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Sono senza dubbio le birre del momento, eppure la loro storia ha più di due secoli. Sono nate in Inghilterra, ma sono risorte negli Stati Uniti. Hanno fatto conoscere in tutto il mondo nuovi luppoli e, come un fiume che arriva al suo delta, si sono “ramificate” in IPA, Double IPA e Black IPA…

indiapaleale

TennentsIPAIl termine India Pale Ale nasce ufficialmente nel 1803, quando su un giornale di Londra un birrificio pubblicizza con questa definizione la sua birra, ma in realtà al tempo le IPA avevano già una cinquantina d’anni sulle spalle. Nate come October Ales alcoliche e molto luppolate, si scoprì presto che sopportavano meglio il lungo viaggio per raggiungere la lontana colonia e che la popolazione britannica che lì viveva rappresentava un interessante mercato.

Il successo iniziale, però, non durò a lungo. Il “big bang” delle Pils fece cambiare i gusti della gente e per le IPA iniziò un declino tale che, agli inizi del Ventesimo secolo, solo pochi birrifici britannici ne producevano ancora. E con loro venne praticamente dimenticata la tecnica, oggi tornata ampiamente in vigore, del dry-hopping.

Ma le IPA avrebbero avuto presto la loro rivincita. Che arrivò da un’altra ex colonia dell’Impero, quegli Stati Uniti che, a partire dalla metà degli Anni Settanta, stavano conoscendo un “rinascimento” birrario con la riscoperta di stili europei tradizionali.

Riscoperta che si basò su un fattore decisivo: le varietà aromatiche di luppoli che si coltivavano in alcune zone degli States. Nomi come Cascade, Amarillo, Centennial, Citra, Simcoe e tanti altri, da quasi sconosciuti che erano divennero in breve tempo famosissimi. Regalavano a queste nuove IPA (che non a caso avrebbero presto mutuato nome in APA, American Pale Ale) inusitati aromi agrumati e balsamici.

Il successo incendiario aprì la strada alle “sperimentazioni sul tema”. Il ricorso all’antica tecnica del dry-hopping e una certa tentazione a eccedere fece nascere ad esempio le Double o Imperial IPA. Più alcoliche delle sorelle minori, più cariche di aromi luppolati grazie a un dry-hopping più lungo. E poi ci fu anche chi decise di provare malti scuri per dare vita alle Black IPA e frumento non maltato come nelle Witbier per creare le White IPA.

Oggi l’universo IPA è talmente ampio e diversificato che quasi ogni birrificio del pianeta produce una birra “in stile”. Il numero di luppoli disponibili è tale che ogni birraio ha la possibilità di creare un suo proprio bouquet, quasi una firma personale. Forse è questo il maggiore punto di forza di questo tipo di birre, di certo il loro ritorno sulla scena mondiale non è un fuoco fatuo né una moda passeggera.

Seconda Parte:
Birra per passione: l’innovazione nelle India Pale Ale

+Info: www.interbrau.it/birra-per-passione

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