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ABSTRAT TRATTO DAL REPORT VINI A DENOMINAZIONE D’ORIGINE
Pubblicato da Ismea nell’aprile 2012 e pubblicato sul sito
www.ismea.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/6052

PREMESSA: In questo documento sono analizzati i dati più recenti sulla struttura, la produzione e il mercato italiano ed estero dei vini Doc, Docg e Igt (o Dop e Igp). Dopo una breve descrizione dei dati relativi ai riconoscimenti (aggiornati al 30/11/2011) sulla base delle informazioni pervenute dal Mipaaf, sono analizzati i dati relativi al 2010 provenienti dalla consueta indagine annuale che Ismea svolge presso InfoCamere e le Camere di Commercio. Per le principali denominazioni e indicazioni geografiche italiane, l’analisi ha per oggetto le aziende denuncianti, le superfici in produzione, l’uva prodotta, la produzione potenziale e certificata di vino. Aggiornata al 2011 è l’analisi del mercato all’origine, come pure lo studio della domanda interna ed estera. Vista l’entrata in vigore della nuova normativa che ha fatto confluire anche i vini nella regolamentazione più generale delle Dop/Igp, per comodità verranno usate in questo report indifferentemente le dizioni Doc/Docg- Igt e Dop-Igp. Soprattutto in tema di commercio estero si utilizzerà la dizione Dop/Igp per conformità con i nuovi codici della nomenclatura combinata.

Riferiento Temporale: Maggio 2012-05-13

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Il comparto dei vini Doc, Docg e Igt continua ad evidenziare una tendenza espansiva, anche attraverso il numero di denominazioni che, alla fine di novembre 2011, hanno raggiunto quota 521, con circa 20 nuovi riconoscimenti rispetto all’inizio dell’anno (+3,4%). Le denominazioni più numerose sono le Doc (330), che costituiscono quasi i 2/3 del totale, seguite dalle Igt (118, pari a quasi il 23%); il rimanente 14% è costituito da Docg (73 denominazioni) che sono cresciute di 17 unità in poco più di un anno. Se si osserva il numero delle denominazioni dal punto di vista della nuova normativa, si hanno attualmente in Italia 403 vini Dop e 118 Igp. Per quanto concerne il contributo delle singole regioni, quella che vanta il maggior numero di denominazioni (Doc + Doc g+ Igt) è il Piemonte (58), cui seguono la Toscana con 56 e il Veneto con 50.Vi è poi la Lombardia con 42 denominazioni e, con oltre 30, Sardegna, Lazio e Puglia. Negli ultimi cinque anni le denominazioni di origine dei vini sono cresciute fortemente soprattutto nell’ultimo biennio, a fronte di un’ascesa più contenuta negli anni 2008 e 2009. Tra le principali regioni sono la Toscana ed il Veneto quelle che hanno registrato un aumento continuo nel numero di denominazioni. Sotto il profilo della distribuzione per aree geografiche, permane nel 2011 la forte presenza delle denominazioni nel Nord Italia, con oltre il 41% del totale, seguite da quelle del Centro e del Sud che presentano un peso analogo (22-25%) e delle Isole (12%). Nel dettaglio delle tre tipologie di denominazioni, il peso delle Docg è maggiore nelle aree centrosettentrionali, mentre al Sud e nelle Isole vi è una maggiore incidenza di Igt. Per le Doc, invece, il peso più

 Distribuzione Regionale doc Docg Igt Vino ItaliaLa struttura produttiva del comparto dei vini Doc-Docg e Igt nel 2010

