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Il 5 luglio 2025 potrebbe segnare una svolta per l’export di distillati europei verso la Cina, uno dei principali mercati mondiali per gli spirits premium. In quella data, infatti, Pechino è chiamata a concludere l’indagine antidumping aperta nei confronti delle acquaviti da vino provenienti dall’Unione Europea. Se non si troverà un compromesso, i dazi provvisori fino al 39% potrebbero diventare definitivi.

Indagine cinese come risposta geopolitica

L’indagine antidumping è stata avviata il 5 gennaio 2024 dal Ministero del Commercio cinese e riguarda i distillati ottenuti da vino o vinacce d’uva, in contenitori fino a 200 litri – categoria classificata nel codice doganale HS 2208.20.00 – e coinvolge principalmente il cognac francese.

Una mossa che molti analisti hanno interpretato come ritorsione politica alle misure europee contro le auto elettriche cinesi. A novembre 2024 sono scattati i dazi provvisori, accompagnati da cauzioni doganali a carico degli importatori.

Anche la grappa tra i prodotti coinvolti

Pur con un ruolo marginale in termini di volume e valore, anche la grappa italiana rientra formalmente tra i prodotti soggetti all’indagine. Essendo un’acquavite derivata da vinaccia d’uva, ricade nella stessa classificazione doganale delle altre acquaviti da vino europee, e non beneficia di alcuna esclusione specifica da parte delle autorità cinesi.

Il 5 luglio Pechino decide: dazi o accordo sui prezzi?

L’indagine cinese, inizialmente prevista in chiusura a gennaio 2025, è stata prorogata fino al 5 luglio. A quella data, la Cina potrà:

  • Rendere definitivi i dazi fino al 39% sulle importazioni europee di acquaviti da vino;
  • Oppure accettare un accordo volontario proposto dai produttori, basato su prezzi minimi di esportazione (il cosiddetto price undertaking).

Tra le soglie proposte: 20 dollari al litro per i cognac più giovani, fino a oltre 290 dollari per le categorie extra invecchiate.

Esportazioni in crisi: crollano le vendite in Cina

Le conseguenze delle misure provvisorie si sono già fatte sentire:

  • Le spedizioni di cognac verso la Cina sono crollate oltre il 70%;
  • Il valore delle esportazioni nel 2024 è sceso del 23,8%;
  • Il mercato cinese, che valeva 1,7 miliardi di dollari annui, era il primo per valore e il secondo per volume per il cognac.

I principali gruppi coinvolti – LVMH (Hennessy), Rémy Cointreau, Pernod Ricard – stanno registrando forti perdite e stanno rivalutando le proprie strategie commerciali.

L’UE al WTO, la Francia in pressing diplomatico

L’Unione Europea ha reagito attivando una procedura davanti al WTO (caso DS631), contestando la legittimità dell’indagine cinese e definendola ritorsiva e infondata.

Nel frattempo, la Francia ha intensificato il dialogo diplomatico con Pechino per cercare una soluzione che salvaguardi un comparto strategico dell’export agroalimentare europeo.

I produttori francesi, insieme ad altri gruppi europei, hanno avanzato una proposta di accordo volontario sui prezzi minimi. La decisione finale spetta ora al governo cinese, che potrebbe sfruttare la vicenda come leva nei negoziati commerciali con Bruxelles.

Conclusione: un passaggio decisivo per il cognac

La scadenza del 5 luglio 2025 rappresenta un momento cruciale per l’export europeo di acquaviti da vino verso la Cina. Il settore spera in un compromesso che eviti l’introduzione definitiva dei dazi, ma la posta in gioco è alta e intrecciata con complesse dinamiche geopolitiche.

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