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A cura di Federico Pellini
Presidente Comitato Italiano Caffè

Per gentile concessione del Comitato Italiano Caffè

Il COMITATO ITALIANO CAFFÈ è l’organismo di vertice nel quale convergono le principali associazioni di categoria che operano nel settore dell’importazione, della trasformazione e della commercializzazione del caffè in Italia, con una rappresentanza di oltre il 90% del mercato nazionale.

Di seguito è riportata solo la parte introduttiva – discorsiva della relazione presidenziale, con esclusione della parte statistico-documentativa ricca di tabelle numeriche e grafici.

SOMMARIO: Nell’anno trascorso dall’ultima Assemblea Annuale il mercato internazionale del caffè è stato caratterizzato da una decisa crescita dei corsi internazionali e da una forte volatilità, in gran parte dovuta agli interventi operati dai fondi di investimento. La decisa crescita delle quotazioni all’origine ha toccato il livello massimo nel febbraio 2008 portandosi ai livelli del 1998. Nel 2007, dopo un graduale ridimensionamento iniziale, nel secondo semestre ha fatto registrare una ripresa e a dicembre sono tornati ai livelli più elevati per poi nuovamente ridursi. Oggi mentre gli indicatori di prezzo ICO dei caffè arabica sono attestati ai livelli del marzo di quest’anno, quelli dei caffé robusta si sono portati al livello più elevato dal 1995. Le entrate dei paesi produttori derivanti dalle esportazioni di caffè sono cresciute, ma la debolezza del dollaro nei confronti delle altre valute e la continua forte crescita dei prodotti petroliferi, ne hanno limitato i benefici per i coltivatori di caffè; ciò ha avuto come conseguenza la minor cura delle coltivazioni di caffè, che non ha certo favorito il miglioramento qualitativo generale della produzione, condizione essenziale per la promozione del consumo mondiale del caffè. Non mancano tuttavia iniziative volte a diffondere le migliori pratiche di coltura ed a promuovere la coltivazione di caffè di alta gamma……….

VALORIZZAZIONE QUALITATIVA DEL CAFFE’- – QUESTIONI NORMATIVE – REGOLE DI ORIGINE – GAMME DI QUANTITA’ NOMINALE – ASPETTI TECNICI SULL’INDUSTRIA DEL CAFFE’- MERCATO INTERNAZIONALE – MERCATO INTERNO – ACCORDO INTERNAZIONALE – CONCLUSIONI

Rifer. Temporale : ottobre 2008

VALORIZZAZIONE QUALITATIVA DEL CAFFE’

Sia nel corso dei lavori dell’Accordo Internazionale del Caffè che in numerosi Convegni a carattere internazionale si è cercato di individuare interventi volti a creare condizioni che favoriscano un duraturo equilibrio fra la domanda e l’offerta. L’applicazione del Programma per il Miglioramento Qualitativo del Caffè in vigore ormai da sei anni, che prevede una riduzione del volume della produzione esportabile attraverso la fissazione di standard qualitativi, viene adottato solo da un certo numero di paesi produttori. Le iniziative di stimolo al consumo di caffè nei paesi produttori attraverso adeguati programmi di promozione, sono tutt’ora solo un numero esiguo e, fatta eccezione per il Brasile, dove di recente il consumo interno è in grande espansione, è facile immaginare le difficoltà di ottenere risultati significativi in paesi le cui economie affrontano serie difficoltà. Per quanto riguarda i paesi importatori, nonostante la sempre più attenta comunicazione in materia di sicurezza alimentare e sugli effetti benefici del caffé, in alcuni di essi, importanti tradizionali consumatori, l’andamento dei consumi di caffè negli ultimi anni non appare brillante ed in alcuni casi persino in riduzione.

La crescita delle nostre esportazioni di caffè torrefatto e quelle di altri paesi consumatori Membri dell’ICO verso paesi non tradizionali consumatori indica tuttavia che un’espansione dei consumi mondiali è realizzabile; mirate campagne di promozione del consumo ed attenzione alla qualità del prodotto, dall’origine alla bevanda in tazza, sono da considerare nel breve termine l’arma migliore per favorire un riequilibrio fra domanda ed offerta. In ambito europeo particolarmente fattiva e prestigiosa è l’attività svolta dalla Federazione Europea del Caffè (ECF), a cui fanno capo anche Associazioni italiane componenti il Comitato Italiano Caffè, intesa a rendere più efficace l’azione del settore privato, sia nei riguardi delle Autorità Europee che in seno all’Accordo Internazionale del Caffè.
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QUESTIONI NORMATIVE

Per quanto riguarda la commercializzazione del caffè verde, data la sempre più estesa applicazione dei criteri della libera circolazione delle merci, si può dire che le problematiche che attengono al campo normativo vanno esaurendosi.Tuttavia per quanto riguarda gli aspetti igienico – sanitari, che nel nostro paese sono più severi che nel resto dell’Europa, occorre svolgere una costante attenzione al fine di prevenire distorsioni di mercato che penalizzerebbero l’operatività degli scali nazionali e costituirebbero un aggravio per le aziende del nostro settore.

Come ricorderete il Regolamento comunitario in applicazione dal gennaio 2005 per il caffè prevede limiti massimi di Ocratossina A solo per il prodotto finito: 5.0 ppb per il caffé torrefatto ed a 10.0 ppb per il caffé solubile. Tuttavia il documento prevede che, alla luce del parere aggiornato adottato dalla European Food Safety Authority (EFSA) nell’aprile 2006, si valuterà l’opportunità di stabilire un tenore massimo di OTA in alcuni prodotti, tra i quali il caffè verde. Si è pertanto ancora in attesa che l’Unione Europea adotti una decisione in merito.

