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In occasione del Primo Forum dei Consumi Fuori Casa, organizzato da Edizioni Specializzate, divisione di Fiera Milano Editore, a Cernobbio il 12 e 13 febbraio Bain&Company ha presentato un documentato rapporto. Il settore italiano dei consumi food & beverage fuori casa viene valutato in circa 60 miliardi di euro di fatturato ed ha forti potenzialità di crescita, dopo un momento di parziale frenata negli ultimi due-tre anni. Rispetto ai consumi alimentari totali (cresciuti negli ultimi 20 anni di circa il 6%), nello stesso periodo la spesa per gli alimentari consumati fuori casa è cresciuta del 41%.


La spesa in Europa per il settore del Fuori Casa (che comprende il consumo in ristoranti, bar, take away, vending machine ecc) è in media di 815 euro pro capite. Gli Italiani spendono circa 1.150 Euro a testa per questo tipo di consumo, in linea con altri paesi come la Francia, ma molto al di sotto dei 2.200 euro procapite spesi dagli spagnoli (molto legati alla “movida” e al consumo di alcolici, mentre l’italiano predilige gli hot drinks – caffè e tè). In Italia il consumo del Fuori Casa rappresenta circa un terzo del totale della spesa alimentare. I pubblici esercizi veicolano la parte preponderante dei consumi fuori casa con oltre 50 miliardi di euro di giro d’affari complessivo. Gli operatori del Catering (mense e ristorazione all’interno di aziende e comunità) vale circa 7 miliardi di euro, mentre un peso crescente sta assumendo il canale della distribuzione automatica (Vending)

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Con riguardo allo scenario europeo, il numero maggiore di Pubblici Esercizi si rileva in Spagna: oltre 263mila Imprese. Fatto 100 il numero di Bar e Ristoranti ogni 10mila abitanti esistenti in Europa, in Spagna se ne trovano ben 204. Anche noi italiani, con le nostre 225.567 Imprese, siamo ben al di sopra della media europea. Altri Paesi come Germania e Regno Unito sono invece molto al di sotto, ma questo non si traduce automaticamente in minor giro d’affari. Il mercato Fuori Casa della Gran Bretagna, con sole 16.782 Imprese, vale 116.832 milioni di euro che fa “sfigurare” i nostri 71.021 milioni. Anche la Germania riesce ad avere un valore di mercato vicino al nostro (64mila milioni di euro) pur avendo una struttura molto più snella di noi (tra i grandi Paesi ha la densità di Bar-Ristoranti più bassa d’Europa) In Italia un terzo dei locali è costituito da Bar, Caffè e Gelaterie e da un altro 5,1% di Pub e Birrerie. Le cose cambiano molto all’estero: i Bar sono quasi il 50% in Spagna (dove esiste anche un 10% di Pub-Birrerie), ma sono solo il 17% in Gran Bretagna, dove però c’è un 33% di Pub. E differenze ci sono anche con altri Paesi, ad esempio con la Germania dove i Bar-Caffè sono solo il 5% e i pub il 22%. E i Ristoranti? Sono il 31% in Italia, tra il 17 e il 18% in Gran Bretagna e in Spagna, ma ben il 38% in Francia. I Fast Food hanno un peso molto importante in Germania (15%), un po’ meno in Gran Bretagna (10%) e Francia (9%) e una diffusione davvero bassa in Italia (5,5%) e in Spagna (2,3%).

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Secondo la ricerca, il consumatore è sempre più attento a prodotti legati a salute e benessere (anallergici, naturali, o addirittura con proprietà medicali o rigeneranti), la cui produzione o distribuzione si basa su principi di sostenibilità (prodotti “etici” o ecologici), locali o legati al territorio del consumatore stesso, e pratici, facilmente consumabili o reperibili (ad esempio dai distributori automatici). A queste abitudini si devono ispirare nuovi prodotti, ma anche nuovi stili di vendita, oltre al già citato vending. Il futuro del Fuori Casa sarà nei corner dei centri commerciali o in bar sempre più “esperienziali”, che non si limitino alla sola vendita ma raccontino al consumatore un’emozione, offrendo un servizio che va sovrapponendosi a quello dei ristoranti.

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Anche il pubblico dei bar è cambiato, e il nuovo cliente è donna. Mentre l’età media del fruitore dei bar si sta alzando, infatti, spicca la maggior presenza degli avventori al femminile: una nuova sfida, quella di piacere anche a questo cliente, che unisce l’interesse di distributori e produttori da oggi in poi. La fretta e la ricerca di un consumo fugace, devono spingere le aziende a pensare a confezioni ispirate alla praticità, magari autrorefrigeranti o autoriscaldanti, una soluzione adottata all’estero ma ancora poco sfruttata in Italia. In generale, si assiste a una “snackizzazione” delle abitudini, che incoraggia a soluzioni produttive e distributive che uniscano qualità, varietà e praticità.

+INFO: www.fieramilanonews.it/on-line/Home/artCatStudieRicerche.368.1.9.1.html?id=7785
www.mixerpress.it/news.asp?ID=148

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