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La viticoltura rimane un settore secondario per la Regione Valle d’Aosta. Qui la ricchezza nasce soprattutto dal turismo, che ogni anno porta diverse decine di migliaia di persone su queste montagne, e non solo d’inverno. A cascata i soldi arrivano quindi alla popolazione tutta intera passando, in primis, da alberghi e ristoranti, poi da negozi e punti vendita e infine dalle casse dei comuni attraverso i numerosi servizi erogati. Operatori turistici e commessi non sono certamente dei fannulloni, ma in queste condizioni estreme serve coraggio per intraprendere il lavoro di vignaiolo. L’asprezza del territorio rende infatti questo lavoro piuttosto difficoltoso. I vigneti occupano i versanti più soleggiati, quasi sempre sulla sponda sinistra della Dora Baltea, alla ricerca del sole necessario alla buona maturazione dell’uva in questo rigido clima di montagna. La vite cresce in Valle da circa 350 a 1200 metri, spesso su pendii ripidi e impervi.

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Eppure, malgrado tutti questi ostacoli, non ultimo quello di un mercato domestico che recepisce e vende senza alcuna difficoltà anche vini scialbi e banali, ovviamente non solo locali, aumentano le etichette di qualità. Anche se i vigneti valdostani, che raggiungono a stento i 650 ettari e rimangono una goccia nel mare della viticoltura nazionale, sanno regalare veri e propri diamanti enologici.

I risultati ottenuti quest’anno confermano una volta ancora come il clima e i terreni della zona prediligano i vitigni a bacca bianca, che fanno l’emplein con sei Tre Bicchieri (2 Petite Arvine, 2 Chardonnay, 1 Pinot Gris e 1 Muscat). Non si può, però, dire che i rossi siano stati relegati a ruolo di semplici comprimari, perché numerosi Fumin, Syrah, Petit Rouge e Pinot Nero hanno ottenuto risultati lusinghieri. Gli artefici di questi gioiellini enologici sono per lo più aziende agricole di piccole o piccolissime dimensioni, che a stento arrivano a immettere sul mercato più di qualche migliaio di bottiglie, a riprova di un sistema produttivo basato soprattutto su scrupolosi lavori artigianali.

Tra i grandi artigiani della regione hanno brillato Hervé Deguillaume e sua moglie Luciana (cantina La Vrille) che ci hanno regalato il vino Dolce dell’Anno: un fantastico Chambave Muscat Flétri. I numeri significativi continuano pertanto ad essere proposti dalle realtà cooperative, importanti e presenti in ogni area della Valle. Proprio da queste realtà vorremmo segnali più decisi nei confronti dell’alta qualità: gli esempi non mancano, ma è certo che vi sono ancora ritardi significativi.

TRE BICCHIERI
Vallée d’Aoste Chambave Muscat Flétri 2010 La Vrille Vallée d’Aoste Chardonnay Elevé en Fût de Chêne 2011 Anselmet
Vallée d’Aoste Chardonnay Cuvée Bois 2010 Les Crêtes
Vallée d’Aoste Petite Arvine 2011 Ottin
Vallée d’Aoste Petite Arvine 2011 Chateau Feuillet Vallée d’Aoste Pinot Gris Elevé en Barrique 2010 Lo Triolet

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