Pinterest LinkedIn

© Riproduzione riservata

Non basterebbe una vita per approfondire la conoscenza. Ne abbiamo scoperta una nella prima capitale d’Italia, in un luogo esempio di energia che diventa responsabile dell’organizzazione di eventi dalla coinvolgente solarità. Una meraviglia che fa il boom di presenze. È quanto successo l’ultimo sabato di febbraio al ristorante Quadre di Via Perugia a Torino. Protagonista indiscussa è stata l’Azienda Comm.G.B Burlotto di Verduno con quattro etichette selezionate per l’occasione: Langhe Sauvignon, Verduno Pelaverga, Langhe Nebbiolo e il Barolo Acclivi.

Oggi come non mai, tocca guardare l’orizzonte e pensare allo scenario globale. A quello che accade alla fine dell’ultimo punto che si riesce a vedere. E nel farlo bisogna tenere a mente che  ogni forma di vita nasce e muore. Solo l’energia passando da una forma all’altra non si crea e non si distrugge.

In questi giorni in un video diventato virale Oscar Farinetti ci ricorda che siamo oltre 7 miliardi di persone (50 anni fa eravamo in 2 miliardi) di cui l’80% vive in situazioni non agiate, e in una quarantina di stati si vive in guerra. Lo 0,80% dei cittadini del mondo, gli italiani, vivono nello 0,2% (300mila km quadrati) della superficie del pianeta. Siamo in uno dei paesi con la più alta percentuale del patrimonio artistico culturale ed eno-gastromico. La biodiversità che contraddistingue il nostro Stivale è figlia di microclimi incredibili dove venti, montagne e mari ci regalano prodotti e luoghi unici, che tutti ci invidiano e vengono a scoprire.

 

E pensando alla cantina Burlotto è indubbiamente un paradigma di storia e innovazione. Dalla seconda metà dell’800, da quando il Commendatore Giovan Battista Burlotto fondò la sua piccola azienda a Verduno, con uve provenienti da vigneti collocati nelle zone più “prestigiose” come il Monvigliero a Verduno e il Cannubi a Barolo. Un produttore diventato di culto grazie all’idea di commercializzare i vini in bottiglia, quando all’epoca in zona e non solo si vendevano vini in fusti o damigiane, un’innovazione diventata nel tempo tradizione dei vini di Langa.

I vini di Burlotto sono stati abbinati a una mille foglie di pasta con pere al pepe e caprino, una linguina zucca e porri croccanti e cipolla ripiena di carne e ceci su crema di patate. Sapori forti ideati dalla chef Cleo,  rispettosi delle materi prime, legate e centrate in una flautata sensazione tra consistenze, tannini e contrasti che conquistano la gola e domandano un altro boccone, un altro sorso. Tra i ricordi più vividi c’è l’eleganza del racconto speziato da parte della cultivar bandiera di Verduno, il Pelaverga. Impossibile da dimenticare, un sorso che anche in solitaria colpisce, con un rollio riconoscibile come Venere nel cielo colmo di stelle. Un momento di condivisione scatenante di emozioni e reazioni da scrivere per non dimenticare in futuro i grandi interpreti delle Langhe e della cucina.

© Riproduzione riservata

Tu cosa ne pensi? Scrivi un commento (0)

Resta sempre aggiornato! Iscriviti alla Newsletter


Scrivi un commento

quattro × 3 =

Per continuare disattiva l'AD Block

La pubblicità è fondamentale per il nostro sostentamento e ci permette di mantenere gratuiti i contenuti del nostro sito.
Se hai disattivato l'AD Block e vedi ancora questo messaggio ricarica la pagina