Il Comitato Italiano Caffè a suo tempo aveva portato all’attenzione dell’Amministrazione nazionale competente l’esigenza di adeguare le disposizioni della circolare ministeriale n. 10 del 9 giugno 1999 in applicazione nel nostro paese, ai disposti del provvedimento comunitario 1881/2006. Il Ministero in via breve si era espresso favorevolmente circa l’applicabilità dei nuovi limiti per il caffè trasformato, mentre riteneva opportuno mantenere in essere le misure applicate a livello nazionale sul caffè verde (8 ppb) all’importazione, in attesa delle decisioni che dovevano essere adottate in sede comunitaria.

Nel settembre 2007 un ufficio del Ministero, con una nota interna indirizzata agli uffici di Sanità Marittima, ritenendo di adeguarsi agli orientamenti comunitari in materia, aveva sottolineato l’assenza di limiti per l’OTA nel caffè verde. In base a detta nota ministeriale gli uffici di Sanità Marittima avevano quindi interrotto il controllo a campione sul cinque percento dei lotti di caffè verde presentati all’importazione, per verificarne la conformità ai limiti massimi di Ocratossina A. Nel maggio 2008 lo stesso Ministero ritornava sull’argomento riguardante i controlli sul caffè crudo e, su parere dell’Istituto Superiore della Sanità, chiariva agli uffici di Sanità Marittima la piena applicabilità della suddetta circolare ministeriale.

Sempre in materia di vigilanza igienico – sanitaria, come ricorderete, sulla Gazzetta Ufficiale n° 196 del 24 agosto 2007 veniva pubblicato il decreto 6 giugno 2007 del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali con il quale venivano aggiornati gli importi delle tariffe e dei diritti spettanti al Ministero per le prestazioni rese a richiesta ed utilità dei soggetti interessati. Anche per il tempestivo intervento del Comitato Italiano Caffè il decreto in questione che prevedeva, a partire dal 10 settembre, pesanti oneri tariffari, fu sospeso. In una fase successiva di incontri, il Ministero ha presentato uno schema di decreto legislativo recante la disciplina delle modalità di finanziamento dei controlli sanitari ufficiali di cui al Regolamento CE 882/2004. Tale provvedimento introduceva una tariffa decisamente onerosa per i controlli sanitari ufficiali effettuati negli stabilimenti, calcolata sulla base della produzione in tonnellate. In seguito all’intervento delle Associazioni interessate, tra cui il Comitato Italiano Caffè, il provvedimento è stato modificato prevedendo tariffe forfetarie, su base annua, differenziate per fasce produttive.

Invece, per quanto riguarda l’incidenza delle disposizioni relative alle tariffe riscosse dagli uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera (USMAF), applicabili all’importazione di alimenti di origine vegetale, è stato possibile soltanto attenuare l’impatto, prevedendo un’entrata in vigore progressiva e dilazionata nell’arco di un anno. Il Comitato nel suo intervento a difesa delle categorie rappresentate, pur riconoscendo che l’aggravio per il nostro settore sarebbe meno pesante di quello previsto dal decreto Ministeriale sospeso nel settembre 2007, ha chiesto di prevedere che gli aumenti relativi al nullaosta sanitario venissero introdotti con gradualità nel corso di più anni, anche in modo che il Ministero della Salute potesse compiere le necessarie valutazione del gettito di questo nuovo “balzello”.

Lo schema del decreto legislativo a suo tempo trasmesso alle Associazioni componenti, tiene in parte conto della richiesta del Comitato, limitando però la “gradualità” a soli dodici mesi. Mentre per alcuni settori di trasformazione di prodotti vegetali il previsto aggravio, sia all’importazione che per il sito di produzione, non è ritenuto particolarmente pesante, per il nostro settore rappresenta un onere eccessivo soprattutto per le numerose imprese di piccole e media potenzialità. Non appena tale provvedimento avrà compiuto il suo iter legislativo sarà nostra cura darne notizia in dettaglio. Per il comparto delle imprese di trasformazione del caffè, numerose sono le tematiche che vengono dibattute in sede comunitaria o a livello interno. Tra quelle di maggior rilievo la disciplina delle “gamme di quantità nominale”, la normativa comunitaria relativa all’igiene dei prodotti alimentari, i criteri da adottare per le “regole di origine” nel quadro delle Preferenze Generalizzate e le “regole di origine non preferenziali”.

REGOLE DI ORIGINE

Quest’ultimo argomento, da anni trattato in sede WTO su richiesta di alcuni paesi produttori di caffè, rimane tuttora di viva attualità. Questi paesi sostengono la necessità di modificare l’attuale concetto di “origine”, che oggi viene attribuita al paese che attua la trasformazione in caffè torrefatto o solubile. In sostanza la proposta dei paesi produttori, sostenendo che la torrefazione non costituisce trasformazione sostanziale, intende introdurre una norma in base alla quale l’origine del prodotto (torrefatto o torrefatto decaffeinato) è quella del paese nel quale il caffé verde impiegato è stato coltivato. Sia a livello nazionale che in ambito europeo, attraverso l’European Coffee Federation, si continua ad operare per contrastare l’introduzione di un tale criterio a livello internazionale che recherebbe grave nocumento a tutto il settore, ed in modo particolare alle sempre più numerose aziende che esportano caffè torrefatto.

