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Documento predisposto da ISMEA
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INDICAZIONI DI SINTESI: La rilevanza del settore. – L’influenza della normativa. – L’offerta e la struttura produttiva – La domanda. – Il mercato.

riferimento temporale: agosto 2008

Il documento completo (pdf di 96 pagine) può essere scaricato dal sito ISMEA previa registrazione per il login: www.ismea.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/196



INDICAZIONI DI SINTESI
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La rilevanza del settore.
Il settore vinicolo nel suo complesso rappresenta uno degli ambiti di eccellenza dell’agroalimentare italiano, nonostante le molteplici criticità esistenti. E’ infatti il terzo settore per fatturato ed il primo per attivo della bilancia commerciale. Il segmento dei vini da tavola, con o senza indicazione geografica, oggetto del presente report, rappresenta il 70% dell’intera produzione vinicola nazionale ed il 46% dell’attivo della bilancia commerciale. Il comparto del vino da tavola e delle IGT, si contraddistingue per una forte frammentazione nella fase agricola e per una maggiore concentrazione in quella della vinificazione e dell’imbottigliametno, dovuta ad una significativa presenza della cooperazione. Il comparto è caratterizzato da un vivace mercato dello sfuso, venduto sia all’estero, sia in Italia. Nel corso degli ultimi anni è cresciuto il numero di aziende vinificatrici che hanno investito in linee di confezionamento, trattenendo all’interno la maggior quota possibile di valore aggiunto.

L’influenza della normativa.
Il settore del vino, e il segmento dei vini da tavola in quanto parte di esso, è regolamentato a livello comunitario in molti suoi aspetti, tra i quali spiccano il potenziale produttivo, i controlli, i documenti e i registri da tenere,le pratiche enologiche, gli scambi con i Paesi terzi e le misure di mercato. La normativa definita oggi dal Reg. CE 1493/99 è comunque in fase di superamento perché già dalla campagna 2008/2009, a partire cioè dal 1° agosto 2008, è prevista l’entrata in vigore di una nuova Organizzazione comune del mercato vitivinicolo (OCM), destinata a cambiare sostanzialmente la disciplina del settore, in tutti i suoi aspetti, con ricadute piuttosto sostanziali proprio sulle misure di mercato, che fino ad ora avevano rappresentato una sorta di rete di protezione per i produttori.

L’impatto della normativa di settore sul mercato dei vini da tavola è da sempre stato di rilievo. Le distillazioni hanno rappresentato storicamente un importante sbocco artificiale per gli eccessi di offerta e il magazzinaggio privato ha parallelamente consentito di “congelare” in modo redditizio le disponibilità per un certo periodo di tempo, ritardandone l’ingresso sul mercato. Le adesioni al magazzinaggio privato, così come alle distillazioni, sono dunque variabili nel tempo e risentono del contemporaneo andamento del mercato all’origine. Con l’entrata in vigore della nuova OCM (Reg. CE 479/2008) molte nuove variabili influenzeranno il rapporto domanda-offerta.

L’offerta e la struttura produttiva
Il segmento della viticoltura italiana destinata al vino da tavola generico e alle IGT nella fase agricola risulta frazionato in un elevato numero di operatori, che si assottiglia notevolmente nella fase della prima trasformazione ed ulteriormente in quella successiva del confezionamento e della commercializzazione. Negli ultimi anni, grazie a processi di ammodernamento e di concentrazione, la dimensione media delle imprese viticole è comunque cresciuta ed attualmente supera di poco l’ettaro. In termini di produzione gli ultimi cinque anni si sono attestati su una media di 34 milioni di ettolitri di cui 12 milioni di IGT.

Anche l’industria enologica nazionale conserva una struttura molto frammentata, con piccole aziende viticole che ancora conferiscono alle cantine sociali e piccole aziende che, pur spingendo l’attività produttiva fino all’imbottigliamento, continuano ad avere dimensioni troppo ridotte e spesso conservano una gestione familiare. Questo fenomeno si riscontra, comunque, soprattutto nel segmento dei VQPRD, dove anche le piccole dimensioni possono garantire una buona redditività grazie all’elevato valore aggiunto delle produzioni. All’altro estremo esiste il mondo della cooperazione e la grande industria, che ha spesso proprietà disseminate in tutto il territorio nazionale. Il mondo della cooperazione è rappresentato dalle cantine sociali e dai consorzi di secondo grado, che riuniscono appunto le cooperative, e si occupano di imbottigliamento e commercializzazione.

