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Un importante studio prospettico, di fresca pubblicazione, su una delle più autorevoli testate scientifiche, giunge a questa conclusione: più si consuma caffè e minore può essere il rischio di decesso. Ad ogni buon conto questo non è un invito a esagerare con il consumo di caffè: le canoniche, italianissime, 3-4 tazzine al giorno sono la scelta più corretta. La pubblicazione dello studio Association of Coffee Drinking with Total and Cause-Specific Mortality, di Neal D. Freeman e colleghi (Division Cancer of Epidemiology and Genetics, National Institutes of Health, Department of Health and Human Services, USA) sull’autorevole New England Journal of Medicine, Volume 366 presenta risultati confortanti: bere molto caffè non aumenta il rischio di decesso in generale e per cause specifiche.

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Gli autori dello studio , consapevoli del fatto che il caffè è la seconda bevanda più consumata al mondo dopo il tè, si sono posti il quesito: il consumo di caffè può al aumentare il rischio di decesso per qualunque causa? Per darsi una risposta hanno intervistato, a proposito del loro consumo di caffè e altri stili di vita, 229.119 uomini e 173.141 donne afferenti al National Institutes of Health-AARP Diet and Health Study [1]. Gli intervistati erano soggetti sani, senza precedenti tumori o patologia cardiovascolare e cerebrovascolare, di età compresa tra i 50 e i 71 anni. Questi soggetti sono stati seguiti per un periodo di tempo che variava da 1 a 14 anni registrando le cause di morte dei 52.515 soggetti deceduti tra il 1995 e il 2008. Per misurare la forza dell’associazione si è tenuto conto anche di tutti gli altri fattori che potessero influire sullo stato di salute, come per esempio l’abitudine al fumo, il consumo di alcol, il peso corporeo, l’attività fisica e altri stili di vita, in molti casi associate anche al consumo di caffè. E’ risultato che, nei soggetti sani, all’aumentare del consumo di caffè diminuiva la mortalità totale. In particolare negli uomini la mortalità diminuiva dell’1% in chi beveva meno di 1 tazza di caffè al giorno, del 6% in chi ne beveva 1 e del 10% in chi beveva 2 o più tazze al giorno. Nelle donne non vi era protezione per un consumo di meno di 1 tazza, una protezione del 5% per una tazza e del 14-15% per 2 o più tazze di caffè al giorno. Per consumi più elevati la protezione non aumentava. Cosa interessante e poco nota finora è anche che risultati assolutamente sovrapponibili sono stati ottenuti con il caffè decaffeinato. L’attuale studio, che riguarda oltre 400.000 persone e 52.000 decessi, ha permesso di rilevare anche le associazioni minori. I bevitori di caffè oltre ad essere meno soggetti a rischio di mortalità per cause generali, erano anche meno a rischio di decessi per cause più specifiche: malattie cardiache, respiratorie, ictus, lesioni, incidenti, diabete infezioni. Quanto alle morti per cancro, il consumo di caffè non ha riscontrato alcun effetto.

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“Questo importante studio – sostiene il Prof. Amleto D’Amicis, Vicepresidente della Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU) e membro del Comitato Scientifico per gli Studi sul caffè (FoSAN) – è il primo a riportare una netta associazione inversa statisticamente significativa tra consumo di caffè e mortalità per tutte le cause, l’associazione inversa è dose dipendente, più caffè si consuma minore il rischio di morte. Altri precedenti studi non avevano evidenziato alcuna associazione tra caffè e mortalità, altri ancora avevano mostrato una debole associazione inversa, raramente statisticamente significativa. Lo studio in questione, oltre al netto risultato, rappresenta anche una ricca fonte di informazioni tra caffè, stile di vita e mortalità che sicuramente stimoleranno approfondimenti di ricerca”. Commenta la Dr.ssa Alessandra Tavani, Capo del Laboratorio di Epidemiologia delle Malattie croniche presso l’Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” di Milano: “Lo studio è metodologicamente corretto e basato su un grosso numero di partecipanti, il che ha permesso di trovare statisticamente significativa la protezione del caffè che studi precedenti avevano solo suggerito. La cosa interessante è anche che il caffè non aumenta il rischio di nessuna delle grandi classi di patologie prese in considerazione dagli autori, nemmeno quelle, cardiovascolari, che in passato sembravano aumentare con il consumo di caffè”. Gli autori dello studio affermano: “I nostri risultati mostrano associazioni inverse tra consumo di caffè e le principali cause di morte. Dai nostri dati non si può stabilire se questo risultato abbia un’origine causale o se esiste una associazione; tuttavia, rassicura rispetto alla preoccupazione che il consumo di caffè possa influire negativamente sulla salute.” In conclusione, è da ribadire che una persona sana non deve aumentare a dismisura il consumo di caffè per continuare a stare bene in salute, ma certamente un consumo moderato di 3-4 tazze di caffè al giorno rientra in un corretto stile di vita.

+info: Ufficio Stampa Weber Shandwick Italia

[1] Il NIH-AARP Diet and Health Study è stato sviluppato presso il National Cancer Institute dei National Institutes of Health alfine di comprendere la relazione fra dieta e salute.

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