Altri paesi produttori si sono mossi, con diversi strumenti, a tutela della denominazione d’origine del proprio prodotto nazionale (la Colombia ha ottenuto un’indicazione geografica protetta (IGP) per tutto il caffè arabica di origine colombiana mentre l’Etiopia ha chiesto la registrazione dei nomi delle regioni in cui si coltiva tradizionalmente caffè – Harar, Yirgacheffe e Sidamo – come marchi comunitari (commerciali). Inoltre, sia livello nazionale che a livello europeo (progetto di regolamento sull’informazione al consumatore) si discute della possibilità di inserire l’obbligo dell’indicazione dell’origine delle materie prime in etichetta. Anche nel quadro del Sistema delle Preferenze Generalizzate, le cui modifiche sono in applicazione dal 1° gennaio 2006, sono tuttora in discussione i criteri di “origine preferenziali”.

GAMME DI QUANTITA’ NOMINALE

In merito alla disciplina delle “gamme di quantità nominale” – che nel nostro paese è stata a suo tempo adottata in senso obbligatorio – la Commissione Europea, nel quadro del processo di semplificazione normativa avviato negli ultimi anni, ritenendo che la disciplina relativa al doppio prezzo costituisca sufficiente tutela del consumatore, come per altri prodotti, ha abolito le “gamme di quantità nominale” anche per il caffè, lasciando tuttavia che gli Stati Membri, che attualmente prescrivono quantità nominali obbligatorie, possano continuare a farlo fino all’11 ottobre 2012.

AIIPA ed ANT hanno reso nota al Ministero la propria posizione contraria ad usufruire della suddetta deroga a livello nazionale, tenendo in considerazione che il mantenimento delle gamme obbligatorie riguarderebbe solo gli operatori italiani e comunque decadrebbe dopo il 2012. E’ da ritenere che nel nostro paese le Autorità competenti difficilmente provvederanno ad abrogare la normativa vigente nei termini previsti (11 ottobre 2008). Le Associazioni interessate non mancheranno di seguirne gli sviluppi e darne ampia notizia. Nell’ambito della legge di semplificazione 2001, come più volte evidenziato, il Ministero delle Attività Produttive aveva assunto il compito di rivisitare la normativa in vigore, relativa ai prodotti alimentari, allo scopo di renderla meno farraginosa e pletorica.

A tal fine era previsto che gli aspetti comuni alla generalità dei prodotti alimentari venissero trattati con una norma di carattere “orizzontale” a cui venivano “allegati” regolamenti attinenti i singoli prodotti. Per quanto riguarda il caffè era stato prospettato di unificare l’attuale Regolamento igienico sanitario (DPR 470) e le attuali normative riguardanti il caffè decaffeinato ed il caffè decerato. Il caffè solubile invece, essendo oggetto di normativa Comunitaria, non veniva ricompreso in questo progetto di semplificazione legislativa. A tal fine, su invito del Ministero delle Attività Produttive fu svolto un attento esame della materia e predisposto un testo condiviso dall’Amministrazione. Dal settembre del 2007 la delega al Governo per la semplificazione è scaduta. Federalimentare è intervenuta sul nuovo Governo per riattivare gli strumenti di delega che possano consentire la ripresa dei lavori.

ASPETTI TECNICI SULL’INDUSTRIA DEL CAFFE’

Il Comitato ha di recente invitato le Associazioni componenti ad una riflessione su un tema che negli ultimi tempi sembra attirare l’attenzione anche dei media di settore. Si tratta della certificazione del caffé espresso e/o del cappuccino. Il problema non va sottovalutato ed è opportuno che le Associazioni Nazionali interessate ne esaminino i vari aspetti ed esprimano il proprio punto di vista sull’argomento. A tal fine è stato istituito un apposito Gruppo di lavoro che si è già riunito due volte e non mancherà di proseguire i necessari approfondimenti.

Le tematiche che riguardano più specificatamente aspetti tecnici dell’attività di torrefazione, di confezionamento e di commercializzazione del prodotto vengono affrontate direttamente dalle Associazioni componenti interessate che, con gli opportuni coordinamenti, effettuano i necessari approfondimenti e valutano i possibili interventi da operare congiuntamente a livello nazionale e comunitario. Nei mesi scorsi la Commissione Tecnica AIIPA-ANT ha predisposto un aggiornamento del “Manuale di corretta prassi igienica per la produzione ed il confezionamento di caffè torrefatto e per il confezionamento di caffè solubile” da sottoporre al Ministero della Salute per ottenere la prescritta validazione. Il documento è stato presentato alla Direzione Generale della Sicurezza degli Alimenti e della Nutrizione e non appena avrà ottenuto la prescritta validazione sarà cura delle Associazioni interessate farlo avere alle aziende associate.

