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“I’m gonna make a change,
For once I’m my life
It’s gonna feel real good,
Gonna make a difference
Gonna make it right”

Abbiamo disturbato Michael Jackson per l’introduzione di questo racconto che, in maniera leggera e semplice, vuole proiettarsi al futuro. Un futuro che ci piace pensare rosa. In questo contesto non approfondiremo i cambiamenti di produzione e di consumi – sotto gli occhi di tutti – dei vini rosé in Italia. Lo sfioreremo appena. Ma perché il futuro sarà rosa (?). Azzardiamo e diciamo “anche, sì”.

 

La maglia si sta allargando, il numero di cantine che li produce e li presenta con successo al mercato, è in ascesa ma sopratutto sono vini che piacciono. Sorsi d’animo più libero, il che non significa senza personalità e da sottovalutare. Anzi, ci sono numerosissime etichette di grande eleganza e complessità, mirabili per il loro stile. E questo trend dei rosé potrebbe esser un segnale di un cambiamento anche nella scelta di qualche destinazione d’uso di qualche uva che oggi non riesce a posizionarsi con altre vinificazioni come dovrebbe. Si pensi al dolcetto o alla barbera in Piemonte.
Ma tornado al rosa – il colore – è un pattern che incanta tutti, è tra i primi che memorizziamo, il primo che ci fa innamorare, il primo che ci ricorda la primavera, e i suoi fiori, di color pastello o più carichi, che quasi mutuano al rosso. Immaginiamoci poi una sera in riva al mare, al tramonto – quasi rosso ed assieme a chi vi volete – la scelta di ordinare un rosé pare quasi obbligata. Non vi pare? Ora, se vi è salita un po’ di spensieratezza e un po’ di voglia di movimento e cambiamento – quello di cui si parlava nel motto sonoro all’inizio – preparatevi perché nella zona del Timorasso, i petali di rosa sono diventati una concentrazione di aromi tali da creare un’essenza di piacere che colorerà il mondo del vino e lo contaminerà. Ancora una volta.

 

 

Domenica 2 agosto a Castellania l’associazione Terre Derthona ha organizzato con grande successo di pubblico, “la prima maglia rosa non si scorda mai”, un evento – degustazione di 40 rosati italiani per ricordare la prima vittoria di Fausto Coppi al Giro d’Italia 1940. Il grande campione, di Castellania, il 29 maggio di ottanta anni fa, appena ventenne, vinceva l’undicesima tappa Firenze-Modena di 184 chilometri.
Vino e maglia rosa dunque, insieme. Perché di rosa c’è anche questo simbolo d’orgoglio e di traguardo, per i ciclisti, “un vettore di comunicazione potentissimo che può fare da volano nel racconto dei vini nel mondo” – ha detto Walter Massa, moderatore della tavola rotonda con Faustino Coppi, Gino Cervi – Autore de L’Alfabeto Fausto Coppi | Ediciclo Editore, Giuseppe Figini – Il Garibaldi del Giro d’Italia, Claudio Gregori – Scrittore e Giornalista della Gazzetta dello Sport, Guido Invernizzi – Associazione Italiana Sommelier, Luciano Rappo – Direttore Generale Cesarini Sforza, Gian Paolo Repetto – Presidente Consorzio di Tutela Vini Colli Tortonesi e Mattia Vezzola – Enologo, Costaripa.

 

 

Il 29 maggio “Coppi si trasformò in Airone” e l’incandescente penna di Orio Vergani, parlando del Giro d’Italia, scriveva così: “Avevo visto Binda, Girardengo, Verwaecke, Bartali, tutti campioni da leggenda. Ma sulle salite dell’Abetone e del Barigazzo ho visto qualcosa di nuovo: aquila, rondine, non saprei cosa dire, che sotto alla frusta della pioggia e il tamburello della grandine, le mani alte e leggere sul manubrio, le ginocchia che giravano implacabili, le gambe che bilanciavano nelle curve come ignorando la fatica, volava. Volava, letteralmente volava su per quelle dure scale dei monti. Coppi passava tra il silenzio della folla, che non sapeva chi fosse, applaudivano, solamente applaudivano”.

E noi si vola con lui, ancora oggi. Con la mente, ovviamente, ma anche attraverso i racconti di Claudio Gregori, condivisivi con passione con il pubblico presente. Ricordi da legare al vino e ai giri per cantine dei ciclisti e delle loro bottiglie memorabili… insomma, un giro d’Italia di storie (rosé).

Nei Cortili di Casa Coppi per tutto il pomeriggio a far da sfondo anche Frank Sinatra suonato dal gruppo Tamboo3 di Sergio Tamburelli (voce e altri 50 strumenti), Gian Marco Straniero (contrabbasso), Alessandro Balladore (chitarra), croccantissimi cracker de La Spiga dei F.lli Vicenzi, e altri prodotti tipici adatti a stuzzicare e creare una situazione palatale perfetta quando ci si approcciava a un sorso di un rosé.
Tra i presenti abbiamo gioito con quelli delle seguenti cantine: Broglia (Gavi), Cà Viola (Dogliani), Cantine Fontezoppa (Civitanova Marche), Cascina Gentile (Capriata d’Orba), Costaripa (Moniga del Garda), Moser (Trento), Paltrinieri (Sorbara), Sassotondo (Sovana), Vigneti Massa (Monleale) e Villa Sparina (Gavi – AL).

 

 

 

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