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Stappare una bottiglia di Roma, versare nel calice un Venezia, degustare un Matera d’annata, brindare con un Capri: con le “Doc di città” gli eno-appassionati del mondo versano made in Italy e semplicità nel bicchiere, vini di territorio racchiusi sotto l’unico nome delle “città-gioiello” del Belpaese, veri e propri brand già affermati e conosciuti in tutto il mondo. Un’esigenza, in un’ottica di marketing e comunicazione, di immediatezza verso il consumatore e di visibilità sui mercati, soprattutto quelli internazionali, “affollati” da competitor, di fronte alle oltre 400 Dop ed oltre 100 Igp che rendono unica l’Italia del vino, non tutte allo stesso modo famose e conosciute, sentita anche nel Belpaese come dimostra il proliferare delle denominazioni di città, ma anche regionali, negli ultimi anni. Case history in bottiglia che saranno di scena e si potranno assaggiare a Vinitaly, la rassegna internazionale di riferimento del settore, di scena a Verona dal 7 al 10 aprile (www.vinitaly.com)

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Non tutti i vini sono allo stesso modo famosi e conosciuti, capaci cioè di rappresentare dei “marchi territoriali” forti, che non possono essere considerati solo semplici denominazioni, ma luoghi di culto enologico che assumono la valenza di veri e propri brand. Ma nel ricco panorama enologico del Belpaese, vini di uno stesso territorio possono scegliere la strada e sfruttare la possibilità per riunirsi sotto nomi geografici come quelli delle loro città di riferimento – che aiutano magari nell’identificazione di un territorio che ha una spiccata vocazione nella cultura, nell’arte, nel paesaggio, nella qualità della gastronomia e della vita, e nell’ospitalità – per meglio arrivare alle orecchie dell’eno-appassionato. Mantenendo intatte le loro caratteristiche peculiari e, soprattutto, la loro storia e le loro tradizioni, spesso secolari. È il caso, tra le case history più recenti, della “Doc Roma”, che si sovrappone a tutte le aree a denominazione d’origine del territorio, senza nulla togliere alla loro storia, ma che rappresenta, piuttosto, un’opportunità di marketing fortemente innovativa perché permette di usare un nome che ha una forza di comunicazione eccezionale. Ma anche della “Doc Venezia”, pensata ad hoc per realizzare una piramide qualitativa più definita e riconoscibile dell’intera enologia della parte orientale del Veneto, valorizzando le produzioni delle attuali zone a Doc e riposizionarle sul mercato, a tutto vantaggio della visibilità delle aziende. Tra le neo-nate Doc regionali, pensate per semplificare immagine e riconoscibilità dei vini italiani all’estero, e, in particolare, di quelle denominazioni più piccole, pressoché sconosciute al grande pubblico straniero, si pensi per esempio alla “Doc Sicilia”, voluta per valorizzare tutti i singoli territori siciliani, già Doc, ma destinati di fatto all’anonimato, e mettere ordine su tutti i vini imbottigliati un po’ ovunque, sotto un nome che è una marca ed una garanzia. O la “Doc Friuli”, il cui cammino è in corso, ma imboccato per superare la frammentazione del comparto vitivinicolo e rafforzare la capacità della produzione regionale di essere competitiva nel mercato interno ed estero.

+INFO: – www.vinitaly.com

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