energia per i trasporti. E come detto, la Sardegna è la madre di questa usanza, tutt’ora punto cardine della convivialità isolana: una ricerca DOXA compiuta su un panel di 400 persone rappresentative della regione ha svelato che il 65% degli intervistati considera il vuoto a rendere una pratica virtuosa tipica sarda, il 98% apprezza il progetto vuoto a buon rendere e il 93,5% sostiene attivamente la campagna. Un successo quasi totale.

 

A SOSTEGNO DELL’UOMO – Le basi per una sostenibilità ambientale derivano in realtà da una sostenibilità del materiale umano: Borocci rivela che il birrificio ha erogato più di 44.000 ore di formazione (9.000 delle quali sulla sicurezza) e da più di otto anni consecutivi non fa registrare infortuni. Ichnusa è elemento di legame con la comunità, oltre 2000 persone coinvolte a Assemini, direttamente o indirettamente, e 200 milioni di euro di valore generato dalla presenza del birrificio e del marchio in Sardegna, tra entrate dirette e indotte. L’azienda ha inoltre in cantiere un investimento che porterà un importantissimo +15% di occupazione, da febbraio 2019.

ANIMA SARDA – “Ichnusa è una birra dall’anima sarda” racconta Katia Pantaleo, marketing manager Ichnusa, “non scende a compromessi, è dura, cruda, profonda, ha valore nella semplicità e  nelle tradizioni”. Le mire del progetto Vuoto a buon rendere comprendono una sensibilizzazione della popolazione sull’opportunità che questa birra rappresenta, e in che modo possono sfruttarsi anche oltre il confine regionale. Il vincolo viscerale tra Ichnusa e le persone che coinvolge si nota già dal packaging: sul retro dell’etichetta sono rappresentati gli 85 dipendenti del birrificio di Assemini, mentre tappo e collarino passano dal rosso tradizionale al verde ecologico, con un messaggio coinvolgente fatto di tre termini fondamentali: riuso, rispetto, impegno. Investire sulla Sardegna quindi, come dimostrano le iniziative a favore dell’isola dell’Asinara e del suo ecosistema, per poter trasmettere anche sul continente il significato della convivialità tipica di questa terra.

 

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1 Commento

  1. andrea vezzali Reply

    Noi siamo gia’ attivi da alcuni anni, e proprio per la logistica e deposito del vuoto a rendere.

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