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Quante volte avrete sentito chiedere al bancone del bar “un ginseng per favore”? Di certo più di una, ma raramente avrete invece sentito porre la domanda “cosa c’è nella vostra bevanda al ginseng?”

Anche perché probabilmente le risposte sarebbero state le più disparate e forse raramente corrette, in quanto ben pochi si prendono la briga di leggere gli ingredienti dei preparati e spesso le componenti solitamente sono tante e tali che risulta difficile ricordarle. Inoltre alcune volte vi sono ingredienti dei quali a mala pena se ne conoscono esattamente le caratteristiche (olio di cocco idrogenato, anti-agglomeranti, maltodestrine, fosfati di sodio stabilizzanti, sciroppo di glucosio disidratato, etc.)

 

 

IMPARIAMO A CONOSCERE IL GINSENG GRAZIE ALLA DOTTORESSA FABIANA CARELLA

Per fare chiarezza abbiamo posto alcune domande alla Dott.ssa Fabiana Carella, nutrizionista e specialista dell’alimentazione, che ha di recente tenuto una diretta Facebook sulla pagina ufficiale di Costadoro dedicata ai preparati per bevanda al ginseng e dalla quale estrapoliamo le note più interessanti.

Perché tutti lo chiamano “caffè al ginseng”?

La storia nasce centinaia di anni orsono in Cina, dove le proprietà di questa radice sono ampiamente conosciute e trovano impiego sia nella preparazione di pietanze che di infusi energetici e rinvigorenti, sovente abbinati alle proprietà stimolanti del tè. Ed ecco che in tempi più recenti, per incontrare maggiormente il gusto o l’abitudine di consumo dei popoli europei ed americani, è stato sostituito il tè al caffè.

Se ci fermassimo qui andrebbe bene, potremmo preparare un ottimo caffè filtro piuttosto che un espresso ed aromatizzarlo aggiungendo radice di ginseng o estratto, ma il sapore sarebbe decisamente amaro e poco apprezzato dai consumatori, motivo per cui per praticità e marketing sono state create delle ricette che contengono dolcificanti, caffè solubile, latte in polvere ed altri ingredienti utili a conferire alla bevanda un sapore ed una consistenza più simile ad un “cappuccino”, con una minima percentuale di ginseng, utile più alla denominazione che non al renderla “energizzante”.

Allora perché normalmente dopo aver preso “un ginseng” ci sentiamo corroborati dalla bevanda?

La sensazione è data appunto dall’effetto combinato del caffè solubile, che varia in base alle ricette (testate dalla Dott.ssa Carella – NDR.) dall’8 al 15% e dallo zucchero, generalmente indicato come primo ingrediente e quindi quello contenuto in maggior percentuale. Qesto dato è molto più evidente se andiamo ad analizzare le tabelle nutrizionali, dove il contenuto calorico di una tazzina di bevanda, prodotta con una media ponderata di 10g di prodotto, può oscillare dalle 35 alle 46 kcal.

 

 

E cosa sono invece gli altri ingredienti presenti nelle ricette?

Non tutte le ricette sono uguali ovviamente, ed alcune sono migliori di altre, ma tra quelle prese in esame (15 per la precisione) molte presentano al loro interno l’aggiunta di grassi, talvolta idrogenati (solidificati tramite processo di idrogenazione, ovvero semplificazione dei legami di carbonio da doppi a singoli al fine di ottenere la disponibilità di una maggiore presenza di atomi di idrogeno, da cui la facilitazione della solidificazione di grassi normalmente liquidi a temperatura ambiente a scopi industriali), i quali non sono propriamente un toccasana per il nostro fisico. Altre contengono stabilizzanti, aromi, coloranti, carboidrati sotto forme diverse ed emulsionanti.

Nulla di pericoloso, chiariamolo, e nemmeno vietato, ma che di certo non hanno nulla a che vedere con una ricetta salutare, ma soprattutto il contenuto di ginseng, talvolta in estratto ed altre in radice, è sempre molto basso. Inoltre, non essendo “titolato”, ovvero non conoscendo esattamente le componenti del ginseng presenti, abbiamo difficilmente modo di conoscerne i veri effetti benefici.

