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Sta facendo molto discutere, come era prevedibile, la puntata del programma tv Report “Birra… e non sai cosa bevi”, andata in onda in prima serata su Rai 3 domenica 8 giugno. Sui social commenti di tanti beerlovers scatenati nel dualismo atavico tra birra industriale e birra artigianale, il day after il programma condotto da Sigfrido Ranucci è arrivato anche la posizione ufficiale da parte di Unionbirrai, tramite il commento del vicedirettore Andrea Soncini. “Ringrazio innanzitutto per l’attenzione che Report ha dedicato al nostro comparto. Tuttavia, credo sia importante chiarire un punto di fondo: Unionbirrai ha scelto di non alimentare un dibattito tra birre “buone” e “meno buone”. Non è questo il cuore del problema”.

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La replica da parte di  Unionbirrai, l’associazione che riunisce i microbirrifici in Italia accusata da più parti proprio sui social di essere stata assente nell’inchiesta di Report a cura del giornalista Bernardo Iovine, perdendo un’occasione importante di visibilità per il comparto, prende in esame anche lo scenario di mercato. “Oggi il 97% del mercato italiano della birra è dominato da produzioni industriali. Solo il 3% circa dei consumi riguarda la birra artigianale. Questo non perché i consumatori non sappiano riconoscere la qualità, e nemmeno perché manchi la qualità stessa: il problema è strutturale. I piccoli produttori indipendenti si trovano ogni giorno a dover affrontare ostacoli che vanno ben oltre la produzione e la capacità artigianale: parliamo di un carico burocratico complesso e spesso sproporzionato, di un regime fiscale e accise che, seppur in parte agevolato, continua a pesare in maniera significativa sui flussi di cassa delle micro e piccole imprese, e di un divario competitivo enorme rispetto ai grandi gruppi multinazionali, che possono contare su economie di scala e strumenti fiscali internazionali oggi inaccessibili ai piccoli”.

Infine una chiosa politica di settore, da parte dell’associazione Unionbirrai tra semplificazione, cultura, filiera e consumo responsabile. “Serve una politica industriale seria e lungimirante per il nostro settore. Servono interventi concreti su più fronti: semplificazione amministrativa, fiscalità proporzionata, azzeramento delle accise, incentivi agli investimenti produttivi e al radicamento delle filiere locali. Altrettanto fondamentale, però, è l’investimento nella cultura del consumo consapevole: dobbiamo saper raccontare al grande pubblico il valore della birra artigianale, come negli anni si è fatto – con successo – in tante occasioni. Non per creare un’élite di esperti, ma per avvicinare in modo semplice e accessibile ogni consumatore alla qualità, alla filiera corta, alla diversità e alla ricchezza che il prodotto artigianale porta con sé. Solo così, con un approccio sistemico e non ideologico, potremo finalmente permettere alla birra artigianale italiana di esprimere appieno il suo potenziale”.

INFO www.unionbirrai.it

 

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