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Provate a mettere su un motore di ricerca in rete Barolo e Barbaresco. Tra i suggerimenti vi verrà proposto “differenze”. Giovedi 16 febbraio siamo stati all’evento di Go Wine a Milano, per provare a capire anche noi le differenze tra le anteprime di una quarantina di aziende delle Langhe.

Pubblico della grandi occasioni, professionisti del settore, in degustazione Barolo 2013 e Barbaresco 2014 presentati, oltre ad annate più vecchie. Un concerto in cui il vitigno nebbiolo è stato l’assoluto protagonista, una batteria di grandi vini, dove nel calice si incontra eleganza e finezza, ma anche struttura per la capacità di Barolo e Barbaresco, per saper reggere bene il tempo, raccontati dalla voce dei vignaioli che animano questo fantastico fazzoletto d’Italia. Milano da sempre è una piazza di riferimento per i grandi rossi di Langa e rappresenta un test interessante per il mercato italiano all’inizio del nuovo anno. Le aziende presenti hanno perfettamente rispecchiato il mix che caratterizza l’enologia di Langa e Roero: aziende storiche, vigneron pluripremiati, realtà che si stanno gradualmente consolidando. Positivi i riscontri sull’annata 2013 del Barolo, appena messo sul mercato, per un vino che tutta una vita davanti. Per il Barbaresco 2014, come tutti ricordano si tratta di vendemmia non facile, ma da cui i produttori hanno mostrato di saper comunque estrarre l’anima vitigno, con vini ben riconoscibili e gradevoli alla beva. Nel corso dell’evento Go Wine ha assegnato uno speciale riconoscimento agli Amici dei Grandi Rossi di Langa e Roero. Nella quinta edizione del premio la scelta è stata riservata ad una importante istituzione con sede a Milano e alla grande ristorazione. Il premio alla istituzione è andato alla Accademia Italiana della Cucina, rappresentata in sala dal consigliere di Presidenza Gianni Fossati. L’Accademia è stata costituita nel 1953, opera oggi con 211 delegazioni in Italia e 80 all’estero. Il premio alla ristorazione è stato assegnato al Ristorante Berton, luogo di assoluto riferimento della grande ristorazione di Milano. Di seguito alcuni tra gli assaggi più interessanti per noi di Beverfood.com.

 

MONTALBERA

Dalla patria del Ruchè, alla voglia di produrre anche Barolo e Barbaresco. Questo l’obiettivo della famiglia Morando, con la cantina Montalbera che si estende su 175 ettari vitati tra Monferrato e Langhe. 82 ettari sono impiantati a Ruchè, pari a circa il 60% della denominazione, Terra di vigne Unesco, atte diventare Nebbiolo, ma in cantina si sono voluti concentrare sulla produzione dei due grandi rossi piemontesi. Una produzione di nicchia, solo per l’Italia, nei 40 paesi in cui è presente Montalbera si identifica con il Ruchè di Castagnole Monferrato. Nel 2016 è stato presentato il Barbaresco a Vinitaly, andato a ruba nel mercato italiano, canale horeca. Quattro ettari di Barbaresco in zona Neive, il nome “Lintuito”, identifica proprio il fiuto che la famiglia Morando ha avuto per investire in una zona di eccellenza langarola.

www.montalbera.it

 

CASCINA CHICCO

Su 46 ettari di vigne, 40 sono sulla riva sinistra del Tanaro. Molto più di un’indicazione geografica, nella mappa del vino stiamo identificando il Roero, di cui Cascina Chicco è una delle migliori interpretazioni. Seguendo la stessa filosofia nel 2007 è nato il progetto di acquistare delle vigne a Monforte d’Alba. In degustazione Barolo La Ginestra riserva 2009, un tannino muscoloso per un’annata classica, affinamento 24 mesi in botte grande e successivo affinamento in bottiglia. Un prodotto fortemente voluto per penetrare nel mercato estero, magari come entrata per far conoscere il Roero, in entrambi i casi parliamo sempre di due grandi espressioni di Nebbiolo.

www.cascinachicco.com

 

PRUNOTTO

Due dati per capire Prunotto, una delle aziende simbolo in Langa. Nel 1961 è stata la prima cantina a individuare zone tipiche di produzione particolarmente pregiate per la vinificazione separata dei Cru, come nel caso del Barolo “Bussia”, valorizzando quello che dopo qualche anno sarebbe diventato uno dei cru più apprezzati. Verso la fine degli anni ‘80 arriva la collaborazione con la famiglia dei Marchesi Antinori, prima con un accordo per la distribuzione, dal 1994 anche per la produzione. L’obiettivo di Antinori è stato quello di concentrarsi sulla produzione di vigneti di proprietà, per un controllo più attento della filiera. Risultato un’azienda eccellente, capace per esempio di fare dei miracoli con il Barbaresco 2014, una delle annate più difficili per tutti negli ultimi anni, ma che è stata salvata con uno scorcio di bel tempo nel mese di settembre. Produzione meno 30%, ma in bottiglia risultato intatto.

