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A cura della direzione editoriale di Brau Beviale – Norimberga
Petra Trommer, Ellen Rascher Tel +49 (0) 9 11.86 06-83 28 Fax +49 (0) 9 11.86 06-82 56 ellen.rascher@nuernbergmesse.de

Fonte: Brau Beviale su www.brau-beviale.de e reso disponibile per i media

SOMMARIO: Il ruolo storico dei caffè europei – Consumi globali di bevande in vertiginosa crescita – Il mercato europeo delle bevande: il caso della birra – Il mercato europeo delle bevande: il caso delle bevande analcoliche

Rif. Temporale 05/07

Il ruolo storico dei caffè europei

“L’Europa è nata sostanzialmente dallo spirito delle Case del caffè”, sostiene il filosofo e critico George Steiner (nato a Parigi il 23.04.1929). Chi vuole andare alla ricerca delle radici della “idea europea”, di una miscela di ideali di libertà, varietà culturale e unità, finisce per trovarsi irrimediabilmente in una “Casa del caffè”, il luogo in cui si sedeva, e si siede tutt’oggi, per discutere della situazione del mondo in generale e degli affari in particolare. Per quanto frammentata e disomogenea fosse un tempo la cartina politica dell’Europa, i caffè offrivano un forum rispettabile per accordi e complotti, per dibattiti intellettuali e chiacchiere. Il “Café Central” di Vienna (fondato nel 1860), il parigino “Les Deux Magots” (1885), il veneziano “Caffè Florian” (1720), il “Café Slavia” di Praga (1800) e, non da ultimo, il “Zum Arabischen Coffe Baum” di Lipsia (1711) divennero celebri in quanto luoghi di comunicazione politica e di consumazioni “squisite”. Può forse dispiacere che le case del caffè europee abbiano perso il loro ruolo di “club dei dibattiti borghesi” e la loro funzione istruttiva in ambito politico per fungere oggi da semplici esercizi pubblici… ciò non toglie che, di epoca in epoca, la carta delle bevande sia sempre stata uno specchio del mercato delle bevande del tempo. Essa riportava infatti tutte le bibite prodotte a scopi commerciali: bevande calde, analcoliche, birra, vino e superalcolici.

I caffè possono quindi fornire informazioni di prima mano sullo sviluppo dei consumi delle bevande in Europa. Consumi che, nonostante la spesso deplorata stagnazione nei mercati ormai “maturi” dell’Europa occidentale, non sembrano poi svilupparsi così male. Beninteso: crescita minima o anche crescita zero non significano assolutamente stasi totale. Infatti in singole categorie di bevande, in determinati segmenti e, naturalmente, anche nei specifici mercati si nota una forte dinamica: un fatto che la BRAU Beviale, nella sua funzione di forum europeo dell’industria delle bevande, registra immediatamente.

Consumi globali di bevande in vertiginosa crescita

Secondo i rilevamenti effettuati dall’istituto britannico di ricerche di mercato Canadean, i maggiori consumi di “commercial beverages” (che non comprendono le bevande fatte in casa e l’acqua di rubinetto) si registrano nell’America del Nord, con annualmente oltre 600 l pro capite. Gli americani sono riusciti a difendere il loro primato nonostante i consumi relativamente bassi di vino e superalcolici. Un fatto imputabile, non da ultimo, al consumo di bevande rinfrescanti più alto del mondo. Nel consumo di bevande calde, analcolici, birra, vino e superalcolici gli europei occidentali si posizionano al terzo e quelli orientali al quarto posto.

Per i sei anni a venire (fino al 2012) la Canadean pronostica una crescita dei consumi globali del 18%, incremento al quale parteciperanno tutte le aree di mercato a eccezione dell’Africa. La maggior parte degli aumenti interesserà le bevande analcoliche. Motivo di gioia, quindi, per tutte le aziende il cui portafoglio prodotti dispone di acque minerali. Fino al 2012, infatti, il solo segmento delle acque minerali crescerà di oltre il 40%. Le previsioni indicano uno sviluppo complessivamente positivo anche per la stessa domanda mondiale di bevande rinfrescanti, pur se leggermente in calo nell’America del Nord.

Nel comparto della birra il mondo intero parla ormai da anni soltanto della Cina. Nonostante in questo paese l’incremento delle vendite di birra continui a perdurare (2006: +9,8%), è anche vero che, nei prossimi anni, saranno le bevande calde, in particolare tè e bevande a base di tè, a contribuire in modo fondamentale all’aumento dei consumi di bevande di produzione commerciale in Asia. Già oggi in Asia il tè costituisce più del 30% dei consumi complessivi di bevande.

Il mercato europeo delle bevande: il caso della birra

La convenzione vigente tra i ricercatori di mercato di suddividere il mercato europeo in due parti, una occidentale e una orientale, non è da ascriversi a una scarsa propensione ad accettare i mutamenti politici, bensì deriva da una nozione acquisita ed empiricamente dimostrabile: in Europa, infatti, si constatano ancora grandi differenze per quanto concerne il consumo di bevande. Ciò nonostante anche questa suddivisione cela alcune insidie. In termini di consumi di birra, ad esempio, essa maschera un’altra suddivisione esistente: quella tra il nord e il sud dell’Europa.

Per il 2006 la Canadean indica una crescita dell’1% nei mercati della birra dell’Europa occidentale, mentre in Europa orientale si segnala una crescita del 3,7%. Determinante in tal contesto il ruolo della Russia con un incremento del 2,4%. Un risultato che sembra segnare la fine dell’era degli aumenti improvvisi dei volumi in Russia così come, tra l’altro, nella maggior parte degli altri paesi appartenenti al mercato dell’Europa orientale. Con i suoi oltre 90 mio hl la Russia è il mercato più grande, seguita da Polonia (30 mio hl) e Ucraina (21 mio hl).