Sempre in materia di cooperazione tra Associazioni che compongono il nostro Comitato, va sottolineata la meritoria attività da anni svolta dal Consorzio Promozione Caffè con particolare attenzione alla comunicazione sul caffè ed i suoi effetti positivi sulla salute, sempre suffragata da evidenze scientifiche già pubblicate e in via di pubblicazione. Nel 2006 si è concluso il programma triennale cofinanziato da Positively Coffee, rivolto ai professionisti della salute. Le iniziative poste in essere dal Consorzio Promozione Caffè sono state accolte con particolare soddisfazione dall’Organismo dell’ICO, che ha proposto al Consorzio Promozione Caffè di proseguire tale programma per un ulteriore triennio che si concluderà nel 2009. L’apprezzata attività svolta da questo Consorzio, a cui fanno parte numerose aziende che operano nel campo della trasformazione del caffé, merita il convinto sostegno di tutto il settore.
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Giunto al termine di questo mio incarico che mi auguro sia valso, con il sostegno di Voi tutti, a far progredire questo nostro Comitato nella direzione giusta, desidero richiamare l’attenzione di tutti gli operatori italiani del settore sull’importanza di disporre di un organismo che in termini di coesione e cooperazione – sia fra gli operatori che fra le diverse Associazioni che lo compongono – e di rapporti con le Autorità preposte, i media e i numerosi organismi nazionali ed internazionali, rappresenta un patrimonio non trascurabile e lo strumento più adatto per affrontare i problemi che confrontano le categorie rappresentate e svolgere efficacemente iniziative in difesa dell’immagine del caffè.
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MERCATO INTERNAZIONALE

Il mercato internazionale durante il 2007 è stato caratterizzato da una forte volatilità delle quotazioni internazionali, che ha visto la media degli Indicatori di Prezzo ICO crescere sensibilmente. Nell’anno di raccolto 2006/07 a fronte di una produzione esportabile di 94.5 milioni di sacchi, le esportazioni dichiarate dai paesi produttori sono ammontate a 99.4 milioni di sacchi e gli stocks di qualità esportabile all’inizio dell’anno di raccolto 2006/07 risultano ulteriormente ridotti. La situazione dal punto di vista del valore delle esportazioni e quindi delle entrate dei paesi esportatori relative alle spedizioni di caffè, risulta decisamente più soddisfacente. Un quadro accurato dell’andamento delle entrate dei paesi produttori riguardanti l’export di caffè negli ultimi quarantaquattro anni è fornito nella allegata tavola XIX. Sulla base delle stime più recenti effettuate da qualificati organismi internazionali, le esportazioni per l’anno di raccolto 2007/08 (ultima colonna della tavola di seguito riportata) dovrebbero discostarsi significativamente dai volumi relativi alla produzione esportabile ed il volume degli stocks iniziali relativi all’anno di raccolto 2008/09 viene stimato in sensibile calo.

Dati Relativi Ai Paesi Esportatori Membri I.C.O.
=====================================
(per anni di raccolto, in milioni di sacchi)

2002/3
2003/4
2004/5
2005/06
2006/07
2007/08*
Produz. Esportabile
95.8
77.0
87.3
79.9
94.5
85.7
Stocks iniziali
48.3
52.9
41.6
37.7
28.7
24.8
Esportazioni
91.8
89.7
91.1
88.9
99.4
95.0
*) Stime

Per quanto riguarda la ripartizione delle esportazioni per gruppi di caffè, nel 2007 in termini quantitativi si registra una crescita degli imbarchi di caffè “Colombiani dolci” e “Robusta”, una sostanziale tenuta per i caffè “Brasiliani Naturali” ed una flessione degli imbarchi per i caffè “Altri dolci”. In termini percentuali solo i caffè “Colombiani dolci” e “Robusta” accrescono la loro quota nelle esportazioni totali. Le stime per l’anno in corso prevedono una ulteriore crescita delle esportazioni di caffè “Brasiliani Naturali” e “Robusta”, un consolidamento dei livelli raggiunti sul mercato caffeicolo dai caffè “Colombiani dolci” ed un ridimensionamento delle esportazioni di caffè “Altri dolci”.

Esportazioni Dei Paesi Produttori
=========================
(espressi in percentuale)

2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
Colombiani Dolci
12.92
12.85
13.71
12.56
13.76
13.00
13.18
Altri Dolci
25.32
24.21
24.52
23.71
21.40
23.10
21.80
Brasiliani Naturali
24.43
27.86
27.68
29.35
30.28
30.83
29.86
Robusta
37.33
35.08
34.10
34.38
34.56
33.07
35.16
TOTALI
100.0
100.0
100.0
100.0
100.0
100.0
100.0

Per venire ai dati più recenti, le rilevazioni statistiche indicano che l’andamento delle esportazioni fa segnare una sensibile riduzione. Infatti in base ai dati relativi ai primi dieci mesi dell’anno caffeicolo in corso (ottobre 2007/luglio 2008) le esportazioni sono ammontate a 94.3 milioni di sacchi, a fronte dei 99.0 milioni dello stesso periodo dell’anno precedente (Tavola XV). Gli imbarchi di caffè “Colombiani dolci” fanno registrare un incremento; sostanzialmente invariati i volumi di caffè “Altri dolce” esportati; particolarmente accentuata invece la riduzione degli imbarchi dei caffè “Brasiliani Naturali” e dei “Robusta”.

Come si rileva dalla tavola in appresso nel 2007, a fronte di un incremento delle importazioni totali e delle riesportazioni, le giacenze nei paesi Membri importatori risultano in crescita e il dato riguardante i consumi apparenti si attesta su un livello lievemente più elevato di quello dell’anno precedente. Le importazioni nette dei paesi non-Membri fanno segnare una ulteriore crescita,attestandosi intorno ai 19.3 milioni di sacchi. Mentre i consumi apparenti in alcuni paesi Membri tradizionali importatori hanno arrestato la crescita, le giacenze nei paesi importatori e nei punti franchi vengono stimate in aumento rispetto ai livelli dell’anno precedente. Per quanto riguarda il dato relativo al consumo apparente nei paesi dell’Unione Europea, attestatosi a 40.7 milioni di sacchi, risulta in lieve riduzione ma è inferiore solo a quello fatto registrare nel 2004 e nel 2006.

