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Non più solo una tazzina di caffè. Quello che era la commodity per eccellenza, un rito da espletare ogni mattina (o più volte al giorno) al bar senza troppi retro pensieri, si sta trasformando in un attrattore di una clientela più raffinata e informata, che ama coniugare il caffè con proposte food originali e occasioni di convivialità. È una nicchia in forte crescita in tutto il mondo, lanciata alla ricerca del monorigine più nuovo dietro cui si cela la storia più affascinante o la creatività del barista champion più ambito.

compagnia dell'arabica monorigini

Non a caso l’approccio “artigianale” al caffè, sempre più simile a quello dei vini è stato tra le grandi tendenze globali individuate da Anya Marco, Director of Insight dell’analista di mercato britannico Allegra Strategies. Da questo nuovo approccio derivano l’attenzione ai terroir (con il fenomeno dei monorigine), il ricorso a piccole torrefazioni locali di nuova generazione, una raffinata gestualità e ritualizzazione nel consumo, “da sommelier”. «Il potenziale di mercato è enorme – sottolinea Marco –. Oggi esistono nel mondo tra le 45 e le 50 mila caffetterie ‘branded’, ma riteniamo che entro il 2030 diventeranno 120 mila, con un giro d’affari di 56 miliardi di euro». Fra gli altri megatrend Anya Marco segnala anche l’onda lunga di salutismo e benessere, la crescente ibridazione tra mondo caffè e mondo food, confini sempre più sfumati tra il rito del caffè a casa e fuori casa (come dimostra il successo del porzionato).

L’Italia in questo rinascimento del caffè in chiave gourmet è ben posizionata, non solo per la sua solida tradizione ma anche perché, come nota Patrick Hoffer, Presidente della Corsino Corsini e Presidente di CPC: «Il panorama italiano delle torrefazioni è caratterizzato da un portfolio storico di realtà di piccole dimensioni: delle oltre 800 esistenti in totale, l’80-85% delle quali sono piccole. Questo scenario sta vivendo una profonda evoluzione sotto la spinta dell’evoluzione nei gusti dei consumatori».

Al di là dell’origine e del cultivar resta però un grande protagonista, l’espresso, che ormai da tempo ha varcato i confini nazionali per conquistare il mondo . E non ha rivali nel suo Paese d’origine, l’Italia, come conferma la survey “Gli italiani e il caffè” di Astra Ricerche, svelata al Coffee District in occasione dell’ultimo Host a Milano. Il consumatore italiano è senz’altro affezionato all’espresso tradizionale, però non disdegna la sperimentazione. Il 96,5% dei nostri connazionali dichiara di bere caffè e il 28% ne beve più di tre tazzine al giorno. E se l’89% lo beve a casa, il 76% lo gusta anche al bar. Tra le motivazioni per bere caffè fuori casa gli italiani mettono ai primi posti la socializzazione e il Made in Italy. «Nelle scienze economiche e sociali le due parole oggi più ‘hot’ sono infatti relazione e condivisione – conclude Gianfranco Vercellone, Ceo di apropositodime.com – e tutti i modelli di business devono confrontarsi con questi due concetti. Cosa esiste in natura che li favorisca meglio di un caffè, questa volta inteso come spazio fisico?».

Fonte: host.fieramilano.it/al-coffee-district-va-scena-il-caff%C3%A8-di-domani

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