Osservando alcuni paesi nell’ambito della regione di mercato dell’Europa occidentale si constata che, nel 2006, in Spagna i consumi di birra sono saliti del 2,9%. Leggermente in positivo anche i risultati in Italia e in Portogallo. Ciò sembra rafforzare la tesi che il mercato europeo della birra risulti diviso anche da un’asse nord-sud: con una parte nordeuropea stagnante con tendenza al calo a media scadenza, tra i cui perdenti rientrano Germania, Svezia e Danimarca, e una sud europea un po’ più dinamica.

Naturalmente nel ranking dei dieci paesi che bevono di più questi sviluppi non sono ancora percepibili. Con i suoi 159 litri la Repubblica Ceca continua a essere la numero uno al mondo nei consumi pro capite e difende la posizione di primato che occupa ormai da decenni. Al secondo posto troviamo l’Irlanda (133 l), seguita dalla Germania (115 l), dall’Austria (111 l) e dalla Gran Bretagna (96 l). Al sesto posto si colloca l’Estonia (94 l), i cui consumi sono saliti da 82 a 94 litri nell’arco di un solo anno, davanti al Belgio e alla Lituania (entrambe 91 l), alla Finlandia (88 l) e alla Danimarca (87 l).

Il mercato europeo della birra si presenta come un insieme alquanto eterogeneo di mercati singoli. Ciò è dovuto tra l’altro al fatto che, di regola, il consumo di birra viene condizionato da fattori sui quali i birrificatori stessi, all’interno dei rispettivi mercati, non hanno alcun influsso. Tra questi rientrano la situazione economica, eventuali interventi del governo a limitazione dei consumi di alcool, trend demografici sfavorevoli o anche la situazione meteorologica.

Il mercato europeo delle bevande: il caso delle bevande analcoliche

Anche se per i birrificatori è soltanto una magra consolazione va detto che, rispetto al mercato della birra, il mercato europeo delle bevande analcoliche si rivela ancora meno omogeneo. In altre parole: i valori rilevati per l’Europa nel suo complesso sono, di fatto, soltanto valori medi che risultano da un ampio divario tra i consumi dell’Europa occidentale e di quella orientale. Per l’Europa occidentale gli osservatori di mercato della WILD di Heidelberg hanno calcolato un consumo complessivo di bevande analcoliche (escluse quelle fatte in casa e le bevande calde) di 247 litri pro capite, mentre nell’Europa orientale il valore riscontrato è di 101 litri pro capite. Ne consegue una media europea di 175 litri. Un valore certamente corretto dal punto di vista puramente matematico, tuttavia purtroppo assolutamente inutilizzabile ai fini di un’osservazione realistica del mercato.

Confrontando tra loro i vari segmenti del comparto bevande, saltano subito agli occhi le discrepanze tra l’Europa occidentale e quella orientale: 112 litri (ovest) contro 34 (est) per il consumo di acqua pro capite, 75 litri (ovest) contro 42 (est) per quello di bevande rinfrescanti, 26 litri (ovest) contro 14 (est) per quello di succhi e i nettari. Si potrebbe procedere analogamente fino al segmento “polveri di frutta”, in cui l’Europa orientale vince il confronto con un litro pro capite, mentre la rispettiva casella dell’Europa occidentale rimane vuota.

Diversa la situazione nel caso delle bevande sportive ed energetiche che negli ultimi sette anni hanno registrato una crescita particolarmente gradita nel mercato dell’Europa occidentale in quanto accompagnata da consistenti margini di guadagno. Tra il 2000 e il 2006 il consumo pro capite di questo genere di bevande è raddoppiato da 2 a 4 litri. Nell’Europa dell’est, invece, si tratta di un segmento relativamente sconosciuto. Le quantità vendute sono talmente esigue che il rispettivo valore commutato nei consueti litri pro capite è ancora a livello zero.

La bipartizione del mercato europeo delle bevande analcoliche è tuttavia ancora troppo poco specifica per poterne ricavare dati dettagliati sullo status quo. L’esempio migliore in questo senso è il segmento “succhi e nettari” nell’Europa occidentale: tra il 2000 e il 2006 gli osservatori di mercato della WILD hanno constatato un incremento dei consumi da 24 a 26 litri. Un risultato senz’altro positivo se non fosse offuscato dal fatto che il consumo di succhi risulta stagnante dal 2003.

A tale situazione ha senz’altro contribuito l’aumento dei prezzi dei concentrati. Tuttavia il mercato ha sofferto molto di più del calo dei consumi in Germania: dai 46,6 litri del 2003 a meno di 40 nel 2006. Stando ai dati della Canadean, nel solo 2006 il fatturato dei succhi di frutta in Germania è diminuito del 7%, con conseguenze di ampia portata sia sul mercato dell’Europa occidentale sia su quello globale. Conseguenze di una portata tale da spingere la Canadean a pronosticare, per i prossimi anni, una crescita del consumo di succhi nell’Europa occidentale di appena lo 0,4% annuo e a dare la colpa di ciò alla Germania. La Germania detiene il più alto consumo pro capite di succhi di frutta al mondo. In forza di ciò l’Europa occidentale, nel computo internazionale, risulta essere il secondo maggior mercato per i succhi di frutta per importanza, tuttavia con un fatturato che dipende per un terzo dai consumi tedeschi. Più i tedeschi passano dai succhi alle acque aromatizzate, più percepibili saranno le conseguenze… non soltanto per i produttori tedeschi di succhi, bensì per l’intera categoria.

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