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Nelle scorse settimane sulla stampa erano uscite notizie allarmanti legate alla presunta pericolosità di questi prodotti, che contengono solo gli zuccheri naturali della frutta (fruttosio). A prendere le difese del settore è l’Unione Italiana Food che, attraverso le parole di Giorgio Donegani, tecnologo alimentare consigliere dell’Ordine dei tecnologi alimentari di Lombardia e Liguria (Otall), fornisce alcune precisazioni in merito allo studio “Associazione tra il consumo di bevande zuccherate ed il rischio di mortalità negli adulti in Us”

 

L’’analisi secondaria dei dati dello studio Regards”, è stato pubblicato da Jama (Journal of American Medical Association – la rivista dell’associazione dei medici degli Stati Uniti) ed è stato ripreso da tutta la stampa e da numerosi blog, generando una grande confusione tra i consumatori. La ricerca, condotta dall’Università di Harvard e rilanciata da molti media in tutto il mondo, ha preso in considerazione più di 13mila statunitensi di età maggiore ai 45 anni per verificare l’impatto sulla salute delle bevande zuccherate e dei succhi di frutta senza l’aggiunta di zuccheri.

Analizzando lo studio americano pubblicato da Jama – sottolinea Donegani – è evidente come le conclusioni cui perviene debbano essere interpretate come possibili stimoli di approfondimento e non come realtà sufficientemente provate. Entrando nel merito è da rilevare il fatto che il campione coinvolto è costituito per oltre il 70% da persone obese o in sovrappeso, dato che per fortuna non risponde alla nostra realtà”.

 

 

Riguardo poi ai limiti metodologici, evidenziati anche dagli stessi autori, “va rilevato che la stima dei consumi è stata fatta sulla base di questionari autocompilati e non attraverso controlli, verifiche e misurazioni dirette – prosegue il tecnologo alimentare – Un dato essenziale nel valutare i risultati dello studio americano riguarda le quantità considerate, enormemente superiori negli Usa rispetto all’Europa. La porzione standard di succo considerata in America è di 12 once, corrispondenti a circa 360 grammi, una quantità che non ha riscontro da noi, se si tiene conto che il consumo medio giornaliero di succhi 100% in Europa è di soli 31 millilitri, cioè circa 30 grammi, e che la porzione standard nella maggior parte dei paesi europei varia tra i 150 e i 200 millilitri”.

Non si può non ricordare, poi, che di recente altre ricerche simili avevano messo in evidenza un effetto positivo del consumo di succhi di frutta naturali, sia sulla salute del cuore sia sul decadimento cognitivo. Ad esempio, lo studio “European Prospective Investigation Into Cancer and Nutrition Netherlands study”, pubblicato a febbraio 2019, dimostra che il consumo moderato di succhi di frutta al 100% (=7 bicchieri da 150 millilitri a settimana) è associato a un ridotto rischio di incidenti cardiovascolari del 17% e a un rischio di ictus inferiore del 24%.

 

 

Danilo Iorio, presidente del Gruppo Succhi e Nettari di frutta dell’Unione Italiana Food, tiene ad aggiungere: “Nel 2018 la Nutrition Foundation of Italy (Nfi) ha pubblicato uno speciale sulla rivista Alimentazione, Prevenzione & Benessere sul ruolo nutrizionale dei succhi di frutta 100% in una sana alimentazione in cui si ribadisce il fatto che il consumo moderato di tali succhi, inserito in una dieta varia e corretta, sembra esercitare alcuni effetti favorevoli sul profilo lipidico e sulla pressione arteriosa. Non ci sono, invece, evidenze circa l’associazione tra un consumo moderato di succhi di frutta 100% e un rischio di obesità o diabete di tipo 2“.

 

+info: www.unioneitalianafood.it/prodotti-vegetali

 

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