La domanda.
Gli ultimi decenni sono stati caratterizzati da una strutturale flessione della domanda: il consumo pro capite in soli trenta anni è sceso da 100 a 46 litri. Questo mutamento, determinato dall’evoluzione degli stili di vita, è riconducibile al cambiamento della funzione d’uso, attualmente legata a fattori edonistici, culturali e sociali più che al soddisfacimento di un bisogno alimentare. Nel settore delle bevande lo spazio lasciato libero dal vino è stato rapidamente occupato dall’acqua minerale e dai soft drinks, mentre non si è verificato l’effetto sostituzione con la birra, il cui consumo pro capite è di 30 litri. A subire la contrazione maggiore sono stati i vini da tavola, sia in virtù del cambiamento degli stili di vita sia per lo spostamento dell’offerta verso produzioni a denominazione. Altra componente della domanda è la distillazione. L’alambicco, infatti, diventa uno sbocco piuttosto importante soprattutto quando il mercato risulta pesante. Ne sono un esempio le campagne 2004/2005 e 2005/2006. Resta, invece, abbastanza marginale la domanda intermedia degli acetifici e dell’industria del vermouth che non mostrano sostanziali variazioni delle richieste nel corso degli ultimi anni.

Il mercato.
Il quinquennio 2003-2007 è stato caratterizzato da una tendenza flessiva nei listini all’origine sia delle uve che dei vini da tavola. I prezzi sono risultati in discesa soprattutto nel biennio 2004-2005, mentre nei due anni successivi si è registrata una ripresa, senza peraltro un pieno recupero delle perdite precedenti. A partire dalla fine del 2005, inoltre, nel mercato vinicolo italiano alla produzione si è assistito al sorpasso dei listini dei vini bianchi generici su quelli dei rossi, grazie ad un risvegliato interesse del mercato per i primi. Nel 2007, in particolare, la risalita dei prezzi è stata piuttosto significativa, in conseguenza anche della decisa riduzione produttiva dovuta al clima siccitoso. Gli scambi commerciali. In un contesto di crescita degli scambi internazionali, l’Italia ricopre un ruolo di primo piano essendo il leader tra i Paesi esportatori in volume ed il secondo, dietro la Francia, considerando il valore degli scambi.

Lo scenario competitivo, oltre ad annoverare Paesi tradizionalmente fornitori come Italia, Francia e Spagna, che complessivamente rappresentano oltre la metà delle esportazioni mondiali, vede crescere le quote appannaggio del Nuovo Mondo. Questa area solo per abitudine continua ad essere definita “emergente”, mentre, di fatto, è una realtà ormai consolidata. A favore di Paesi come Australia, Cile e Stati Uniti, ad esempio, gioca il fatto che molte aziende locali fanno capo ad importanti multinazionali del “beverage”, che possono quindi contare su una rete di distribuzione molto ampia e diffusa in tutti i Paesi acquirenti. Considerando questi ultimi, peraltro, si evidenzia la forte concentrazione delle importazioni in Germania, Regno Unito e Stati Uniti, nonostante si stiano affacciando sul mercato del vino realtà potenzialmente molto interessanti soprattutto in Estremo Oriente.

Nel segmento del vino da tavola, categoria definita solo all’interno della UE, la concorrenza più immediata è quella con la Spagna che negli ultimi anni, grazie a prezzi più competitivi, è riuscita a conquistare quote di mercato proprio a scapito dell’Italia. Questo, soprattutto se si limita l’analisi allo sfuso che ha un mercato molto ampio all’interno dei confini comunitari e che vede Germania e Francia tra i maggiori acquirenti. Altro discorso se si parla di confezionato, dove le IGT italiane si trovano a concorrere con i vini varietali anche del Nuovo Mondo. Nel 2007, in particolare, dei 18,5 milioni di ettolitri di vino complessivamente esportati oltre 11 milioni sono rappresentati da vini da tavola.

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