Le aziende che hanno effettuato denunce di raccolta uva destinata a vini Doc-Docg presso le Camere di Commercio nel 2010 sono state quasi 156 mila, mentre le corrispondenti superfici denunciate sono risultate pari a poco più di 211 mila ettari. Pertanto la superficie media aziendale si è attestata su un valore di 1,4 ettari. Tutte le principali denominazioni mostrano una ridotta superficie media, ad eccezione della Docg Chianti che mostra un’estensione media di 4,3 ettari. L’uva ottenuta dalle superfici in produzione ha oltrepassato i 20,7 milioni di quintali, con una resa quindi che si è attestata sui 98 quintali per ettaro. Dalla produzione di uva si sono ottenuti nel 2010 circa 14,4 milioni di ettolitri di vino Doc-Docg, per una resa in vinificazione di 0,70 ettolitri per quintale. Nel 2010, inoltre, è stato certificato2 un ammontare di vino Doc- Docg pari a poco più di 12,1 milioni di ettolitri. In riferimento ai vini Igt, le aziende che hanno effettuato denunce di produzione nel 2010 sono risultate poco più di 130 mila, mentre le corrispondenti superfici denunciate sono ammontate a circa 148 mila ettari, un numero inferiore a quello delle Doc-Docg. Anche la superficie media per denuncia è risultata più bassa di quella delle Doc-Docg e si è attestata su un valore di circa un ettaro. L’uva ottenuta dalle superfici in produzione è ammontata nel 2010 a circa 19,1 milioni di quintali. La corrispondente resa delle uve destinate alle Igt (128,9 quintali per ettaro) si attesta su un valore ben superiore rispetto alle denominazioni di origine. Dalla produzione di uva si sono ottenuti nel 2010 15,2 milioni di ettolitri di Igt, per una resa in vinificazione di 0,80 ettolitri per quintale.

In riferimento alle Doc e Docg nel 2010 si è rilevata una lieve flessione (-1,4%) delle superfici destinate a tali vini, mentre nello stesso anno la produzione di uve e di vini Doc e Docg ha registrato una crescita del 2,4%, per un ammontare di 14,4 milioni di ettolitri, pari a circa 1/3 della produzione complessiva di vino. A contribuire all’incremento della produzione di vino sono stati ancora il Prosecco ed il Conegliano Valdobbiadene, che da un paio di anni hanno cambiato il loro assetto normativo e produttivo. Ma aumenti si registrano anche per la Doc Piemonte, Asti ed in misura minore per il Bardolino. In flessione invece la produzione di Valpolicella, Chianti Classico ed in misura minore quella delle Doc del Trentino Alto Adige, del Chianti e del Montepulciano d’Abruzzo. Nel caso delle Doc-Docg, come anche per le Igt è forte la concentrazione della produzione su poche di esse. Le prime dieci Doc-Docg rappresentano infatti circa il 41% del totale di questo segmento. Nel 2010, più della metà delle uve destinate a vini Doc-Docg sono state conferite a strutture di tipo cooperativo, per un altro 24% vendute e per quasi il 22% vinificate in proprio. È evidente quindi come la struttura cooperativa tenda ad assolvere il ruolo di elemento aggregatore per aggirare i limiti strutturali. Analizzando i dati strutturali sulle Doc e Docg su un periodo più lungo, si nota come le superfici dei vini Doc- Docg siano spesso diminuite negli ultimi anni, mentre la produzione in generale e nell’ultimo biennio in particolare ha segnato discreti incrementi. Ciò è dovuto quindi a una crescita delle rese.

In riferimento ai vini Igt, nel 2010 le superfici sono cresciute di quasi l’1% e la produzione di uva e vino ha fatto segnare un generale incremento (+3,3%), anche se localmente non mancano sensibili aumenti come nel caso delle Igt Salento o Puglia. Meno marcati gli incrementi per le indicazioni geografiche Veneto, Emilia, Ravenna e Rubicone. In flessione, invece, i quantitativi di Marca Trevigiana, ma soltanto a causa dello spostamento di parte della produzione verso la denominazione Prosecco e delle Igt regionali Sicilia e Toscana. Anche per le Igt è molto forte la concentrazione della produzione su poche di esse. Se le prime dieci Doc- Docg rappresentavano circa il 41% del totale di questo segmento, tale percentuale sale addirittura ad oltre il 73% nel caso delle Indicazioni geografiche. Il confronto tra il peso del numero di Igt e quello dell’effettiva produzione condotto a livello regionale evidenzia che in molti casi e tra le principali regioni l’incidenza produttiva è molto più elevata di quella delle denominazioni (Veneto, Sicilia, Emilia Romagna, Puglia), cosa che accadeva di meno nell’ambito delle Doc- Docg. Il caso opposto (comunque poco frequente) si riscontra invece in Lombardia ed Abruzzo.

