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In dieci anni l’export di birra italiana è triplicato e il 2015 ha registrato un ulteriore incremento: l’obiettivo è ora quello di conquistare i mercati asiatici. Secondo Assobirra, la birra italiana venduta all’estero si attesterà intorno ai 210 milioni di litri, contro i 191 milioni del 2014. Gli ultimi dati disponibili rivelano che 1,67 milioni di ettolitri sono andati in Europa (pari al 76,2% del totale esportato, ossia 8 punti percentuali in più rispetto al 2013).

birra-italiana all'estero

Nel vecchio continente la Gran Bretagna (oltre 1 milione di ettolitri) batte Paesi Bassi (115mila ettolitri), Francia (90mila) e Germania (33mila). Fuori dai confini Ue, invece, meglio gli Usa (162mila ettolitri esportati) dell’Australia (oltre 40mila). In questo scenario il direttore di Assobirra,Filippo Terzaghi, ha annunciato che nel corso dell’anno verrà trasformata in App la “Guida all’Export per la birra italiana”, realizzata con ministero dello Sviluppo Economico, Ufficio Italiano Brevetti e Marchi, Sace, Easyfrontier, Centro di eccellenza per la Ricerca sulla Birra, Brewers of Europe, l’Ice, Banco Popolare e lo studio legale Alessandro Artom. Con questi soggetti – riferisce Terzaghi – Assobirra sta anche sottoscrivendo specifici protocolli d’intesa per offrire alle aziende “servizi pratici e reali per le esportazioni”.

La crescita delle esportazioni di birra italiana all’estero è dovuta non solo ad acquisizioni, che hanno aperto a nostri marchi la rete di distribuzione capillare di grandi gruppi internazionali (vedi l’esempio di Peroni Nastro Azzurro distribuita  alibello internazionale dal Gruppo SABMiller), ma anche al successo del cibo italiano, all’affermazione all’estero di gruppi come Eataly e al boom delle birre artigianali e ‘speciali’. Un fenomeno, quest’ultimo, iniziato negli anni ’80 negli Usa, diffusosi negli anni ’90 in Europa ed esploso in Italia nel 2007-8.

La qualità delle birre italiane – spiega Terzaghi – è riuscita ad imporsi anche in paesi che nel settore vantano antiche tradizioni: cosi’ il 50% delle nostre esportazioni sono dirette in Gran Bretagna, ma sempre più elevata è la domanda proveniente dagli Stati Uniti, dal Canada e dalla Danimarca; “flussi interessanti” sono diretti in Brasile, mentre crisi economica e sanzioni hanno penalizzato le vendite in Russia. “Grande successo” registrano le birre artigianali italiane in Estremo Oriente: per questo Assobirra, che negli anni scorsi ha condotto delle ‘missioni’ in Cina, porterà quest’anno i piccoli produttori italiani a manifestazioni e fiere che si terranno in Giappone e in Thailandia. In Asia – fa notare Terzaghi – i consumi sono in crescita, cosi’ come in Sudamerica e in Africa, mentre calano in Occidente. I prodotti di nicchia e di qualita’ sono pero’ richiesti ovunque. “E’ vero che il 95-97% della produzione italiana e’ fatta da 13 grandi impianti – conclude Terzaghi – ma vi sono 700 piccoli e piccolissimi produttori che hanno buone prospettive di crescita: sono queste realta’ che vogliamo accompagnare oltre i confini nazionali”. “E’ vero che il 95-97% della produzione italiana e’ fatta da 13 grandi impianti – conclude Terzaghi – ma vi sono 700 piccoli e piccolissimi produttori che hanno buone prospettive di crescita: sono queste realta’ che vogliamo accompagnare oltre i confini nazionali”.

 

Fonte: www.agi.it/economia/made-in-italy/2016/02/23/news/boom_export_birra_la_bionda_guarda_allasia-551735/

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