 

 

Allora chi prende il ginseng convinto che faccia meglio del caffè o che sia più salutare è fuori strada?

Totalmente!
Un buon espresso preparato con una ottima miscela priva di difetti e con un corretto profilo di tostatura (ricordate la precedente intervista nella quale parlavamo di acrilamide?) è certamente più salutare e crea meno disturbi di una bevanda al ginseng. Tuttavia, come dicevo prima, non tutte le ricette sono uguali e nei campioni in analisi ve ne sono alcune decisamente più “pure” di altre, con un solo additivo essenziale in questi preparati, ovvero l’anti-agglomerante; senza la presenza di alcun tipo di grasso aggiunto (né saturo né insaturo) e con radice di ginseng e non estratto, quindi meno lavorate. Una di queste ha addirittura la presenza di “inulina”, una fibra solubile dalla caratteristica peculiare di essere in grado di abbassare l’indice glicemico. Se ci piacciono queste bevande non dobbiamo quindi rinunciare al loro consumo, certamente non dobbiamo abusarne, e se possibile scegliere quelle meno “pasticciate”.

Ma come fa il consumatore ad avere queste informazioni?

Per legge ogni prodotto somministrato al pubblico deve essere dotato di ingredienti tabella nutrizionale disponibile e liberamente consultabile. Se non è di immediata consultazione un cliente può serenamente chiedere all’esercente di mostrargli l’etichetta del prodotto, e dà li trarre le proprie conclusioni. Giusto a titolo esemplificativo vi allego alcune schede tecniche dei campioni testati, evidenziando i tre che ho trovato migliori sia da un punto di vista organolettico che qualitativo.

 

 

LE SPECIFICAZIONI DI GIANLORENZO BECCUTI

Ringraziando la Dott.ssa Carella ora poniamo una domanda a Gianlorenzo Beccuti, responsabile per la linea “Oltre l’espresso” per Costadoro.

Gianlorenzo, sappiamo che hai commissionato a Fabiana questo “blind test” su 15 campioni di bevanda al ginseng per un preciso motivo, potresti illustrarcelo?

Certamente: come in ogni settore la ricerca e la tecnologia avanzano ogni giorno, ed in Costadoro avevamo un prodotto per la bevanda al ginseng ormai “datato” e non più in linea con la “vision” aziendale e con il nostro CSR.

Mi sono quindi messo alla ricerca, insieme al mio team, di nuovi prodotti e nuove ricette che abbracciassero questi concetti, e dopo numerosi tentativi abbiamo individuato 3 prodotti che abbiamo selezionato per qualità delle materie prime utilizzate, per le loro caratteristiche organolettiche e per la loro differenza tra i differenti prodotti già presenti sul mercato.

Al termine ci serviva un confronto, una prova super partes di un esperto che, dati e cucchiaio alla mano, potesse fornirci un feedback tecnico su un ventaglio di referenze, ed ecco la scelta di coinvolgere la dott.ssa Carella, esperta con la quale abbiamo avuto modo di apprezzare serietà ed onestà intellettuale, a cui abbiamo inviato i campioni in forma totalmente anonima, dotati delle loro caratteristiche ricopiate dalle etichette originali. Siamo rimasti molto felici di scoprire che i nostri sforzi non sono stati vani, in quanto ha individuato proprio nelle nostre nuove ricette i prodotti più “puri” e diversi tra quelli analizzati.

 

+info: costadoro.it

Scheda e news:
Costadoro S.p.A.

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1 Commento

  1. Francesco Romano Reply

    Ho letto con attenzione questo articolo. Posso tranquillamente dedurre che ci si riferisce a prodotto convenzionale ad oggi distribuito sul mercato. Purtroppo (naturalmente per diverse motivazioni, nel caso al quale mi riferisco io per mancata conoscenza dell’esistenza essendo partito il 2020) non tutti i prodotti sono stati presi in considerazione.
    Oggi esiste un prodotto Bio assolutamente privo di ogni grasso aggiunto, emulsionanti ecc. ecc. Preparato con tutti ingredienti Bio (compreso l’estratto di radice Panax).
    Resto disponibile ad un confronto, alla presentazione e degustazione del prodotto.

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