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Il mercato all’origine

Dopo due anni tutt’altro che favorevoli, il mercato delle Dop ha vissuto, così come tutto il settore vinicolo, un 2011 all’insegna dei rialzi dei listini all’origine. Questo grazie soprattutto all’incremento della domanda estera e alla sostanziale tenuta di quella interna. L’indice Ismea dei prezzi alla produzione segna, infatti, un +11% sul 2010, determinato maggiormente dai rossi (+20%) che dai bianchi (+6%). A trainare verso l’alto le quotazioni sono stati soprattutto i vini piemontesi. Positivi anche i rossi veneti, soprattutto il Valpolicella Classico, e quelli del Trentino Alto Adige. In Toscana si evidenzia una certa sofferenza per il Chianti classico, mentre sono aumentati il Chianti Colli Senesi ed il Chianti. Ottimo, intanto, il mercato del Brunello passato nel corso dell’anno da 600 a 675 euro al quintale, valore che lo pone saldamente in testa alla classifica dei vini italiani più “quotati”. In Emilia Romagna hanno segnato aumenti piuttosto consistenti i Lambruschi ed il Sangiovese, a fronte di un – 10% del Gutturnio. Mentre tra i rossi le variazioni negative sono solo rare eccezioni, tra i bianchi se ne contano alcune in più. In realtà nella prima parte dell’anno il numero era più elevato ma in molti casi gli aumenti registrati nella seconda parte hanno compensato o, addirittura, invertito la tendenza come nel caso del Pinot grigio Friuli Grave, mentre il Pinot bianco della stessa denominazione segna il passo. A parte il Frascati, hanno recuperato anche le altre Dop bianche del Lazio. Bene anche il Prosecco, le cui contrattazioni per scarsità di prodotto sono terminate praticamente nei primi tre mesi dell’anno. Come detto il 2011 è stato un anno piuttosto favorevole per il listini alla produzione di tutto il settore vinicolo e le Igp non sono state da meno. Sia nel segmento dei bianchi che in quello del colore sono stati soprattutto i vini veneti a trainare verso l’alto i listini. Anche nelle altre regioni comunque le cose, dal punto di vista dei prezzi nella fase più a monte della filiera, sono andate piuttosto bene.

La domanda interna

Negli ultimi decenni è notevolmente cambiato il ruolo del vino nell’alimentazione degli italiani. Come in tutti i Paesi tradizionalmente consumatori il vino ha sostanzialmente mutato funzione d’uso e, da alimento energetico particolarmente diffuso nelle regioni agricole, è progressivamente diventato sempre più un prodotto dal consumo occasionale legato a situazioni speciali, oppure consumo “culturale” da intenditori. Ne è derivata una lenta e costante flessione dei consumi di vino. Negli ultimi trent’anni il consumo pro capite si è più che dimezzato e nel 2009 si è attestato per la prima volta sotto la soglia dei 40 litri, risalito solo di poco nell’anno seguente. In base ai dati dei bilanci di approvvigionamento, il consumo italiano complessivo di vino nella campagna 2008/2009 è sceso per la prima volta sotto i 20 milioni di ettolitri. Da segnalare l’ormai quasi coincidenza tra i consumi di vini a denominazione a quelli dell’insieme dei vini comuni e Igt. In realtà, a diminuire in modo sensibile sono stati i vini comuni, è infatti venuto a mancare, per tutta una serie di motivi la quotidianità nel consumo di vino mentre dall’altra parte è cresciuto un segmento di consumatori più attento alla qualità, e da qui il maggior consumo di vini ai vertici della piramide qualitativa, ma che in volume tende a bere meno. Da considerare inoltre che la quota di produzione, e quindi di disponibilità sul mercato, di vino Dop è cresciuta nel tempo.

