La mixology sta lentamente facendosi strada ad Istanbul. Certo, le difficoltà imputabili ad una cultura che storicamente non favorisce l’assunzione di alcol sono ancora un freno rilevante. Inoltre tutto il comparto è assoggettato a una forte tassazione e il costo degli alcolici è generalmente molto più alto rispetto ai Paesi europei.
Una situazione che ha provocato anche un aumento della produzione di spirits a livello privato ed in alcuni casi contraffazioni molto pericolose per i consumatori. In questo scenario però, si inserisce il trend proposto da una popolazione giovane spinta da un crescente desiderio di abbracciare stili di vita simili alla nightlife europei. Si stanno rimescolando le carte in tavola. E la capitale turca inizia a proporre cocktail bar di livello internazionale. Alfiere di questa rinascita è sicuramente il Mathilda’s. Siamo nel quartiere di Kadikoy, sulla sponda asiatica, in un dedalo di vie brulicanti di locali e caffè, frequentatissimo dai residenti che l’hanno eletto come area più di tendenza della movida. A queste latitudini sono ancora pochi i turisti internazionali che preferiscono ad oggi sostare nella parte europea della città. Ma i flussi si stanno modificando in fretta. D’altronde le guide internazionali e i social media rimuovono ogni ostacolo favorendo i viaggi di appassionati di mixology e drink che non si lasciano scoraggiare dal notevole traffico di Istanbul per raggiungere un tempio della miscelazione dove scoprire una drink list unica, caratterizzata da un’estrema propensione all’uso di spezie ed ingredienti turchi. Che grazie a sciroppi e cordiali homemade si muove anche nell’ambito della sostenibilità ambientale, un fatore non proprio scontato da queste parti. Da gustare rigorosamente con piatti della tradizione. Grazie dunque al suo approccio innovativo il bar si è rapidamente imposto nella scena della metropoli tanto da guadagnarsi l’ingresso nella prestigiosa lista dei migliori bar di Gault&Millau, consolidando il suo posto nella scena internazionale. L’atmosfera calda ed accogliente, semplice come quella dei migliori street bar ma curata in ogni minimo dettaglio, rende il Mathildas Cocktail Bar il prototipo perfetto del cocktail bar contemporaneo.

Un locale che mira ad offrire un’esperienza premium, intima e coinvolgente, arricchita dalla presenza di dj e musica dal vivo, e da una proposta gastronomica ricca e gustosa. Il lungo bancone che domina la sala è però il segno tangibile della centralità dell’alta miscelazione in questo locale. Ad introdurci nel mondo del Mathilda’s, Vedat Akar, pluripremiato bartender fondatore dell’insegna insieme al socio Murat Guney. Forte di una ventennale esperienza tra cui bar coordinator al KAI del Mandarin Oriental di Bodrum, Vedat sottolinea come: “Nel nostro locale vogliamo mostrare una personale idea di mixology. Non solo i grandi drink della tradizione, quelli che si possono bere in ogni angolo del mondo, ma anche dei signature che, grazie ad un sapiente accostamento di spirits internazionali ed elementi locali offrono un panorama inedito. È una formula che funziona. Le nostre creazioni sono le più scelte dal pubblico che vuole sempre provare nuove esperienze”. La drink list del locale si dipana infatti come un passepartout tra Oriente ed Occidente.

Tra i best seller il Tesla X con Fords London Dry Gin, liquore di Kumquat, cardamomo, camomilla, e un mix di amari, o il King Naked dove il whisky si coniuga ad un liquore alla mastiza, liquore al tiramisù, tè lapsang, vino di ciliegia, assenzio e un amaro al tabacco locale. Molto fresco l’Hesperide’s Secret caratterizzato dalla tequila e note al palato e al naso molto mediterranee, apportate dalla macerazione poi di foglie di fico e foglie di gelso, con l’aggiunta noci e un sour di luppolo e miele.

Molto interessanti il Galata, con gin, melograno, aquafaba, cioccolato bianco e limone e il Mystic Fusion dove emerge tra gli spirits quel profumo di gran bazar evocato dalla noce bruciata, caramello, banana e te alla melissa.

“Stiamo compiendo qualcosa di pionieristico – continua Vedat – la mixology è un mondo dove tanti residenti si stanno affacciando e, da neofiti, molti ancora non riescono a percepire le differenze non solo negli spirits ma anche nelle tecniche di miscelazione. Quello che però salta in evidenza è che tutti gli avventori vogliono vivere un’esperienza che dev’essere a 360°, amplificata sia dai piatti che proponiamo ma anche dalla musica di sottofondo. Da noi non è mai una banale playlist ma sempre la proposta di deejay differenti che si muovono tra sonorità contemporanee e un sound più vintage a cavallo tra i ’70 e gli ’80 specie nel weekend”.

Sull’aspetto educational legato però ad una celebrazione dei prodotti indigeni provenienti da mercati e aree rurali limitrofe ritorna il Bar Manager, Deniz Olcay: “Con i nostri drink vogliamo evocare ricordi, pertanto avvalersi ad esempio di un liquore alle erbe del territorio suscita negli astanti sensazioni uniche. È come se voi italiani sviluppaste un cocktail tutto sui pomodori, un frutto che contrassegna la vostra cucina. Da noi si lavora su questo mood per quanto riguarda la sostanza senza d’altronde tralasciare il piano estetico che rimane fondamentale. Naturalmente la storia della miscelazione non può essere messa da parte. Esisterà sempre un cliente che domanderà un Martini Cocktail e un Old Fashioned e quello dev’essere fatto a regola d’arte. Ma il nostro mondo si sta evolvendo. Anche in Turchia nonostante le difficoltà economiche dovute all’inflazione, al rincaro delle materie prime e l’imposizione fiscale considerevole, non manca una crescita nell’assortimento degli spirits e quando un cliente chiede un determinato brand per un drink non possiamo che ritenerci soddisfatti. Il dialogo con un pubblico più informato è un’occasione di crescita per tutti”.

Dalla conversazione emerge uno scenario che a differenza di quello italiano non si polarizza per la predominanza esasperata di gin tonic o Aperol Spritz. “Il nostro è un segmento molto variabile, se in una settimana il whisky la fa da padrone nelle richieste, quella successiva può essere all’insegna del tequila o del gin. Non constato neanche grandi differenze tra clientela maschile o femminile, mentre per quanto riguarda i classici sicuramente il Negroni e il Mojito hanno molti estimatori così come i sour, questa texture e il loro equilibrio dolce sono intrinseche al nostro gusto. La cremosità di alcuni drink poi li rende irresistibili al palato, mi riferisco per esempio al signature Divergent Hope che alterna una parte calda ad una parte fredda in un bilanciamento tra whisky, mela, cordiale al caffè, cacao caldo e crema al cocco”.

Dal Mathilda’s le novità non mancano. “Abbiamo un calendario di guest nights con bartender d’eccellenza provenienti da tutto il mondo – aggiunge Vedat – Avere professionisti di alto livello al nostro banco è davvero un grande onore. Ritengo questi eventi significativi perché i clienti possono scoprire una differente interpretazione del bere miscelato, stili e modi di lavorare mai approcciati fino ad ora. È questa la via ideale per coinvolgerlo. Senza stravolgere la nostra filosofia ma illustrando l’esperienza di paesi dove la mixology è molto più consolidata. Inoltre abbiamo una grande novità. Tra qualche mese dovremmo aprire una nuova sede nella parte europea della città. Il nostro viaggio continua”.
+info: mathildascocktailbar.com/
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