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Studi e ricerche hanno dimostrato che il caffè ha una funzione protettiva nei confronti dello sviluppo del diabete di tipo 2. Il caffè sembra rallentare inoltre il naturale declino cerebrale nelle persone anziane, con effetti positivi anche con riferimento al morbo di Parkinson e al morbo di Alzheimer. Gli studi più moderni evidenziano addirittura una sorta di effetto protettivo nei confronti delle coronaropatie. Ed ora una ricerca condotta a Tel Aviv sostiene che il caffè può combattere l’alitosi.


Il caffè in passato è stato sinonimo di bevanda a rischio. Anni di ricerche hanno ormai sfatato il luogo comune che bere caffè fa male. Anzi gli studi e sperimentazioni condotte in tutto il mondo hanno messo in evidenza, come il caffè, non solo influenzi positivamente la sfera emotiva della persona, ma possa contribuire al benessere dell’organismo. Ciò è dovuto alla presenza di caffeina, ma soprattutto al notevole contenuto di polifenoli (in particolare gli acidi clorogenici), in grado di svolgere una specifica azione antiossidante.

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Da Tel Aviv arriva ora una nuova scoperta. Uno studio israeliano, condotto dal ricercatore Mel Rosenberg, docente presso la Università Tel Aviv, ha scoperto la presenza nei chicchi di caffè di sostanze in grado di bloccare il rilascio di gas maleodoranti da parte dei batteri presenti nell’apparato digerente. La ricerca era inizialmente partita da ipotesi opposte, ovvero che il caffè potesse causare l’alito cattivo. ”Diversi miei precedenti studi – ha spiegato Rosenberg – sostenevano che il caffè provoca l’alito cattivo, e molto spesso infatti capita. Ciò, però, è dovuto non alle caratteristiche chimiche del caffè, ma dipende dal fatto che spesso viene bevuto col latte, e dal fatto che fermenta in bocca, rilasciando sostanze dall’odore non gradevole”.

Durante i test, invece, sono state messe in evidenza le caratteristiche chimiche della bevanda nera, ”ed è stato scientificamente provato che l’estratto di caffè è in grado di inibire i batteri che provocano l’alitosi”, ha concluso Rosenberg. Ulteriore conferma che la saggezza popolare ha ancora una volta ragione, visto che il rimedio del chicco di caffè in bocca circola da decenni pur senza la ratifica della scienza. La scoperta potrebbe spingere le aziende alla creazione di una nuova linea di collutori o di caramelle contro l’alito cattivo. Va infine sottolineato che Rosenberg non è un novellino: da oltre vent’anni conduce studi sul trattamento e la diagnosi dell’alitosi.

FONTI: www.farmacia.it/cgi-bin/dbnews/dnrun.cgi?newsid=adm307
www.asca.it/news-salute__alito_cattivo__una_tazza_di_caffe__e__la_soluzione-841830-ora-.html

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