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Consigliere Nazionale di A.B.I. Professional (Associazione Barmen Italiani), nonché tra i più riconosciuti bartender del Sud Italia, Sandro Laugelli ha sicuramente una storia che merita di essere raccontata. Oggi responsabile eventi presso il “Casale della Rocca”, location esclusiva per eventi situata nel borgo medievale di Gerace (RC), alle spalle di questo “maestro del bancone da bar” c’è infatti una carriera lunga e importante che Beverfood.com ha avuto il piacere di ascoltare in anteprima. Dai primi passi nel mondo della miscelazione all’attualità, fino ai progetti futuri…

Quando è sbocciata la sua passione per la mixology?
“Le mie prime esperienze dietro un bancone sono iniziate nel 1988, nei villaggi turistici. Il primo cocktail ha rappresentato senza alcun dubbio la scintilla che ha fatto accendere la fiammella dentro di me… Come tanti colleghi ho portato avanti poi il mio percorso di studi presso le scuole alberghiere, prima quella di Camigliatello Silano e dopo quella di Soverato, proseguendo con master e seminari”.

All’interno di questo percorso formativo ha fatto un incontro che – possiamo dirlo – le ha cambiato la vita.
“Assolutamente sì. Ancora giovanissimo ho avuto il piacere di conoscere il grande Gianmario Artosi, all’epoca segretario di I.B.A.. Era il mio Capo Barman in un villaggio turistico in Calabria, il ‘Triton Villas’ per l’esattezza. Proprio Gianmario, attraverso il suo modus operandi, mi ha trasmesso tanta passione. Rapportarmi con lui è stato il primo passo per diventare un maestro del bancone da bar, proprio come amo definirmi oggi. Durante la mia carriera ho fatto diverse esperienze in strutture ricettive italiane: Stresa, Milano, Corvara, San Martino di Castrozza, solo per citare le più importanti, per poi tornare sulle coste calabresi dove mi sono specializzato nella gestione bar di locali notturni, discoteche e disco club. Penso per esempio a ‘Il Castello’ di S. Gineto Lido o il ‘Caligula’ di Pietragrande”.

Esperienze che le hanno dato il là per entrare nel mondo imprenditoriale.
“È vero. Nel 1999 ho diretto un pub da 450 posti, ‘L’Orso Cattivo’ di Messina. Questa esperienza mi ha fatto maturare molto fino a farmi decidere di avviare una mia attività insieme ad altri soci. È così che, nel 2002, è nato ‘Zaracafè’ a Catanzaro Lido, un locale trend che per oltre tre anni è stato l’indiscusso tempio del bere bene dei giovani catanzaresi. Poi sono seguite altre avventure imprenditoriali: penso a ‘Z-One’, aperitif cafè club che nel 2007 è stato premiato da Bar Giornale come miglior lounge bar d’Italia, e sempre nel 2007, nella splendida baia di Caminia, il ‘Villablanca’, diventato fin da subito il locale più trendy della night life della costa ionica. Negli ultimi anni mi sono dedicato invece alla formazione e alla selezione del personale, collaborando con diverse strutture prestigiose come Bar Manager e anche con la start-up del locale ‘Room 21 Speakeasy’ di Soverato”.

Ci racconta la sua scuola di miscelazione?
“Devo dire subito che io arrivo dalla scuola classica, quella dei grandi Martini Cocktail e degli straordinari Manhattan, però non mi dispiace trasgredire. In una ricetta che nel 2007 ho portato in una competizione a Olbia, per esempio, tra gli ingredienti c’erano infatti un infuso di peperoncino e del tabacco toscano vaporizzato. La mixology appartiene ai grandi padri della miscelazione mondiale quali Jerry Thomas e Harry Johnson, ma forse – volendo andare ancora più lontano nel tempo – ai monaci benedettini che sperimentarono per primi mix di infusi di erbe, fiori e bacche, insieme ad alcolati di ogni genere, per tentare di scoprire l’elisir di lunga vita”.

Quanto e perché è importante per lei far parte del mondo A.B.I.?
“A.B.I. Professional è una bellissima nuova esperienza, se si può dire nuova visto che faccio parte di un gruppo dell’esecutivo con colleghi che conosco da oltre 20 anni. Per me rappresentarla è davvero importante a livello nazionale, ma soprattutto nella mia regione che, credetemi, ha bisogno di tanto associazionismo e aggregazione. A.B.I. è motivo di scambio di idee e iniziative concrete che possono servire a far crescere l’interesse per un mestiere che sempre più sta diventando una professione ambita e di successo. Credo che organizzazioni come A.B.I. Professional vadano considerate il polmone di questo sviluppo”.

Come giudica il percorso della mixology in Calabria e, più in generale, nel Sud Italia?
“Il Sud Italia è sempre stato fanalino di coda per tendenze e novità in genere, ma questo vale per tutto. Si dice che la capitale della moda sia Milano e che tutto parta da lì, ma dopo aver avuto modo di bere a Napoli, Catania, Cosenza e altre città del Sud posso garantirvi che le proposte che ho ricevuto non hanno nulla da invidiare a quelle dei migliori locali della Lombardia. Penso quindi che siamo sulla strada giusta, ma anche che si possa fare ancora meglio. Inoltre vorrei ricordare che lo scorso anno il nostro coordinatore Calabria di A.B.I. Professional Nicolò Bolognino ha rappresentato l’Italia nella competition ‘Flor De Caña Rum Frontiers’ aggiudicandosi il gradino più alto del mondo, cosa che deve sicuramente servire d’ispirazione a tutti i bartender più giovani. Chiudo con una battuta: è vero che anche le mode della mixology partono da Milano, ma i bartender più bravi nascono tutti al Sud Italia”.

Il suo curriculum parla da solo, qual è però il traguardo ancora da raggiungere?
“La mia esperienza mi dice che non bisogna mai fermarsi, quindi tenete attaccata la spina e seguitemi. L’idea del mio prossimo traguardo è al plurale, uno degli obiettivi è l’apertura di un nuovo locale con un concept dove lo spazio diventa come il salone di casa dei clienti, nel quale racconti e storie su cosa si beve diventano abitudini. Questo, secondo me, è il miglior modo per fare cultura sul buon bere e il bere bene”.

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