Papa Francesco ha lasciato la vita terrena il 21 aprile all’età di 88 anni, nel lunedì dell’Angelo dopo aver regalato la sua ultima benedizione in occasione della domenica di Pasqua in piazza San Pietro. Fedeli smarriti per una notizia che sta facendo il giro del mondo, per una figura super carismatica molto apprezzata anche oltre i confini cattolici, che sino all’ultimo ha fatto sentire la sua voce per richiamare la pace nel mondo. Chiesa in lutto nell’anno Santo del Giubileo della speranza, nel tratteggiare il ricordo di Papa Jorge Mario Bergoglio, vogliamo ripercorrere anche il segno che ha lasciato nel mondo del food&beverage nei suoi dodici anni di pontificato, a partire dalla lotta allo spreco alimentare, per il primo Papa Gesuita che scelse non a caso il nome di Francesco.
Proprio nel 2023, in occasione della Giornata Internazionale contro lo Spreco Alimentare, aveva richiamato l’attenzione mandando un messaggio indirizzato al al direttore generale della Fao. “Il cibo che buttiamo nella spazzatura lo strappiamo ingiustamente dalle mani di quanti ne sono privi. Di quanti hanno diritto al pane quotidiano in virtù della loro inviolabile dignità umana”. Era nota la sua passione della pizza, come ricorda l’Ansa, la tavola è stata una delle grandi passioni di Francesco, nonostante in questi anni avesse dovuto rispettare rigide rigorose a base pesce bollito e riso. Appassionato di street food e cibo semplice e popolare, è stato un grandissimo estimatore della pizza italiana, rivelando che “uscire per andare in pizzeria” era una delle cose che gli mancavano di più. In uno degli ultimi viaggi apostolici, in Lussemburgo nel settembre 2024, si concesse un caffè espresso al bar, dei dolci amava la cioccolata, per questo a Pasqua arrivavano per lui gigantesche uova da tutta Italia. Si narra che in tasca avesse sempre delle caramelle, quelle stesse che amava regalare ai bambini nel corso degli eventi e delle udienze. Vista la sua provenienza dalla fine del mondo, non mancavano i sapori della sua tavola argentina, a partire dalla bevanda nazionale, il mate, che gli veniva offerto in ogni incontro e lui dalla cannuccia lo beveva volentieri. E poi le empanadas, i piccoli calzoni pieni di carne e altri ingredienti, preparati per lui anche dalle ragazze trans latinoamericane che ogni mercoledì mattina prendevano il bus da Torvaianica a Roma, accompagnate dal parroco don Andrea, per assistere all’udienza generale.
La sua enciclica “Laudato si” come riporta Agen Food, resta una bussola per chi opera nel mondo dell’ambiente, dell’economia circolare, dell’agricoltura sostenibile, grazie a una visione etica, umana, poetica della crisi ecologica. “Poiché la terra ci è stata data – scriveva Francesco – non possiamo più considerarla come qualcosa di separato da noi”. In queste parole c’è il cuore del suo messaggio: riscoprire il legame, spezzare l’indifferenza, tornare a sentire la terra come madre, non come risorsa da spremere. In Laudato si’, il Papa si schierava apertamente contro il paradigma che riduce la natura a meccanismo, la terra a cifra, e l’agricoltura a industria senz’anima, elogiando le pratiche agroecologiche, il sapere contadino, la biodiversità, il ruolo delle comunità locali, per una rivoluzione lenta, silenziosa, necessaria.
Diventò virale una sua omelia del 2019, sulle Nozze di Cana. “Immaginatevi finire una festa con il tè. Senza vino non c’è festa”. In un articolo de La Repubblica, si ricorda che nei 12 anni in cui è stato il Vescovo di Roma, da grande amante della vita, del calcio e anche della tavola, il rapporto con il vino è stato anche un rapporto normale, come normale e semplice era la vita che amava condurre. In più di un’occasione, il frutto della vite è servito a ricordare e a riallacciare il legame con una delle sue terre d’origine, il Piemonte e in particolare la zona dell’Astigiano, da cui partirono i suoi genitori come emigrati in Argentina negli anni ’20, da cui si spiega anche la sua passione per la bagna cauda.
“Laudato” è anche il nome di un “Grignolino d’Asti” molto particolare. Mentre in Vaticano era in corso il conclave, alcuni amici, riuniti in una sala del comune di Portacomaro, in provincia di Asti, decisero di impiantare una vigna su un terreno incolto da anni. La “Vigna del Papa”, in omaggio alle origini della famiglia di Papa Francesco, da gestire attraverso il lavoro di volontari come esempio di recupero ambientale, nel solco della tradizione vitivinicola del paese. Nel 2016 la prima vendemmia, con cinquecento bottiglie prodotte, al vino viene attribuito il nome “Laudato”, come il titolo dell’enciclica papale sui temi dell’ecologia integrale, con l’etichetta che cambiava ogni anno, realizzata da un autore sempre diverso, proveniente da varie parti d’Italia. La gestione della “Vigna del Papa” è stata affidata ad un gruppo di volontari di tutte le età che rappresentano di fatto il primo nucleo della Comunità, cui si sono aggiunti numerosi sostenitori del progetto anche attraverso il meccanismo “Adotta una vite”.
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