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Le Marche hanno sempre più una vocazione bianchista. Il Verdicchio dei Castelli di Jesi fa la parte del leone. È nella sua natura: oramai anche i più critici sono arresi al fatto che ci si trova davanti a una delle più interessanti varietà a bacca bianca, se non la più interessante tout court, come sembrerebbe voler dire il premio di miglior bianco dell’anno al Vecchie Vigne di Umani Ronchi. Il merito va ascritto alla sua versatilità. Tra i premiati le versioni d’annata offrono una vitalità che non vira mai verso l’esuberanza. Il tempo poi è un fedele alleato, capace di fornire eleganza e complessità. Non c’è stile che predomini sugli altri: c’è chi predilige un registro freschissimo (Tavignano e Monteschiavo) o più potente (Marotti Campi), chi la finezza a tutti i costi (Garofoli, Sartarelli) senza ricorrere all’uso del legno. E chi preferisce affidarsi a barrique e tonneau (Santa Barbara e La Distesa) raggiungendo per altre vie pari eleganza e cifra personale.

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Non bastasse ciò, la regione può vantare un territorio piccolo ma di grande vocazione, in grado di fornire ulteriore spinta alla tesi: Matelica. Verdicchio raffinatissimi, longevi, innervati di profonda sapidità che negli anni si tramuta invariabilmente in mineralità. Oltre ai già conosciuti nomi di Belisario e La Monacesca, Bisci e Borgo Paglianetto raggiungono valutazioni altissime. Per contro sembra cedere la vocazione rossista: il montepulciano – vitigno cardine – sia coltivato sul Conero o nel più vasto areale piceno è difficile in quanto tardivo, difficile da guidare alla giusta maturazione e incline alla riduzione, ossia a quelle velature olfattive che accentuano il suo aspetto rustico. I risultati sono nasi spesso surmaturi, talora abbinati a un’esuberanza alcolica trabordante o eccessivamente marcati dal legno. Non è un caso che i rossi che riescono a ottenere il nostro massimo riconoscimento hanno enorme personalità (Oasi degli Angeli e Aurora) oppure un grande equilibrio tra fruttato e bevibilità, senza dimenticare tannini maturi e accenti complessi (Fiorano). Fortunatamente è in forte crescita la qualità media dei bianchi a base di Pecorino, con San Savino protagonista della denominazione. Il pesarese conferma la buona tendenza di crescita e Valturio non è più sola nel testimoniare che anche lì, con le dovute attenzioni, si può perseguire un ideale di alta qualità.

I TRE BICCHIERI® DELLE MARCHE:

Barricadiero 2009 – Aurora
Kurni 2009 – Oasi degli Angeli
Offida Pecorino Ciprea 2010 – San Savino

Rosso Piceno Sup. Roggio del Filare 2008 – Velenosi
Valturio 2009 – Valturio
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Misco 2010- Tenuta di Tavignano
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Pallio di San Floriano 2010 – Monte Schiavo
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Balciana 2009 – Sartarelli
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Casal di Serra Vigne Vecchie 2009 – Umani Ronchi

Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Gli Eremi 2009 – La Distesa
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Salmariano Ris. 2008 – Marotti Campi
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Gioacchino Garofoli Ris. 2006 – Garofoli
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Stefano Antonucci Ris. 2009 – Santa Barbara

Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Vigna Novali Ris. 2008 – Terre Cortesi Moncaro
Verdicchio di Matelica Mirum Ris. 2009 – La Monacesca
Verdicchio di Matelica Vertis 2009 – Borgo Paglianetto

Verdicchio di Matelica Vign. Fogliano 2008 – Bisci
Verdicchio di Matelica Cambrugiano Ris. 2008 – Belisario

+info: www.gamberorosso.it

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