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I consumi domestici

I dati sugli acquisti presso distribuzione moderna (ipermercati, supermercati, superettes, libero servizio piccolo) confermano, insieme agli indicatori visti in precedenza, la dinamica flessiva dei consumi di vino. Negli ultimi cinque anni, infatti gli acquisti nei canali della GDO sono scesi progressivamente da 6,4 a 6,2 milioni di ettolitri. Di contro è cresciuta, anche in questo caso in modo progressivo, la spesa per i vini passata sempre nel periodo in esame da 1,6 a 1,8 miliardi di euro. Nel 2011 in particolare si è registrato un -1% dei volumi accompagnato da un +1% della spesa. Altra conferma, rispetto ai dati assoluti di bilancio, viene anche dal fatto che, a fronte di una riduzione totale, i vini di qualità, quindi Doc-Docg e Igt, mostrano un seppur lieve incremento in volume, accompagnato da un più che proporzionale aumento della spesa. I primi, infatti, in cinque anni sono saliti da 1,6 a 1,7 milioni di ettolitri, mentre per le Igt si passa da 1,4 a 1,5 milioni di ettolitri. Sono quindi i vini comuni ad aver perso quote di mercato. Nel 2011, in particolare, le Dop hanno sostanzialmente tenuto i livelli dello scorso anno con un +1% degli incassi, mentre le Igp hanno perso quasi il 3% su base annua a fronte di una tenuta degli introiti. In volume assoluto, sicuramente, gli aumenti di medio periodo non sono particolarmente significativi ma assumono rilievo proprio perché inseriti in un contesto tutt’altro che roseo e vanno anche letti alla luce dei relativi incrementi di spesa. Per le Dop, infatti, si è passati nell’arco dei cinque anni dal 2007 al 2011, da 624 a 689 milioni di euro, mentre per le Igt il salto è stato da 341 a 386 milioni di euro. Anche in un periodo come quello in esame, caratterizzato da una forte crisi economica non solo italiana, i consumatori italiani sono sembrati comunque disposti a spendere un po’ di più per il vino consumato in casa. E questo è un segno da tenere in considerazione anche perché sono gli operatori stessi che vedono proprio nel rilancio dei consumi interni una leva da utilizzare per il futuro del settore.

La domanda estera e la bilancia commerciale dei vini di qualità

Secondo elaborazioni Ismea su dati Istat, peraltro ancora provvisori, il 2011 ha registrato consegne oltre i confini nazionali per un volume pari a 23,5 milioni di ettolitri (+9% su base annua) con introiti che per la prima volta hanno superato i 4 miliardi di euro, attestandosi per la precisione a 4,4 miliardi, con una progressione del +12% sul 2010. Mai così in alto, quindi, sia in volume che in valore. Questo risultato conferma l’Italia come leader mondiale tra i paesi esportatori con una quota in volume nel 2011 pari al 24%. Seguono la Spagna con il 22% e la Francia con il 14%. La classifica è diversa se si considera la graduatoria in valore, guidata saldamente dal Paese transalpino che, con oltre 7 miliardi di euro, ha una quota del 31% seguita dal 19% dell’Italia. L’export italiano, peraltro, è cresciuto più che proporzionalmente rispetto alla media mondiale.