Dati Relativi Ai Paesi Importatori Membri
================================
(milioni di sacchi)

2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
Importazioni totali
86.4
87.1
88.9
91.8
92.4
97.3
99.4
Riesportazioni
19.7
19.5
21.1
21.5
24.0
25.8
28.2
Importazioni nette
67.7
67.6
67.8
70.2
68.5
71.5
71.2
Giacenze a dicembre
18.7
20.1
20.1
20.3
20.2
19.1
21.0
Consumi apparenti
66.2
66.1
68.2
70.6
69.2
70.5
70.8

Con riguardo agli Indicatori di Prezzo si rileva che la media ICO per l’anno 2007 è stata di 107.68 cents per libra, facendo segnare un incremento dell’11.93 percento rispetto all’anno precedente. Il differenziale tra l’indicatore di prezzo degli “Altri dolci” e quello dei “Robusta” ha subito variazioni poco significative passando da 45.40 cents per libra del gennaio 2007 ai 46.19 cents di dicembre. Nel primo semestre dell’anno in corso la media mensile dell’Indicatore di Prezzo composto è risultata in crescita attestandosi in giugno a 130.51 cents per libra, e le quotazioni dei quattro gruppi di caffè non hanno avuto un andamento del tutto uniforme; mentre i caffè arabica dopo aver toccato il livello più elevato in febbraio hanno fatto segnare una flessione, i caffè “Robusta” sono risultati in forte crescita. Il differenziale tra gli Indicatori di Prezzo degli “Altri Dolci” e dei “Robusta” risulta negli ultimi mesi in graduale sensibile riduzione, attestandosi in giugno a 34.81 cents per libra.

Nonostante l’abbondante produzione brasiliana, dovuta al ciclo vegetativo biennale che caratterizza quest’area caffeicola, prevista per l’anno di raccolto 2008/09, gli insoddisfacenti risultati dell’applicazione della Risoluzione ICO che indica standard qualitativi per il caffè esportabile, e la crescita dei consumi mondiali lasciano prevedere che l’attuale volatilità dei corsi internazionali permarrà. Prendendo in considerazione le esportazioni degli ultimi dodici mesi di cui si dispongono dati (luglio 2007-giugno 2008) si rileva che con 94.6 milioni di sacchi le esportazioni sono diminuite del 3.65 percento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Stante l’attuale volatilità delle quotazioni all’origine e le ridotte giacenze nei paesi importatori il volume delle esportazioni nell’anno in corso dovrebbe risultare in crescita rispetto a quelle fatte registrare nel 2007. Circa l’andamento del mercato a medio lungo termine, dipende – a parte il grado di effettiva attuazione del Programma per il Miglioramento Qualitativo del Caffè – dall’efficacia delle iniziative volte a favorire l’incremento del consumo interno che vengono adottate nei paesi esportatori e dall’evoluzione del consumo nei paesi importatori non tradizionali consumatori.

MERCATO INTERNO

Nel 2007 secondo i dati ufficiali ISTAT il volume delle importazioni di caffè verde, risultato pari a 7.402.301 sacchi, presenta un incremento del 6.73 percento rispetto all’anno precedente. Il volume di caffè verde trasformato dalle aziende del nostro paese supera i 7.3 milioni di sacchi, con un incremento del 6.78 per cento rispetto al 2006. Come è ormai consuetudine cerchiamo di dare una chiave di lettura dei dati ufficiali; come si è avuto più volte occasione di sottolineare, le variazioni che si riscontrano su base annuale nelle importazioni della materia prima non sono unicamente o direttamente attribuibili a variazioni nel livello dei consumi interni, ma possono di volta in volta avere ragioni diverse.

Il significativo incremento nelle importazioni di caffè verde che si registra nel 2007 in gran parte è dovuto sia alla crescente richiesta dall’estero di prodotto trasformato nel nostro paese, sia alla crescita dei corsi internazionali della derrata che ha consigliato le aziende di trasformazione ad ampliare le scorte operative. Particolarmente le esportazioni di caffè torrefatto continuano a far registrare significativi incrementi, consolidando il trend in atto da diversi anni, di crescente apprezzamento del caffè “espresso” italiano da parte dei mercati esteri. Proseguendo nell’analisi si osserva che prendendo in considerazione il complesso delle importazioni e delle esportazioni di caffè in tutte le forme, i consumi apparenti di caffè risultano in forte crescita rispetto a quelli del 2006. Va tuttavia osservato che tale dato non tiene conto delle possibili variazioni delle giacenze e degli stocks operativi; è da ritenere che l’andamento dei prezzi all’origine condizioni l’approvvigionamento del settore della torrefazione che di volta in volta può essere consigliata a ridurre o ad ampliare le proprie scorte operative.

Dall’analisi dei dati disaggregati emergono elementi che possono essere di qualche interesse per un’analisi più approfondita del mercato del caffè nel nostro paese:
• il volume delle importazioni dei quattro gruppi di caffè risulta in incremento ;
• consistente incremento delle importazioni dei caffè dell’Uganda, del Vietnam, della Bolivia, di El Salvador, del Perù, del Venezuela, del Congo, del Ruanda e della Rep. Centrafricana; più contenuto quello delle importazioni di caffè dell’India, del Messico, del Guatemala, del Nicaragua e del Togo;
• il Vietnam ha ottenuto quote di mercato mai prima raggiunte e consolida la sua posizione di secondo maggiore fornitore del nostro mercato, mentre i caffè originari dell’Uganda, dell’Etiopia e del El Salvador hanno accresciuto la loro presenza sul nostro mercato anche in termini percentuali;
• marcata flessione delle importazioni di caffè verde dal Burundi, dallo Zambia, dalla Guinea, dal Madagascar, dall’Ecuador e dalla Tailandia;
• consistente contrazione percentuale delle importazioni di caffé dalla Costa d’Avorio, dal Congo R.D., dalla Guinea, dall’Indonesia e dal Madagascar.

