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Le tariffe sulle importazioni introdotte dall’amministrazione Trump stanno sollevando preoccupazioni nel settore delle bevande alcoliche, con alcune categorie di origine unica particolarmente a rischio, tra cui tequila, whisky canadese, cognac, Champagne e Prosecco. Secondo IWSR, autorità globale sui dati e l’intelligence delle bevande alcoliche, il quadro rimane incerto e potrebbe penalizzare in particolare le fasce premium e super-premium.

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Distillati di agave e whisky canadese tra le categorie più vulnerabili

Le categorie di alcolici più esposte all’effetto dei dazi sono quelle caratterizzate da una forte dipendenza dal mercato statunitense e da denominazioni di origine protetta, che ne impediscono la produzione al di fuori del paese d’origine. Tra queste, rientrano:

  • Tequila e altri distillati di agave (Messico)
  • Whisky canadese (Canada)
  • Whisky scozzese (Regno Unito)
  • Cognac (Francia/UE)

Secondo i dati di IWSR, queste quattro categorie hanno rappresentato circa il 70% del valore delle importazioni di alcolici negli Stati Uniti nel 2023. In particolare, gli USA costituiscono il 69% delle esportazioni di distillati di agave e il 79% di quelle di whisky canadese, mentre per il whisky irlandese, il Cognac e lo Scotch whisky la quota di export verso gli Stati Uniti varia rispettivamente dal 37% all’11%.

Le fasce premium e super-premium sono le più a rischio, poiché i dazi ad valorem incidono in maniera più significativa sui prodotti di fascia alta. Tuttavia, il whisky canadese potrebbe mitigare l’impatto grazie a una maggiore presenza nelle fasce di prezzo standard e inferiori, meno soggette a rincari.

 

Champagne e Prosecco nel mirino dei dazi

Nel segmento dei vini, i prodotti più esposti a possibili tariffe sono Champagne e Prosecco, che dominano il mercato statunitense degli spumanti. Le esportazioni verso gli Stati Uniti in termini di valore sono guidate da Italia e Francia, con il Prosecco che continua a registrare una crescita significativa.

Se le tariffe sulle importazioni dall’Unione Europea dovessero essere confermate, potrebbero avere un impatto importante sulle vendite di questi prodotti negli USA. I vini prodotti localmente negli Stati Uniti ne trarrebbero vantaggio, così come gli esportatori di altri paesi che non subirebbero dazi, come Australia, Nuova Zelanda, Cile e Argentina.

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Birra messicana e RTD: prospettive contrastanti

Il mercato della birra negli Stati Uniti risulta meno esposto alla minaccia dei dazi, poiché la maggior parte dei marchi è prodotta a livello nazionale. Tuttavia, alcune birre messicane di alto profilo potrebbero subire un contraccolpo, riducendo la competitività delle importazioni.

Per quanto riguarda il segmento degli RTD (Ready-To-Drink), la situazione appare più favorevole: essendo quasi interamente prodotti negli Stati Uniti, non saranno soggetti a dazi e potrebbero addirittura beneficiare dell’aumento dei prezzi delle altre bevande alcoliche importate, spingendo i consumatori a optare per alternative prodotte localmente.

Conclusioni: uno scenario in evoluzione

L’incertezza legata ai dazi sulle importazioni di alcolici negli Stati Uniti sta costringendo i produttori e i distributori a elaborare strategie per fronteggiare possibili aumenti di prezzo e perdite di competitività. I marchi statunitensi potrebbero guadagnare terreno rispetto ai concorrenti esteri, mentre i produttori colpiti dalle tariffe dovranno valutare politiche di pricing e di posizionamento per mantenere la loro quota di mercato.

Gli esperti di IWSR sottolineano come le aziende possano sfruttare dati e strumenti analitici per pianificare le strategie future e mitigare l’impatto delle tariffe sulle loro operazioni commerciali.

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1 Commento

  1. Enrico de Marchi Reply

    champagne e spumante classico italiano, prosecco, non hanno bisogno di pubblicità. sono prodotti premium in tutto il mondo. sono cercati in tutto il mondo. alla possibile riduzione dei volumi di vendita dovuti alla follia di un aspirante dittatore si può efficacemente rispondere aumentando i prezzi di esportazione già prima dei dazi. l’aumento in valore compensera’ la perdita in volume.

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