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In una recente intervista, concessa da Lucio Roncoroni, direttore del consorzio di distributori CDA, a Simone Pazzano di Repubblica, emerge un quadro molto problematico sui distributori di bevande e, più in generale, dell’universo horeca. Difficoltà del tutto imprevedibili solo un anno fa e di cui si può tirare un primo bilancio con la chiusura del 2020 e con i numeri forniti dalla sua associazione di imprese, che con 100 soci è leader di mercato, in quanto copre il 18% del settore e serve 83mila pubblici esercizi.

 

 

Il 2020 lascia in eredità alla distribuzione all’ingrosso di bevande numeri impietosi. Il canale horeca registra -38,42% di fatturato rispetto al 2020, Nel dettaglio, il canale bar ha segnato -35% in fatturato, la ristorazione -40% e il serale/notturno -45%. Ecco il dettaglio dei fatturati per categoria merceologica:

– SUCCHI DI FRUTTA -42,08%
– BIRRE -41,80%
– VINI -36,07%
– VINI SPECIALI -31,43%
– ENERGY DRINKS -41,61%
– ACQUE -41,40%
– BIBITE GASSATE -36,24%
– BIBITE PIATTE -34,61%
– SUPERALCOLICI -35,81%
– APERITIVI MONODOSE -35,07%
– APERITIVI E VERMOUTH -30,38%

 

 

Se si analizzano le attività, il numero dei locali che nel corso del 2020 non hanno acquistato rispetto all’anno 2019 è il seguente: bar -10,38%, ristorazione -7,46%, locali serali e notturni -15,84%. Con un dato davvero impietoso: secondo i numeri del Consorzio CDA, i punti di vendita del canale horeca che nel corso dell’anno non hanno riaperto sono quantificabili nel totale in -11,85%. Questo il dato numerico, ma il 2020 lascia in eredità anche altri temi su cui riflettere.

A cominciare dal ruolo dei grossisti di bevande. “Abbiamo avuto la piena consapevolezza, – spiega Lucio Roncoronitoccandolo con mano sulla nostra pelle, delle conseguenze dell’essere, come categoria, degli ‘invisibili’ e di quanto questo stato, abbia pesato e stia pesando, non solo per non essere stati minimamente considerati in un piano ‘ristoro’ da parte del governo ma per il fatto stesso che con l’invisibilità ci viene negata anche la dignità del nostro ruolo imprenditoriale”. E l’anno appena concluso ha messo sul tavolo questioni ormai improrogabili. Ne è consapevole Lucio Roncoroni: “Sono venuti alla ribalta temi, che seppur non sconosciuti sino al 2019 non avevano nel nostro mercato il valore che la pandemia ha fatto emergere. Mi riferisco ad argomenti come il digitale e la comunicazione, la sostenibilità, l’e-commerce. Fattori che hanno evidenziato quanto sia importante il gap culturale e organizzativo della nostra categoria”.

 

 

Una situazione che ha portato realtà imprenditoriali come quelle rappresentate dal consorzio CDA a confrontarsi sulle capacità di analisi, pianificazione e organizzazione, rispetto non solo al contingente, ma in proiezione futura. Macro-temi che, come sottolinea Roncoroni, hanno fatto emergere la necessità di nuove figure professionali da inserire nelle aziende e, con loro, la necessità di rivedere in buona parte il modello di business. “Del 2020 non possiamo né dobbiamo buttare via tutto, faremmo un grosso errore. Del 2020 dobbiamo cogliere la potenza distruttiva ma fare nostra la grande opportunità che la pandemia ci sta offrendo, quella del cambiamento. La pandemia non ci ha chiesto il cambiamento, ce lo ha imposto. A noi la capacità di saperlo costruire. Se non ora, quando?” conclude il direttore del Consorzio CDA.

 

Fonte: www.repubblica.it/economia/rapporti/osserva-italia/

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