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Giulio Cossentino ci presenta il suo “Làbaro”, l’amaro viola di Firenze e dei fiorentini


C’è un nuovo amaro a Firenze. Qualche mese fa è nato “Làbaro”, l’amaro viola, l’amaro di Firenze e dei fiorentini.

Il prodotto che mancava, una potenziale icona in riva all’Arno e anche oltre, nato dall’amicizia e dalla condivisione di idee tra Giulio Cossentino e Roberto D’Alessio. Con una storia alle spalle che merita senza alcun dubbio di essere raccontata, visto che questo spirito fiorentino fu inventato proprio dal nonno di uno dei due soci nel primo ventennio del secolo scorso. Come ci ha spiegato, in esclusiva per Beverfood.com, lo stesso Giulio Cossentino.

Cossentino, come nasce Làbaro?
“Tutto parte dagli inizi del ‘900, quando il nonno del mio socio, Enrico, all’interno del suo laboratorio farmaceutico si dilettava a produrre per la sua famiglia questo liquore dal gusto unico e piacevole, amaro e dall’incantevole colore viola. Suo nipote Roberto veniva sempre nel locale dove lavoravo a Firenze, è uno scrittore e gli piaceva passare il tempo a sorseggiare il suo drink mentre scriveva. Superata la distanza del bancone, abbiamo fatto amicizia e ci siamo intesi fin da subito. Così, un giorno, ecco la chiamata: ‘Giulio, perché non creiamo insieme un vero amaro fiorentino?’. Mi propose di ripartire proprio da quella ricetta che custodiva gelosamente suo nonno. Purtroppo non si erano conservati per iscritto tutti gli ingredienti, quindi l’abbiamo ripresa, completata e reinterpretata in chiave contemporanea”.

Perché bere Làbaro?
“Perché identifica la fiorentinità e il fiorentino in tutto e per tutto: parlo del nome, dell’etichetta, del colore viola… Tutto è curato nei minimi dettagli, oltre che prodotto esclusivamente nella nostra terra. La nostra idea è infatti proprio quella di creare un prodotto made in Florence che possa diventare un simbolo della nostra città a livello globale. Làbaro è l’amaro di Firenze, qui e nel mondo”.

Come si compone?
“Làbaro è realizzato con varie botaniche, tra le quali spicca sicuramente il gusto dell’infuso del cipresso, dell’infuso di arancia e del mirto. C’è infine un’importante nota amaricante grazie all’assenzio. Infine, la piccantezza in bocca che gli conferisce il pepe nero”.

Come consiglia di degustarlo?
“La temperatura consigliata è 4-5 gradi, quella del frigorifero, ma si può sorseggiare anche più fresco con un cubetto di ghiaccio. Ci tengo a precisare che l’amaro non deve rappresentare sempre l’ultimo momento del pasto, una sorta di ruota di scorta. Anzi, deve diventare come un buon vino che accompagna le portate più sfiziose o come un bell’aperitivo da degustare prima di cena”.

E in miscelazione?
“In questi mesi l’abbiamo già presentato a tantissimi barmen e i risultati sono stati davvero strepitosi. Làbaro si sposa bene infatti col Vermut o anche come suo sostituto, è molto duttile. Ci si può lavorare tanto, penso per esempio a un twist sul Negroni o sull’Americano. Poi chiaramente dipende dai gusti personali… Proprio in tal senso, abbiamo tanti futuri eventi in programma, tra i quali anche la partecipazione alla prestigiosa Florence Cocktail Week 2020. Ci vedrete spesso a giro”.

Dove si può trovare oggi Làbaro?
“Làbaro si può acquistare all’enoteca ‘Un’Ottima Annata’ e alla ‘Cantina Ricca’ a Firenze o all”Enoteca Gensini’ di Sesto, solo per citarne alcune. Presto sarà disponibile anche online attraverso l’e-commerce e già oggi potete degustarvelo a fine pasto anche in vari ristoranti come ‘L’Ortone’, ‘Casa Lapi’ e la ‘Drogheria’. Siamo convinti che presto non ci potrà essere un vero pranzo o cena fiorentina che si rispetti, se il tutto non verrà annaffiato con un buon bicchiere di Làbaro! L’amaro di Firenze e dei fiorentini”.

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