Per quanto concerne gli scambi di prodotto lavorato si rileva che:
• le importazioni di caffè verde decaffeinato fanno segnare una ripresa, le importazioni di caffè torrefatto decaffeinato sono in forte calo rispetto al 2006, pur mantenendosi superiori a quelle fatte registrare fino al 2005;
• le importazioni di caffè torrefatto non decaffeinato presentano una sostanziale tenuta; da notare che le importazioni di caffè torrefatto sono ormai per la quasi totalità provenienti da Paesi importatori trasformatori ed in particolare da Paesi
comunitari;
• la crescita delle importazioni di caffè solubile pur facendo segnare un ulteriore incremento rimangono di modesta entità e rappresentano solo il 2.4 percento delle importazioni italiane di caffè;
• le esportazioni di caffè in tutte le forme, che superano ormai i 2.2 milioni di sacchi (equivalente verde) crescono significativamente rispetto a quelle effettuate nel 2006.

In particolare va sottolineato:
i. l’ulteriore crescita delle esportazioni di caffè verde, dopo il consistente ridimensionamento fatto registrare nel 2002;
ii. le esportazioni di caffè verde decaffeinato, sono in forte diminuzione (-11,23%);
iii. l’ulteriore incremento delle esportazioni di caffè torrefatto (+11.42%) e di quelle di caffè torrefatto decaffeinato (+0.16%) confermano l’apprezzamento del caffè espresso all’italiana in tutto il mondo;
iiii. la ripresa delle esportazioni di caffè solubile, che inverte la tendenza negativa fatta segnare nei tre anni precedenti;
iiiii. l’ulteriore forte crescita delle esportazioni di preparazioni a base di caffè, che risultano più di diciannove volte superiori a quelle del 1999, anno in cui avevano fatto segnare i volumi più bassi degli ultimi dieci anni.

Anche nel 2007 il nostro paese si colloca al secondo posto – alle spalle della Germania – nella graduatoria dei maggiori esportatori di caffè torrefatto, sfiorando i due milioni di sacchi (equivalente verde). Gli sbocchi più importanti per le esportazioni del caffè torrefatto italiano sono come sempre i paesi comunitari che assorbono oltre il 75 percento delle nostre esportazioni – soprattutto Francia e Germania – gli Stati Uniti e l’Australia e si registra una significativa espansione, in particolare nei Balcani e nell’Europa orientale.

Il saldo dell’esborso valutario netto riguardante gli scambi di caffè in tutte le forme relativo al 2007 ha superato i 205 milioni di euro (+18.5 percento rispetto a quello del 2006); tale incremento è dovuto alla sostenutezza dei corsi internazionali della materia prima. Il valore medio del caffè verde importato nel 2007 è risultato intorno al 6 percento superiore (in termini correnti) a quello del 2006, a fronte di una crescita dell’indicatore di prezzo composto espresso in dollari, del 12.5 percento. Ciò può essere dovuto sia al mutato rapporto di cambio tra euro e dollaro, valuta con la quale vengono regolati gli acquisti di caffè verde, sia per la non corrispondenza tra il momento di acquisto e quello di sdoganamento.

L’andamento del costo della materia prima ha consigliato le aziende del settore, che come è noto è caratterizzato da forte concorrenzialità, a provvedere – pur se in misura contenuta – al graduale aggiornamento dei propri listini. Il prezzo medio nazionale al consumo di caffè torrefatto in Italia, rilevato dall’ISTAT è risultato nel 2007 di 11.28 € al chilo, registrando nel corso dell’anno una sostanziale tenuta. Al riguardo, come sottolineato ogni anno, va osservato che il sistema attuale di rilevazione dell’Istituto, che prende in considerazione solo marche presenti su tutto il territorio e non tiene conto delle sempre più frequenti offerte promozionali, guarda più alla dinamica che non ai livelli dei prezzi. Tale dato, che in termini correnti è il più elevato, in termini costanti si colloca al livello inferiore (ad eccezione del 2004, 2005 e 2006)al prezzo medio registrato dal 1974 – primo anno di cui si dispongono le rilevazioni del prezzo al consumo riguardante il caffè.

Il cronico ritardo, di cui soffre l’elaborazione da parte dell’ISTAT dei dati relativi al commercio con l’estero, non consente di fornire un quadro sufficientemente aggiornato dell’andamento del mercato nell’anno in corso. Nei primi cinque mesi del 2008 le importazioni di caffè verde, fanno segnare un incremento del 2.75 percento rispetto allo stesso periodo del 2007; le esportazioni di caffè torrefatto mantengono un deciso ritmo di crescita. Tali dati lasciano intravedere un aumento delle esportazioni di caffè trasformato e delle scorte operative ed una sostanziale stabilità dei consumi interni. Se si considerano gli ultimi dodici mesi di cui sono disponibili dati sul commercio estero (Giugno 2007/Maggio 2008) e si raffrontano con quelli dello stesso periodo degli anni precedenti (Tavola VII), si rileva che le importazioni di caffè verde sfiorando i 7.5 milioni di sacchi presentano un incremento di 4.85 punti percentuali.

