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Nel 2016 i consumi di birra hanno confermato la ripresa iniziata l’anno precedente ritornando al massimo segnato nel lontano 2007, con 31,1 litri pro-capite. E’ proseguito l’aumento dell’export, pari a 2,6 milioni di ettolitri, ma il saldo negativo import-export si mantiene elevato (-4,3 Mn/hl). la produzione è ulteriormente aumentata a 14,5 Mn/hl.

 

 

MA NELLA UE RIMANIAMO AGLI ULTIMI POSTI

 

Nel 2016 i consumi della birra in Italia sono stati pari a 18.873.000 ettolitri, Più indicativo il risultato ottenuto in termini di consumi pro-capite, il cui andamento negli ultimi dieci anni ha
rispecchiato quello dell’economia italiana, con una accentuazione di ulteriore positività. Nel 2016 il consumo pro-capite di birra ha segnato i 31,1 litri/anno, lo stesso valore (record) che aveva toccato nel 2007, ultimo anno prima dell’inizio della più lunga crisi economica che abbia colpito l’Italia (e non solo) negli ultimi decenni.

Non occorre comunque dimenticare che, malgrado la “ripresa”, i consumi di birra nel nostro Paese rimangono agli ultimi posti della graduatoria europea, con un valore pari a meno della metà della media UE (70 litri) e da 3 a 5 volte inferiore a quello dei Paesi in testa alla classifica: Repubblica Ceca (143 litri), Germania (106), Austria (106), Polonia (98).

CONSUMI: SEMPRE PIÙ DOMESTICI E CON UN OCCHIO ATTENTO AI PREZZI

 

Un altro elemento di riflessione, malgrado la ripresa quantitativa del mercato, è rappresentato dal perdurare di due fenomeni che abbiamo già segnalato negli anni precedenti e che indicano una persistente propensione al risparmio da parte degli italiani nei consumi di birra.

• Si accentua la prevalenza del consumo in casa rispetto a quello fuori casa. Nel 2016 i consumi di
birra Fuori Casa (On Trade) sono stati pari al 41,2% del totale, diminuendo ancora rispetto al 2015 (41,5%), con il restante 58,8% rappresentato dagli acquisti nella distribuzione moderna e tradizionale (Off Trade). È la conferma di un trend in atto da quasi un decennio: nel 2007, ultimo anno prima della crisi, i consumi in bar, ristoranti, pub, ecc. erano pari al 45,5%, quelli domestici
al 54,5%.

• Rimane la preferenza verso i prodotti più economici. Nel 2016 le Specialità (il segmento più di nicchia) hanno rappresentato il 13,3% delle vendite totali. In testa il Main Stream, con il 46%, seguito da Premium (32%), Private Label (6,8%), Economy (1,4%) e Analcoliche (0,5%). L’analisi del trend storico mostra la modifica delle abitudini di acquisto degli italiani: rispetto al 2008 il settore più penalizzato è il Premium, che – malgrado la buona intonazione registrata nel 2016 – in otto anni ha perso circa il 20% di quota di mercato.

 

L’OCCUPAZIONE DELLA FILIERA RIMANE STABILE. CONTINUANO A CRESCERE I BIRRIFICI ARTIGIANALI

 

Nel 2016 l’occupazione complessiva nella filiera birraria è rimasta sostanzialmente invariata rispetto all’anno precedente, attestandosi a 137.000 unità, fra addetti diretti (5.350), indiretti (17.400) e indotto allargato (114.250). L’aumento della produzione registrato nello stesso periodo (si veda il prossimo capitolo) è stato dunque ottenuto grazie allo sforzo compiuto dall’intera
filiera. In tale contesto va sottolineata la persistente crescita del settore dei birrifici artigianali, la novità più significativa del settore birrario dell’ultimo decennio. Il numero di
queste realtà imprenditoriali, in gran parte giovanili e ad alta intensità occupazionale, è più che sestuplicato dal 2008 al 2016, passando da 113 a 718 (dato aggiornato a luglio 2017), cui si aggiungono 225 brew pub.

 

EXPORT-IMPORT: IL SALDO COMMERCIALE RIMANE NEGATIVO

 

Nel 2015 la birra italiana aveva raggiunto il record storico dell’export, con 2,3 milioni di ettolitri: un risultato straordinario, se si pensa che è più del triplo di quanto era stato ottenuto appena dieci anni prima (781 mila nel 2006). Nel 2016 quel valore – che certifica la qualità e il gradimento
nel mondo della birra made in Italy – è ulteriormente migliorato, sfiorando i 2,6 milioni.

 

 

Tuttavia anche l’import segna livelli ancora molto elevati – 6,9 milioni di ettolitri – Rimane dunque negativa la nostra bilancia commerciale della birra, pari a -4,358 milioni di ettolitri. In termini di destinazioni, il mercato UE ha assorbito oltre 2 milioni di ettolitri di birra prodotta in Italia (l’80% dell’export totale), con la Gran Bretagna ancora nettamente in testa (quasi 1,3 milioni), seguita da Francia (124 mila), Germania (70 mila) e Paesi Bassi (56 mila). Fra i Paesi extra-europei, di gran lunga in testa gli USA (196 mila ettolitri), seguiti da Australia (47 mila) e Albania (42 mila).

Il principale esportatore di birra nel nostro Paese si conferma la Germania, con quasi 3 milioni di ettolitri (il 43% del totale dell’import italiano totale), seguita a lunga distanza dai Paesi Bassi (11,2%) e dal Belgio/ Lussemburgo (11,1%). Complessivamente dai Paesi UE continua a provenire la quasi totalità (95,5%) delle nostre importazioni, mentre fra quelli extraeuropei la parte del leone è del Messico, da cui proviene il 3,5% del nostro import birrario.

 

 

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Tratto da:
Annual Report 2016
edito nel NOVEMBRE 2017
a cura di ASSOBIRRA
www.ASSOBIRRA.IT

 

 

 

 

 

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