Scendendo nel dettaglio dei singoli segmenti si registra l’ottima performance dei vini Igp con un export in volume arrivato a sfiorare i 6 milioni di ettolitri (+9%) per un corrispettivo che ha superato il miliardo di euro (+13%) Di tutto rispetto anche i vini Dop fermi che hanno registrato un +4% dei volumi consegnati oltre i confini nazionali, attestandosi a 4,9 milioni di ettolitri, mentre in valore la crescita è doppia rispetto a quella in quantità (+8%). Anche per spumanti e frizzanti si è assistito ad una progressione notevole. I primi, infatti sono aumentati sia in volume che valore di oltre il 20%. Per i secondi, invece gli introiti sono cresciuti più dei volumi. All’interno di questi due segmenti, peraltro, si evidenzia il ruolo preponderante delle Dop e delle Igp. Tornando ad analizzare i vini Dop fermi, si evidenzia come il 2011 sia stato l’anno record anche per questo segmento con volumi che per la prima volta hanno sfiorato la soglia dei cinque milioni di ettolitri. All’interno di tutto il comparto la quota di export attribuibile a questi vini ha toccato il suo massimo all’inizio del nuovo millennio, tra il 2001 ed il 2004 quando è arrivata a pesare anche il 30% del totale dei volumi spediti oltre frontiera. Sempre negli stessi anni la quota di introiti era all’incirca uguale al 50%. A metà del decennio scorso, poi, il peso dei volumi è sceso intorno al 25% e quello dei valori è risultato del 40% in media.
Nonostante la crescita in termini assoluti negli ultimi due anni, il peso dei vini Dop nel paniere delle esportazioni in volume è ulteriormente diminuito al 21-22 per cento. E’ ormai noto, infatti, che a trainare gli scambi commerciali, non solo italiani, negli ultimi tempi siano stati soprattutto i vini sfusi per lo più comuni. Per i vini Igp, i dati ufficiali sono disponibili solo da due anni, quindi dopo l’entrata in vigore dei nuovi codici della Nomenclatura combinati che hanno permesso di identificare questo “nuovo” segmento prima unito a quello dei vini da tavola.

Che le indicazioni geografiche avessero un buon seguito all’estero era già noto, ma solo da due anni questa performance può essere quantificata. Sul fronte passivo, da tenere ben presente che l’Italia è un esportatore netto e che le importazioni nonostante il forte aumento del 2011 arrivano appena a 2,5 milioni di ettolitri. Di questi solo il 14% è mediamente rappresentato da vini Dop provenienti dai Paesi comunitari, mentre il 7% è Igp. C’è poi un 28%, in media, di prodotto proveniente da Paesi non comunitari. Per lo più è vino sfuso proveniente dagli Stati Uniti. Come già osservato il risultato dei vini Dop nel 2011, pur molto buono, è stato inferiore a quello registrato dal settore vino nel suo complesso. Basta scorrere la graduatoria dei principali Paesi clienti per rendersi conto di come la domanda sia, in percentuale, più orientata ai vini senza denominazione. Gli Stati Uniti ad esempio hanno aumentato la propria richiesta di vino italiano del 13% a fronte di un +4% relativo ai soli vini Doc- Docg. Eclatante anche il caso del Regno Unito che ad un +14% relativo ai vini nel complesso affianca solo un lieve incremento per i vini al vertice della piramide qualitativa (+2%). Tra i principali clienti solo il Giappone mostra una controtendenza, evidenziando un aumento delle richieste di vino italiano del 17%, mentre nel segmento in esame si sale al +29%. In Russia, invece, la battuta d’arresto dei vini Doc-Docg è stata superiore a quella registrata dal settore nel complesso. Analizzando la graduatoria dei Paesi cliente dei vini Igt, non si può non notare la bella performance dei vini italiani negli Stati Uniti e nel Regno Unito a fronte della battuta d’arresto, in Germania, qui solo in volume, e in Canada. In questi ultimi due Paesi per la verità anche il settore vinicolo nel complesso aveva mostrato un dinamismo inferiore alla media con incrementi rispettivamente del 2 e 4 per cento. Molto negativo anche il risultato di questo segmento in Cina. In Russia, invece, nonostante il brutto 2011 per le esportazioni italiane i vini Igp hanno ottenuto un risultato molto buono attestandosi sui livelli dell’anno prima.

Abstrat dal report “Vini a denominazione d’origine”
Pubblicato da Ismea nell’aprile 2012 e pubblicato in versione integrale (con testi grafici e tabelle) sul sito www.ismea.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/6052
Ismea Area Mercati -Responsabile di redazione: Francesca Carbonari – Redazione a cura di: Enrico De Ruvo e.deruvo@ismea.it – Tiziana Sarnari t.sarnari@ismea.it

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