Sdoganamenti di Caffè Verde
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(000 sacchi da 60 Kg.)

Periodo
2002/3
2003/4
2004/5
2005/06
2006/07
2007/08
Giugno/Maggio
6.197
6.400
6.718
6.641
7.145
7.492
2003
2004
2005
2006
2007
2008
Anno solare
6.382
6.458
6.665
6.935
7.402
7.650*
Gennaio/Maggio
2.805
2.824
3.084
3.060
3.262
3.352
*) Stime

Per quanto riguarda la ripartizione tra le tipologie dei caffè importati nei primi cinque mesi del 2008, risultano sostanzialmente stabili gli sdoganamento dei caffè “Colombiani dolci” e “Brasiliani Naturali”, in crescita i caffè “Robusta” ed in calo i caffè “Altri dolci”. Globalmente le importazioni di caffè in tutte le forme nei primi cinque mesi del 2008 presentano un incremento del 4.98 percento rispetto a quelle effettuate nello stesso periodo dello scorso anno, mentre le esportazioni, con riguardo al caffè in tutte le forme sono cresciute del 7.83 percento.

Le variazioni di segno positivo più significative si registrano: per le importazioni con riguardo al caffè torrefatto decaffeinato ed alle preparazioni a base di caffè; per le esportazioni, con riguardo al caffè torrefatto, torrefatto decaffeinato e preparazioni a base di caffè. Variazioni di segno negativo si registrano solo per le esportazioni di caffè verde e caffè solubile. Nei primi cinque mesi dell’anno in corso, sia per la sostenutezza delle quotazioni all’origine sia per la volatilità del rapporto di cambio tra l’euro e il dollaro – valuta con la quale vengono generalmente regolati gli acquisti di caffè verde – l’esborso valutario netto relativo agli scambi con l’estero di caffè risulta più elevato di quello dello stesso periodo del 2007.

Con riguardo all’andamento delle quotazioni di caffè verde all’origine va tuttavia tenuta presente la non corrispondenza tra il momento di acquisto e quello di sdoganamento di una partita di caffè. Come è noto il periodo di tempo che intercorre tra l’acquisto e lo sdoganamento può variare a seconda dell’andamento e delle condizioni del mercato internazionale. Così gli scostamenti di prezzo sia al rialzo che al ribasso, specie se improvvisi ed inattesi, presentano una relativa vischiosità. Nonostante la previsione di una crescente espansione delle esportazioni di caffè torrefatto, l’attuale sostenutezza dei corsi internazionali del caffè verde, lascia intravedere nell’anno in corso un ulteriore incremento dell’esborso valutario netto relativo agli scambi con l’estero di caffè.

ACCORDO INTERNAZIONALE

Pur rimanendo uno strumento di carattere sostanzialmente amministrativo che non prevede clausole economiche e strumenti per interventi sul mercato volti a regolare le quotazioni internazionali, l’Accordo Internazionale del Caffè 2007 approvato dal Consiglio lo scorso anno è previsto che entri in vigore il 1° ottobre 2008. Esso prosegue nel suo impegno di individuare misure intese a rendere più efficiente l’attività di questo foro internazionale nel quale si dibattono le problematiche riguardanti la produzione, la commercializzazione ed il consumo di questa importante derrata, al fine di raggiungere un duraturo equilibrio tra la domanda e l’offerta e favorire l’adozione di misure volte ad uno sviluppo sostenibile del settore caffeicolo.

In particolare in questi anni non ha mancato:
– di mettere in guardia le Autorità nazionali ed internazionali circa i danni che provoca porre in atto progetti o programmi che promuovono la crescita dell’offerta, in assenza di un corrispondente incremento della domanda;
– di promuovere la produzione di caffè di più alto valore aggiunto, come caffè gourmet o caffé biologico, per incrementare le entrate dei coltivatori;
– di sensibilizzare le Autorità nazionali a procurare adeguato accesso finanziario per la diversificazione della produzione, ove possibile, nonché per il miglioramento della sicurezza alimentare ed una adeguata fornitura del mercato;
– di sostenere il programma di miglioramento qualitativo della produzione esportabile o altri progetti volti ad accrescere l’apprezzamento della bevanda da parte del consumatore;
– di coordinare iniziative volte a fare crescere il consumo interno nei paesi produttori, particolarmente efficaci quelle poste in essere in Brasile;
– di mantenere i livelli di consumo nei mercati tradizionali attraverso il miglioramento qualitativo della bevanda, lo sviluppo di mercati di nicchia e la diffusione di informazioni obbiettive sui benefici effetti del consumo di caffè;
– di proseguire le iniziative poste in essere in importanti mercati emergenti, come la Russia e la Cina affiancando il settore privato con azioni di pubbliche relazioni e di comunicazione.

Il nostro paese che per l’importanza che riveste per volume di scambi di caffé e per la tipicità della propria produzione, anche nell’anno caffeicolo 2007/08 appena concluso, ha fatto parte della Giunta Esecutiva. Il Comitato Italiano Caffé, facendo proprie le istanze delle categorie rappresentate svolge con il consueto impegno la funzione di Adviser tecnico della Delegazione Ufficiale italiana presso l’ICO e non manca di fornire il proprio fattivo contributo di esperienza alla Giunta Consultiva del Settore Privato, per migliorare l’efficienza di questa commodity che tuttora costituisce un valido punto di riferimento per chi opera nel settore del caffé e per compiere scelte volte alla trasparenza del mercato, impiegando nel modo più efficace il prezioso bagaglio di esperienza e di conoscenze ed il cospicuo patrimonio di dati relativi al mercato di questa importante derrata.
……..
……..

