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Il whisky è una bevanda invernale? Molti penseranno che è così, ma in realtà il più celebre distillato di cereali ha grandi potenzialità anche in miscelazione, che lo rendono quindi adattabile a ogni stagione dell’anno.

Oltre al classico Whisky Highball (cocktail realizzato con whisky e sodato, ricolmo di ghiaccio e servito in un bicchiere highball, dal quale prende il nome), che già si presenta come un ottimo modo di bere whisky quando fa caldo, ci sono infatti tantissime altre possibilità per miscelarlo. Persino le più insospettabili. E proprio su questo si basa il progetto lanciato da Kilchoman Distillery insieme al suo importatore per l’Italia Beija-Flor e in collaborazione con Daniele Cancellara, Bar Manager di Rasputin a Firenze e autore/conduttore della trasmissione Whisky For Breakfast, che hanno iniziato a girare i bar del nostro Paese portando delle cocktail list “atipiche” a base di Kilchoman Machir Bay, uno degli imbottigliamenti più torbati della distilleria.

Questo viaggio alla scoperta delle sfumature più contemporanee e innovative del whisky è iniziato dalla Toscana, per la precisione dal Tabasco N.6 di Calcinaia, che per la stagione estiva ha allestito un bar dal richiamo Tiki a bordo piscina. Proprio qui, ancor prima della shift, si è tenuto un tasting dedicato alla distilleria e guidato da Samuel Cesana, Managing Director di Beija-Flor, che ci ha fatto scoprire alcuni dei loro imbottigliamenti come il core range, ovvero Kilchoman Machir Bay e Kilchoman Sanaig, due imbottigliamenti fratelli dove cambia la proporzione delle botti utilizzate per l’invecchiamento, ma anche l’edizione annuale Kilchoman Loco Gorm, invecchiata totalmente in botti ex sherry, e uno dei single cask selezionati da Beija-Flor stessa, un 11 anni invecchiato esclusivamente in botti ex bourbon e imbottigliato a 55,2 gradi. Una masterclass che al racconto storico e teorico della distilleria ha unito svariati interventi tecnici di Cancellara su come usare questi whisky in miscelazione.

Abbiamo quindi scoperto come Kilchoman, appena maggiorenne (ha aperto nel 2004), stia cercando di dare un’impronta agricola e territoriale ai suoi prodotti, come curi le proprie fermentazioni e i propri affinamenti. E proprio dalla produzione si capiscono i sapori che meglio si abbinano a questi whisky. Se grazie alla fermentazione il nostro distillato – che per chiamarsi whisky dovrà riposare almeno tre anni in botte – sviluppa aromi di frutta tropicale, grazie all’affinamento in sherry possiamo ritrovarvi frutta secca, così come nelle botti ex bourbon l’aroma di vaniglia è molto presente. Per citare lo stesso Daniele Cancellara durante la masterclass: “So che sembra strano miscelare il whisky con la frutta tropicale. Il primo richiama nella nostra immaginazione freddo e nebbia, la seconda mare e palme. Ma a livello gustativo vi assicuro che è un pairing perfetto!”.

Cocktail “San Patrick”

Arriviamo così ai cocktail della serata, tutti twist on classic di Tiki cocktail, realizzati però con una base di whisky torbato di Islay. Il primo che abbiamo assaggiato è stato “San Patrick”, famoso per essere il patrono dell’Irlanda, ma meno per avere natali scozzesi. Per chi non lo sapesse, San Patrizio era un missionario e si prestava perfettamente a intitolare un twist del Missionary’s Downfall. Al suo interno abbiamo Kilchoman Machir Bay con miele allo zenzero, liquore alla camomilla, succo di ananas e menta: un cocktail che, oltre a essere fresco e avvolto dal fumo della torba, richiamo i profumi dell’omonima Machir Bay, la spiaggia vicina alla distilleria che evoca profumi di menta e camomilla.

Cocktail “Nessie”

Ci ha colpiti anche il drink “Nessie”, che prende il nome dal famoso mostro di Loch Ness e richiama lo Zombie. La base naturalmente è sempre Kilchoman Machir Bay, con succo di lime, Pimento Dram, Anice Varnelli, Drambuie, sciroppo di ananas e tè Scottish breakfast e chocolate bitter, servito con l’immancabile zolletta infuocata. È stata indubbiamente una sorpresa conoscere lo Scotch whisky torbato sotto questa nuova veste, con tanti abbinamenti estivi o primaverili che sfatano il tabù del prodotto meramente invernale e rendono il whisky un distillato da apprezzare 365 giorni l’anno.

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