www.prunotto.it

 

PALLADINO

Segnatevi questi due nomi. Parafada e Ornato, sono i due cru di Paladino. Ci troviamo a Serralunga d’Alba, stessa esposizione ma con due terreni diversi. Le vigne dove cresce il Parafada sono terreni argillosi e calcarei, mentre per l’Ornato ci troviamo di fronte a un terreno più argilloso. Diverso affinamento, un anno di botte in più per l’Ornato per levigare un po’ la struttura, due anni in botte grande di rovere francese, naso più chiuso e bocca più pronunciata, mentre il Parafada è elegante. Paladino ha iniziato a lavorare sul concetto di cru a partire dagli anni ‘70 per valorizzare i suoi vigneti più rappresentativi. Un lavoro eccellente con la via dell’estero per cirva i 90% delle vendite, ma negli ultimi cinque anni si sta riscoprendo l’Italia con le piazza principali come Torino, Milano e Roma e le regioni del nord Italia.

www.palladinovini.com

 

VAJRA

Modernisti o tradizionalisti? Questo il quesito quando si parla di Barolo, una domanda che in zona è stata di dominio pubblico per buona parte degli anni ‘90. E poi c’è una cantina come Vajra, che in questa querelle tutta la langarola, si è sempre definita un’azienda in grado di saper esprimere il territorio, il vitigno Nebbiolo e la zona, sia che ci trovassimo in uno dei tanti paesi dove esporta oppure in Italia. Non passa inosservata di certo l’etichetta dell’Albe, che quando venne realizzata fece discutere molto, riprendendo come tema le vetrate colorate dell’azienda fatte realizzare a padre Costantino Ruggeri. E l’Albe è il più classico tradizionale dei Barolo di Vajra, un Barolo di stile classico, nato unendo grappoli di tre vigneti diversi per altitudine e esposizione con 30 mesi di affinamento in rovere di Slavonia e successivo affinamento in bottiglia.

www.gdvajra.it

 

SERRAGRILLI

Serragrilli è il nome della collina su cui sorgono i vigneti dell’omonima azienda nel comune di Neive, uno dei paesi del Barbaresco. Oggi non sarebbe più possibile chiamare così l’azienda, un nome che identifica un territorio che a Seragrilli hanno registrato e si tengono molto stretto. Così come si tengono ben strette i cloni delle vigne vecchie da cui nasce il Barbaresco Starderi. Vigneti di 65 anni, rese bassissime a 40 quintali per ettaro. Un colore granato scarico con riflessi aranciati inconfondibile, anche qui siamo di fronte a un campione della viticoltura langarola più conosciuto all’estero che in Italia. Naso note delicate di viola appassita unite a speziatura. In bocca tannino ruvido ma ben levigato, elegante ed equilibrato.

www.serragrilli.it

 

SILVANO BOLMIDA

Ci piace sperimentare, con macerazioni lunghe, con il 2012 siamo arrivati a 95 giorni a contatto con le bucce, ma in altre occasioni abbiamo superato anche i 100 giorni. Questo il messaggio in arrivo dal banco di assaggio frequentatissimo di Silvano Bolmida. In cantina utilizzo di legno piccolo di secondo passaggio, barrique che vengono fatte raschiare internamente ed esternamente per avere una micro-ossigenature. Nella Bussia di Monforte d’Alba l’enologo Silvano Bolmida dopo una decennale esperienza come enologo in una cantina di Langa, ha deciso di portare avanti la tradizione di famiglia, con una ventata di sperimentazione e innovazioni senza perdere di vista la personalità di gusti e profumi dei vitigni più classici.

www.silvanobolmida.com

 

RIZIERI

Siamo alla generazione 0 per l’azienda Rizieri a Diano d’Alba nella patria del Dolcetto. Una bella storia da raccontare di amore per il vino e per la terra. Nel 2009 marito e moglie, una cattedra all’Università di Torino in biologia molecolare e un contratto di ricercatrice, decidono di cambiare vita e di investire nel vino. In vigna tutti i sentimenti per dare un valore aggiunto a vini pronti, fini e molto equilibrati. La Barbera sta già raccogliendo successi, il Dolcetto è il padrone di casa, ma in azienda Rizieri hanno voluto cimentarsi con la produzione di Barolo con i vigneti nel comune La Morra. Una giovane realtà che sta cavalcando il mercato estero ma che vuole farsi conoscere anche in Italia, una produzione ad ogi sulle 35.000 bottiglie che a regime arriverà intorno alle 50.000. Da seguire.

www.rizieri.com

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