CONCLUSIONI

Per brevità nella mia esposizione mi sono soffermato solo sui problemi di più ampio respiro affrontati nel corso dell’ultimo anno. Nell’adempimento dei propri compiti istituzionali numerosi altri problemi sono stati trattati nel corso dell’anno dal Comitato Italiano Caffè, intrattenendo costanti rapporti con le Amministrazioni competenti e gli Organismi internazionali di settore e provvedendo con puntualità a fornire agli Associati ampia e dettagliata notizia dei propri interventi, attraverso numerosi “Caffè Notizie” e circolari. Al di là delle sue funzioni istituzionali di promozione dell’immagine del caffè e di coordinamento delle iniziative delle Associazioni di Categoria che operano nel settore, il Comitato Italiano Caffè si è fattivamente interessato ai casi di volta in volta segnalati da singole aziende del ramo attinenti problemi d’importazione, trasformazione e distribuzione del caffè.

Confido che questo mio pur sintetico quadro dell’attività svolta in questi dodici mesi dal Comitato Italiano Caffè abbia saputo fornire in modo adeguato una immagine della vitalità di cui il Comitato in molti anni di attività ha saputo dar prova, ed una corretta rappresentazione dell’attuale congiuntura attraversata dal nostro settore. Per poter affrontare con successo i problemi del nostro settore, favorire la ricerca di soluzioni realistiche e coerenti ed adottare indirizzi di vitale importanza per l’attività delle aziende del ramo, non deve venire meno l’impegno costante delle categorie interessate all’importazione ed alla trasformazione del caffè. Al fine di rendere più efficace l’azione delle Associazioni Nazionali componenti e dare forza così al Comitato Italiano Caffè, sento di dover rinnovare l’invito a tutti gli operatori del settore a partecipare alla vita degli organismi di categoria animati da spirito di fattiva cooperazione, ed a non far mancare il loro sostegno alle Organizzazioni di rispettiva appartenenza, indispensabile per una efficiente gestione.

per la visione del documento globale, completo di grafici e tabelle, rivolgersi a:
Comitato Italiano Caffè
Nuovo indirizzo :
c/o AIIPA corso di Porta Nuova 34 – 20121 Milano – tel. 02.890 074 244 – comitcaf@comitcaf.it

ELENCO DEGLI ALLEGATI CONTENUTI NEL DOCUMENTO ORIGINARIO
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ALLEGATO 1 – Indice giornaliero indicativo dei prezzi del caffè dal 1° settembre 2007 al 31 agosto 2008.

GRAFICI

Andamento degli indicatori I.C.O. dal 1965 al 2007.

Andamento degli Indicatori I.C.O. dal Gennaio 1997 al Giugno 2008.

Importazioni di caffè verde da Paesi Produttori Membri – per tipi di caffè dal 1970 al 2007 (dati espressi in migliaia di sacchi).

Valore medio del caffè verde importato in Italia dal 1954 al 2007 (dati espressi in euro per chilogrammo).

ELENCO DELLE TAVOLE

TAVOLA I – Produzione e consumo del caffè.

TAVOLA II – Andamento delle importazioni di caffè verde in Italia dal 1925 al 2007.

TAVOLA III – Importazioni di caffè.

TAVOLA IV – Esportazioni di caffè.

TAVOLA V – Importazioni di caffè verde da Paesi Produttori Membri – per tipi di caffè.

TAVOLA VI – Importazioni di caffè verde in Italia – distribuzione percentuale per origine.

TAVOLA VII – Andamento mensile degli sdoganamenti di caffè verde.

TAVOLA VIII – Andamento trimestrale e cumulativo degli sdoganamenti di caffè verde.

TAVOLA IX – Importazioni di caffè verde (anni 2002 – 2003 – 2004 – 2005 – 2006).

TAVOLA X – Andamento percentuale degli sdoganamenti di caffè verde attraverso

TAVOLA XI – Evoluzione degli scambi con l’Estero di caffè in tutte le forme(dati espressi in chili di caffè verde).

TAVOLA XII – Importazioni di caffè verde in temporanea importazione(dati espressi in sacchi di caffè verde).

TAVOLA XIII – Evoluzione degli scambi con l’Estero di caffè in tutte le forme (dati espressi in euro).

TAVOLA XIV – Esportazioni dei Paesi Membri verso tutte le destinazioni – anni 2002 – 2007 (dati espressi in migliaia di sacchi).

TAVOLA XV – Esportazioni dei Paesi Membri verso tutte le destinazioni -Ottobre 2007/Luglio 2008 (dati espressi in sacchi).

TAVOLA XVI -Consumi apparenti annuali per abitante nei paesi importatori piùrappresentativi (dati espressi in chili di caffè verde).

TAVOLA XVII -Prezzi del caffé verde – Quotazioni medie per merce pronta resanazionalizzata (IVA esclusa).

TAVOLA XVIII – Prezzi medi nazionali al consumo della voce “Caffè torrefatto”.

TAVOLA XIX – Valore annuale, volume e valore unitario delle esportazioni di caffè dai Paesiesportatori Membri verso tutte le destinazioni – 1964 – 2007

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