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C’è un po’ d’Italia in uno dei top “Kept Secret Cocktail Bar” di Londra: Giorgio Montella si racconta


C’è anche un po’ di Italia all’interno del locale più storico di Londra. Parliamo di Giorgio Montella, giovane bartender campano che oggi lavora come Assistant Bar Manager presso il celebre “Rules” a Covent Garden.

Aperto nel lontano 1798, “Rules” è il più antico ristorante di Londra, situato nel cuore della città, a due passi dalla “Royal Opera House”, e contraddistinto da un’autentica cucina British, un arredamento elegante e menù sempre molto attenti al tema della stagionalità. Anche per quanto riguarda i cocktail, tra i migliori “Kept Secret Cocktail Bar” di tutto il Regno Unito, dove il lavoro del barman nostrano in questi anni si è fatto sicuramente apprezzare al fianco di un’icona della mixology come Brian Silva, Head Bartender della struttura e modello di riferimento con cui mantiene quotidianamente uno scambio internazionale, proprio come ci ha raccontato lo stesso Giorgio Montella in esclusiva per Beverfood.com. 

Giorgio, raccontaci di te: da dove vieni e come ti sei avvicinato al mondo del bar?
“Sono nato a Pozzuoli, noto comune dei Campi Flegrei in provincia di Napoli, da una famiglia che da oltre 50 anni si occupa di ristorazione e hospitality più in generale. Sin dall’adolescenza ho sviluppato una forte curiosità verso l’arte del buon bere e mangiare, ed è così che nel 2008 ho cominciato a muovere i primi passi nel mondo del Bar proprio nella mia città natale. Dopo aver acquisito l’esperienza necessaria, ho deciso di partire per la mia prima avventura lavorativa all’estero con lo scopo di crescere, imparare e migliorarmi. Da lì non sono più tornare indietro”.

Come e quando sei arrivato a Londra? Cosa cercavi e cosa hai trovato?
“Dopo aver vissuto una prima esperienza lavorativa a Barcelona, nel 2011 ho deciso di trasferirmi a Londra alla ricerca di nuovi metodi e tecniche di miscelazione e, allo stesso tempo, anche per migliorare la mia conoscenza della lingua inglese, a mio avviso fondamentale in questo settore. Sin da subito ho riscontrato una grande diversità nel metodo di gestione e progettazione degli High Standard, incentrato sul costante miglioramento del customer service e la continuità nei training allo staff, in modo tale da rendere costantemente unica l’esperienza del cliente. Catapultato in questa realtà lavorativa così diversa, ma allo stesso tempo stimolante, ho immediatamente compreso che Londra sarebbe stato il posto ideale per crescere professionalmente e raggiungere gli obiettivi che mi ero prefissato”.

Cosa significa per un barman italiano lavorare a Londra?
“Sicuramente per un barman italiano è una grande sfida lavorare nella capitale inglese, riconosciuta a livello mondiale come fulcro della mixology classica e innovativa. Una delle principali difficoltà è magari quella di doversi interfacciare con molteplici culture e usanze, senza considerare gli ostacoli linguistici che inizialmente sono inevitabilmente presenti. A parte questo, Londra è però una città in continua evoluzione che ti mette di fronte a nuove sfide ogni giorno, alimentando le tue ambizioni personali e professionali. Oggi posso dire che i benefici di questa esperienza si comprendono e apprezzano con il tempo, non mi pento affatto del mio percorso e sono sempre più determinato”.

Cosa significa per te lavorare al “Rules”, uno dei bar più storici del mondo?
“Il mio attuale ruolo di Assistant Bar Manager al Rules è frutto di impegno, costanza e determinazione. Oltre a essere il ristorante più antico di Londra, Rules vanta infatti anche la presenza di uno dei maggiori esponenti della mixology classica, Brian Silva. Lavorare al suo fianco nella gestione di uno dei più famosi ‘kept secret cocktail bar’ di Londra è stata e continua a essere per me una grandissima opportunità di crescita. Grazie anche al suo stile sobrio ed elegante, il Rules cocktail bar rappresenta infatti a pieno il mio concetto di Bar e mixologia”.

Che ingredienti italiani usi nella tua miscelazione?
“Sono molteplici i prodotti italiani che quotidianamente utilizzo nella mia miscelazione, in particolare amari, vermouth e grappe, che a mio parere sono in grado di arricchire e donare la giusta complessità a un cocktail senza dover ricorrere a troppe aggiunte. Credo che il concetto di ‘less is more’, al quale mi ispiro nella creazione dei miei drink, trovi ampia rappresentazione in molti prodotti nostrani che utilizzo con piacere grazie al loro sapore delicato ma allo stesso tempo intenso e complesso”.

Hai imparato anche a usare qualche prodotto che prima non conoscevi?
“Assolutamente sì. Lo studio della caratterizzazione di ogni singolo liquore e, al contempo delle migliori tecniche di miscelazione, mi ha permesso con il tempo non solo di conoscere e inserire prodotti nuovi, compresi molti liquori italiani, nei miei cocktail, ma anche di imparare come miscelarli in maniera ottimale senza dover necessariamente utilizzare prodotti home-made o tecniche di miscelazione particolarmente innovative. Sono molto legato alle tecniche di mixologia classica, ma altrettanto aperto verso la conoscenza di prodotti nuovi da inserire nei miei drink”.

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