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156 società proprietarie di 280 marchi, 12.250 milioni di litri prodotti nel 2012 dei quali oltre 1 miliardo di litri esportati in tutto il mondo per un giro di affari complessivo di 2.3 miliardi di euro e una penetrazione nel 98% delle famiglie italiane. Numeri che fanno dell’acqua minerale una risorsa economica per il Paese che crea sviluppo, occupazione ed e’ ben radicata nei consumi degli italiani. Con 7.500 dipendenti diretti e circa 30.000 occupati nell’indotto, le acque minerali rappresentano un settore che crea sviluppo soprattutto in quelle zone non urbane solitamente ai margini dell’economia. In più il settore penetra in maniera rilevante i consumi degli italiani. Nel 2012, infatti, e’ di circa 4,5 miliardi di euro la cifra spesa dagli italiani per le acque minerali, il cui consumo pro-capite e’ stato di circa 190 litri, misura che colloca gli italiani ai vertici delle classifiche mondiali ed europee. E’ quanto e’ emerso nel corso del primo Twitter Open Forum di In a Bottle (www.inabottle.it), la testata online edita dal Gruppo Sanpellegrino e interamente dedicata all’acqua, dal titolo “Il valore dell’acqua minerale in 140 caratteri” organizzato per spiegare perché l’acqua minerale rappresenta una risorsa importante e da tutelare per i benefici che ricadono per l’economia italiana, per la valorizzazione del territorio e del Made in Italy.

Ne hanno parlato Federico Sarzi Braga, Direttore Business Unit Italia di Sanpellegrino; Vittorio Milesi sindaco di San Pellegrino Terme (Bg) e Federico Ignesti sindaco di Scarperia (FI) che hanno sottolineato perché l’acqua minerale rappresenta una risorsa da preservare per lo sviluppo del territorio e per le economie locali; Vittorio D’Oriano, Vice Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, che ha raccontato perché l’acqua minerale e’ una risorsa espressione del territorio e che come tale va tutelata e valorizzata; Lorenzo Miozzi, Presidente del Movimento Consumatori, che ha spiegato la consapevolezza dei consumatori italiani nei riguardi di questo prodotto, e alcuni importanti giornalisti. Nel mercato delle acque minerali in Italia operano circa 156 societa’ proprietarie di 280 marchi. Nel 2012 sono stati prodotti circa 12.250 milioni di litri per un giro di affari intorno ai 2,3 miliardi di euro ed esportato nel mondo oltre 1 miliardo di litri per un valore di oltre 320 milioni di euro (+15,3% rispetto al 2009). I primi 8 mercati (nell’ordine: USA, Francia, Germania, Svizzera, Canada, Australia, UK, Giappone) assorbono l’80% del totale delle esportazioni sia a valore che a quantità.

Secondo le ultime stime, il settore delle acque minerali esprime nel nostro Paese una occupazione diretta di 7.500 dipendenti, cui vanno aggiunti altri 30.000 occupati nell’indotto (fornitura di packaging, servizi di trasporto e logistica, distribuzione e vendita nel dettaglio e nei pubblici esercizi). Va ricordato che tutte le fonti da cui sono estratte le acque minerali si trovano solitamente in aree non urbane con beneficio per queste zone che vengono solitamente poste ai margini dell’economia. Le imprese con giri d’affari di oltre 100 milioni di euro si contano sulle dita di una mano, ma ci sono anche oltre 40 aziende con fatturato superiore ai 6 milioni di euro l’anno, e numerosissime piccole aziende locali distribuite su tutto il territorio nazionale. In termini di valore al consumo, nel 2012 gli italiani hanno speso 4,5 miliardi di euro per le acque minerali e si confermano ai vertici mondiali e in Europa in fatto di consumi, con un corrispondente di circa 190 litri pro-capite. Se pensiamo che nei primi decenni del Novecento il consumo ruotava attorno ai 60 litri pro-capite si puo’ apprezzare come nell’arco di cento anni i consumi si siano triplicati. Solo la Germania, in Europa, si sta avvicinando a noi con un consumo pro-capite di circa 170 litri annui

 Analizzando i consumi del 2012, il Nord Ovest, che rappresenta il 27% della popolazione italiana, assorbe circa il 30% del totale consumi nazionali, quindi con un pro-capite leggermente superiore alla media. Viceversa l’area del Centro e Sardegna, che rappresenta quasi il 30% della popolazione, assorbe il 26% dei consumi. Nord Est e Sud e Sicilia, infine, stanno grosso modo nella media nazionale. In realtà le maggiori differenziazioni si hanno sul piano dei valori (prezzi euro/litro più bassi al sud).

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