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Bar e ristoranti si confermano il volano della ripresa dei consumi delle famiglie italiane. Questa una delle principali evidenze emerse dall’ultimo Rapporto Ristorazione della Fipe – Federazione Italiana Pubblici Esercizi. La ristorazione è il settore trainante della filiera agroalimentare italiana, più importante di Agricoltura e Industria Alimentare. Le famiglie italiane nel 2017 hanno speso per mangiare fuori casa oltre 83 miliardi di euro, il 3% in più dell’anno scorso. Continua a calare, al contrario, la spesa alimentare in casa.

 

 

Dal Rapporto emerge un quadro di sostanziale ottimismo soprattutto per quanto concerne l’andamento dei consumi alimentari fuoricasa, ormai attestati sul 36% dei consumi alimentari complessivi. Indicazioni positive anche sul fronte occupazionale, con una crescita del 3,3% sull’anno precedente. Rispetto all’inizio della crisi l’occupazione è cresciuta di oltre un milione di unità di lavoro (+17%) dall’inizio della crisi. Continuano a preoccupare, invece, l’elevato numero di aziende che chiudono e un tasso di produttività che resta sotto i livelli pre-crisi (La produttività resta bassa: sei punti percentuali al di sotto del livello del 2009.)

 

 

LA CRESCITA DEI CONSUMI FUORI CASA

Tra i punti di maggiore interesse evidenziati dal Rapporto Ristorazione, la crescita dei consumi fuoricasa: l’impatto della crisi sui consumi alimentari in casa (-10,5% pari a una flessione di 15,9 miliardi di euro tra il 2007 e il 2016) ha fatto in modo che il peso della ristorazione sul totale dei consumi alimentari guadagnasse ancora qualche posizione, rafforzando la tesi che vede gli italiani come un popolo a cui piace stare fuori casa. In particolare la sola ristorazione ha guadagnato una domanda di 2,5 miliardi di euro. Nel terzo trimestre 2017 cresce di 14 punti percentuali il clima di fiducia delle imprese di ristorazione rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente e consolida il trend positivo degli ultimi tre trimestri.

 

TURNOVER DELLE IMPRESE

Resta elevato il turnover imprenditoriale. Nel 2016 hanno avviato l’attività 15.714 imprese, mentre circa 26.500 l’hanno cessata. Il saldo è negativo per oltre 10mila unità. Nei primi nove mesi del 2017 hanno avviato l’attività 10.835 imprese mentre 19.235 l’hanno cessata determinando un saldo negativo pari a 8.400 unità.

PRODUTTIVITA’

Passando al tema della produttività, l’Italia sconta un tasso di crescita in sostanziale stagnazione da circa un decennio. In questo contesto lo stato della ristorazione appare ancor più problematico: fatto cento il valore aggiunto per unità di lavoro riferito all’intera economia, alberghi e ristoranti si attestano al 63, ovvero il 37% al di sotto del valore medio. La produttività delle imprese della ristorazione non soltanto è bassa, ma anziché crescere si riduce, e attualmente è al di sotto di quasi sei punti percentuali rispetto al livello raggiunto nel 2009.

 

 

INFLAZIONE

Nessun problema sul versante inflazione. A settembre 2017 i prezzi dei servizi di ristorazione commerciale (bar, ristoranti, pizzerie, ecc.) fanno registrare una variazione dello 0,1% rispetto al mese precedente e dell’1,1% rispetto allo stesso mese di un anno fa. L’inflazione acquisita per l’anno in corso si attesta a 0,5%. In particolare il prezzo della tazzina di caffè rilevato nelle più importanti città italiane è addirittura inferiore a quello di un anno fa (0,93 vs. 0,95 euro).

 

IL QUADRO EUROPEO

I consumi alimentari valgono in Europa 1.522 miliardi di euro per il 63,1% nel canale domestico e per il restante 36,9% nella ristorazione. Ma la variabilità tra Paesi è significativa. In Germania la ristorazione pesa meno del 30% sul totale dei consumi alimentari, il 47,6% nel Regno Unito, il 53,6% in Spagna e addirittura il 59% in Irlanda. In Italia la quota si attesta, come abbiamo già visto, al 35%, sei punti percentuali al di sopra della Francia. Dal punto di vista dei valori assoluti l’Italia è il terzo mercato della Ristorazione in Europa dopo Regno Unito e Spagna.

TIPOLOGIA CONSUMATORI FUORI CASA

L’indicatore dei consumi fuori casa (ICEO) aumenta nel 2017 dello 0,3% passando da 41,8% a 42,1%. Sono oltre 39 milioni di persone così segmentate:

  • heavy consumer: 13 milioni di persone che consumano almeno 4-5 pasti fuori casa in una settimana (in prevalenza uomini, di età compresa tra i 35 e i 44 anni e residenti al Nord Ovest)
  • average consumer: 9,7 milioni che consumano almeno 2-3 pasti fuori casa in una settimana (in prevalenza uomini, di età compresa tra i 18 e i 24 anni e residenti al Centro)
  • low consumer: 16,5 milioni che consumano almeno 2-3 pasti in un mese (in prevalenza donne, di età superiore ai 64 anni e residenti nelle regioni del Nord)

 

LE OCCASIONI DI CONSUMO

 

COLAZIONE: Il 63,8% degli italiani consuma, con diversa intensità, la colazione fuori casa: 5,8 milioni almeno 3 o 4 volte alla settimana mentre per oltre quattro milioni si tratta di un rito quotidiano. Il luogo per eccellenza della colazione è il bar/caffè, senza alcuna distinzione di genere, età o area geografica. Il bar pasticceria è il secondo luogo deputato alla colazione degli italiani, preferito soprattutto dalle donne (64,1% vs 58,2% degli uomini) e nel Nord Est (64,9%). Le alternative ci sono ma restano residuali a cominciare dai distributori automatici verso i quali si indirizzano il 16,4% dei consumatori. Per la colazione fuori casa si spendono mediamente tra i 2 e i 3 euro.

 

 

PRANZO: Le caratteristiche del pranzo fuori casa dipendono in larga misura dai giorni della settimana. Al 67,1% degli italiani, pari a poco meno di 34 milioni, capita di consumare il pranzo fuori casa durante la settimana. Per 9,8 milioni si tratta di un’occasione abituale (almeno 3-4 volte alla settimana). La spesa durante la settimana (consumo funzionale) si concentra prevalentemente nella fascia 5-10 euro (48,7%). Nei fine settimana i luoghi del pranzo, i prodotti consumati e la spesa cambiano significativamente.

 

LA CENA: Il 60,9% degli intervistati ha consumato almeno una cena fuori casa con riferimento ad un mese tipo. Si cena fuori casa principalmente in trattoria o in pizzeria. La fascia di prezzo su cui si attesta una cena-tipo è tra i 10 e i 20 euro, anche se più di un terzo degli italiani riserva ad una singola cena dai 21 ai 30 euro. Solo un intervistato su cento è disposto a pagare più di 50 euro per consumare l’ultimo pasto del giorno.

 

 

+ INFO:

per scaricare il rapporto completo www.fipe.it/comunicazione/note-per-la-stampa/item/5519-rapporto-ristorazione-2017.html

 

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