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Una vera e propria anteprima mondiale andata in scena all’apertura della 3^ edizione della Milano Beer Week. La Thomas Hardy’s Ale, una birra leggendaria, appena tornata in produzione è stata svelata nel corso di una serata che lascerà il segno. “Siamo al cospetto di un monumento, parlando di birra ovviamente– spiega Maurizio Maestrelli, ideatore della Milano Beer Week- Ricordo ancora quando mi ha chiamato Sandro Vecchiato, patron di Interbrau, nell’estate del 2012 per dirmi che aveva acquisito il marchio. Ho subito pensato che si portavano a casa un pezzo di storia, ma se vogliamo anche una storia travagliata”.

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Sandro Vecchiato mostra le medaglie d’oro già vinte dalla, da poco tempo rinata, Thomas Hardy’s Ale

Un racconto che nasce da lontano quella della Thomas Hardy’s Ale, che d’ora in avanti parlerà anche un po’ italiano. Una case history: un player importante del mondo della birra italiana come Interbrau, che grazie all’amore e alla passione per la birra ha deciso di lanciarsi in questa sfida. “Forse nulla è paragonabile all’entrata di Thomas Hardy’s Ale nella nostra famiglia– le parole di Sandro Vecchiato, a capo di Interbrau insieme al fratello Michele VecchiatoÈ un pò come essersi trovati al cospetto con la storia e rendersi conto che anche noi la stiamo scrivendo e ne facciamo parte”.

Intervista a Sandro Vecchiato su Thomas Hardy’s Ale:

Sandro Vecchiato intervista rilancio Thomas Hardy's Ale Milano Beer Week 2016

 

STORYTELLING

Una birra che nasce nel lontano 1968, prototipo dello storytelling perfetto. Lo scopo infatti è quello di commemorare il quarantennale della scomparsa del grande scrittore Thomas Hardy, l’autore di “Tess dei D’Urbervilles” e di altri grandi romanzi. In un suo altrettanto celebre racconto, “The Trumpet Major”, Hardy parlava di una strong beer di Dorchester definendola del più bel colore che un artista avrebbe potuto desiderare, luminosa come un tramonto autunnale. Così nasce la leggenda Thomas Hardy’s Ale, un Barley Wine, un vino d’orzo, prodotto una sola volta l’anno, millesimato e a tiratura limitata. Un’icona tra le birre, un mito grazie alle sue vicissitudini. Una storia tribolata dicevamo, nel 1999 Eldridge Pope cessò la produzione e per la prima volta sembrò che la Thomas Hardy’s dovesse essere confinata ai ricordi o alle aste. La scomparsa, tuttavia, alimentò ulteriormente la sua fama, gli amanti di questo barley wine caposcuola dello stile ne invocavano il ritorno. Nel 2003 sembrava tornata la luce, quando l’americano George Saxon ed il birrificio O’Hanlon’s decisero di ridare vita alla birra prodotta dal 1968 al 1999 dalla Eldridge Pope Brewery. Una speranza durata poco, nel 2008 anche Saxon gettò la spugna: troppo alti i costi per produrre una birra che richiede supervisione, tempi di produzione e quantità materie prime molto superiori alle classiche Lager.

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IL RITORNO

“Dio salvi la birra, forse è stato con questo spirito che rappresenta la nostra filosofia aziendale che abbiamo voluto riportare a vivere Thomas Hardy’s Ale”

– commenta Sandro Vechiato di InterbrauLa prima volta che l’ho assaggiata è stata alla Beer Week di Copenaghen nel 2011, quando era ormai a rischio di estinzione, pochi i cartoni ancora in commercio, l’anno successivo c’è stata la possibilità di rilevare il marchio e abbiamo deciso di provarci”. Da cacciatori di birre dalla trentennale esperienza, a Interbrau hanno deciso di scommettere sul fascino antico e universale della Thomas Hardy’s Ale e sul suo colore, luminoso come un tramonto autunnale. Un percorso non semplice, perché come detto da Sandro Vecchiato c’è voluto del tempo per trovare il birraio e i costi di produzione non sono comuni. Ma i risultati non si sono fatti attendere, il patron di Interbrau ha presentato alla platea intervenuta al Baladin di Milano i recenti premi che arricchiscono un palmares già prestigioso. La medaglia d’oro all’International Beer Challenge e i World Beer Awards, prime soddisfazioni per i fratelli Vecchiato. Che cosa dicono gli inglesi, i puristi del Camra? “Approved”- parola di Roger Protz, autore di decine di libri tra cui “The World Guide to Beer”, presente a Milano all’anteprima e già insieme a Maestrelli si pensa di organizzare una presentazione anche a casa degli inglesi, che si interrogano se la produzione sarà quella classica e soprattutto dove verrà fatta. “Solo in Inghilterra”– ribadisce Vecchiato, da oltremanica inoltre è arrivato il titolo di “United Kingdom Country Winner” assegnato dalla giuria internazionale del concorso premia il Barley Wine come il migliore tra quelli prodotti nel Regno Unito.

 

PROGETTI FUTURI

Neanche il tempo di gustare questa anteprima che già si parla di futuro. Sandro Vecchiato, che ha scherzato un po’ con la platea parlando di ricette e tecniche produttive che non rileverà neanche sotto tortura, ha annunciato che presto lanceranno delle Limited Edition. “Metteremo la Thomas Hardy’s Ale nelle mani sapienti di birrai come Teo Musso per delle reinterpretazioni, per farla vivere non solo al presente ma proiettata anche al futuro”. Un’acquisizione di cui si è parlato molto, non solo in Italia, con dei paesi come Svezia, Brasile, Usa, ovviamente Gran Bretagna, ma anche l’Oriente interessati all’evolversi dei prossimi passi. Una scommessa imprenditoriale con tutte le carte in regola per ripagare, grazie forse a una maggiore consapevolezza del pubblico moderno, sempre alla ricerca della qualità, delle storie autentiche, del sapore non standardizzato. E non si tratta di mode o di tendenze passeggere, di un bere più orientato a prodotti anche più facili. In questo la Thomas Hardy’s Ale, che vanta estimatori e collezionisti in ogni parte del mondo, non teme davvero confronti, grazie al suo corpo morbido ma straordinariamente complesso, ricco di suggestioni aromatiche difficili da sintetizzare in poche parole. E grazie alla sua capacità di evolvere nel tempo, fino a 25 anni, affinandosi nel carattere e arricchendosi nell’aroma. Prezzo consigliato intorno ai 10 euro, sicuramente ben spesi. All’assaggio ci ha stregato per un naso ampio e complesso, nota caramellata, sentori di castagna. La ricchezza di malti domina il palato, speziatura e tabacco, finale persistente con note di sherry. Tra qualche anno darà il meglio di sè, un barley wine già equilibrato oggi, il consiglio è di dimenticarsela in cantina. Abbinamento consigliato davanti a un caminetto acceso, magari in una serata di fine autunno con un buon sigaro tra e labbra e lo schermo acceso su una partita di Champions League, per dirla all’inglese.

Intervista a Maurizio Maestrelli sulla Milano Beer Week e la presentazione di Thomas Hardy’s Ale:

Maurizio Maestrelli intervista su Milano Beer Week 2016 e Thomas Hardy's Ale Birra

+INFO:

www.thomashardysale.com
www.facebook.com/thomashardyale/
@ThomasHardysAle

Matteo Zamboni “Brand Ambassador Thomas Hardy’s Ale”:

www.interbrau.it
www.milanobeerweek.it

 

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Scheda e news:
Interbrau SpA

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