Non è solo una questione di sapore. Quando si parla di Vermouth, si parla di storia, di scienza erboristica, di innovazione e, soprattutto, di cultura italiana. Fratelli Branca Distillerie – che quest’anno celebra i suoi 180 anni dalla fondazione a Milano nel 1845- custodisce quest’eredità da quasi due secoli.
Nata dall’intuizione di Bernardino Branca, celebre per l’invenzione dell’amaro Fernet-Branca (oggi icona globale, dal “Fernet con coca” argentino all’abbinamento con la birra IPA negli USA), l’azienda ha poi dato vita al liquore al caffè Borghetti e, dal 2001, a Carpano, custode del primo Vermouth della storia.
«Il Vermouth Carpano unisce passato e futuro grazie ad una semplicità di gusto che pochi prodotti hanno», spiega Martina Cerbone, Marketing Manager di Branca, sottolineando come la chiarezza del messaggio e la versatilità del prodotto – «morbido, dolce, capace di arricchire senza prevaricare» – lo rendano irresistibile sia per i neofiti sia per le nuove generazioni.
E proprio al Vermouth è stata dedicata la masterclass dello scorso 9 aprile presso il Fioraio Bianchi Caffè di Milano, guidata da Fabio Bottini – Brand Developer & Brand Ambassador di Branca – che ha condotto i presenti in un viaggio sensoriale, storico e identitario.
Il racconto parte da una data fondamentale: 1786. È l’anno in cui Antonio Benedetto Carpano, erborista e botanico, dà vita ad una formula che cambierà il corso della liquoristica italiana. Una formula nata a Torino, nel cuore di un’Italia preunitaria ma già vibrante: crocevia di culture, mercati e fermenti politici. Lì, Carpano riesce a combinare vino Moscato, erbe officinali e una visione lungimirante: invia una cassa della sua creazione al re Vittorio Amedeo III, che se ne innamora. È l’inizio di un successo popolare e aristocratico, e – se vogliamo – il primo caso di “influencer marketing” ante litteram.
Fabio Bottini racconta il tutto con passione, svelando curiosità e passaggi produttivi che pochi conoscono. A supporto, delle sensory box da poter toccare, odorare e quasi assaporare le botaniche che danno vita al Vermouth Carpano. Non tutte, ovviamente: la ricetta originale è segreta e gelosamente custodita da solo due persone in azienda.
Tra le essenze protagoniste spicca l’artemisia, pianta madre del vermouth, conosciuta sin dall’antichità per le sue proprietà terapeutiche.
«Una delle cose più affascinanti del vermouth – spiega la Marketing Manager Martina Cerbone – è che, nonostante il nome sembri straniero, è 100% italiano. Il termine, infatti, deriva dal tedesco ‘Wermut’, e pare che Antonio Benedetto Carpano, grande appassionato di Goethe, abbia scelto questa parola per conferire un’aura europea a una creazione profondamente italiana».
Un’identità così radicata merita di essere valorizzata e tramandata: per questo Branca ha in programma l’avvio di una vera e propria Academy – inizialmente in formato digitale – e l’introduzione della Denominazione di Origine Controllata sulle etichette, come previsto dalla normativa. «Vogliamo far emergere il ruolo silenzioso del vermouth – prosegue Cerbone – che è in realtà protagonista nel 70% delle ricette classiche».
Il vermouth non nasce come aperitivo, ma come rimedio: una pozione liquida in cui si fondevano vino, radici, spezie e persino – nel passato più oscuro – ingredienti di origine animale. Era una medicina, spesso più simbolica che scientifica, ma capace di riflettere il sapere erboristico di un’epoca. Solo col tempo la componente “magica” lascia spazio alla miscelazione moderna.
Ad ogni modo, Torino diventa il cuore pulsante della golden age del vermouth tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. In questo fermento nascono nuovi marchi, nuove ricette e inevitabilmente anche le prime imitazioni, rendendo urgente la tutela di un’identità autentica. È in questo clima che Giuseppe Bernardino Carpano, nipote del fondatore, riscopre una vecchia formula di famiglia: un vermouth sontuoso, carico di botaniche preziose come zafferano e vaniglia, ingredienti che nel 1786, quando Antonio Benedetto Carpano la ideò, erano difficili da reperire e troppo costosi per il grande pubblico.
Quella ricetta originale, probabilmente pensata per i gusti della famiglia reale, risultava invendibile su larga scala, motivo per cui Carpano ne semplificò la composizione, dando vita al vermouth classico. Un secolo dopo, Giuseppe Carpano decise di riportare alla luce quella versione “luxury”, creando Antica Formula: un omaggio all’eccellenza delle origini e una dimostrazione di visione imprenditoriale, capace di valorizzare la qualità senza compromessi.
La storia, poi, prosegue tra guerre mondiali, proibizionismo, boom del Tiki e disco music, fino alla rinascita della mixology: oggi il vermouth è centrale nei cocktail classici – Negroni, Martini, Manhattan – e nelle sperimentazioni contemporanee (potremmo, infatti, definirlo come un vero e proprio protagonista silenzioso).
Il vermouth, inoltre, parla linguaggi diversi, declinandosi in stili e abitudini di consumo differenti: nel Nord Europa si apprezza anche nella versione liscia, in Spagna è parte integrante della cultura quotidiana, mentre in Argentina – dove la distribuzione di Carpano è più recente – si stanno sperimentando nuove modalità di consumo, come l’impiego nello spritz, che, chissà, potrebbe presto affacciarsi anche sul mercato italiano.
Dietro il bicchiere: l’arte della produzione del vermouth
Ma come si fa, oggi, un vermouth degno di questo nome?
Bottini è chiaro: per il 75% è vino. «E come il vino, va rispettato: conservato al buio, al fresco, consumato entro dieci giorni dall’apertura. Eppure spesso nei bar si vede ancora il vermouth esposto alla luce, fuori frigo, trattato come liquore. Ma è un vino aromatizzato, non dimentichiamolo.»
In passato si usava il Moscato, oggi aziende come Branca scelgono il Trebbiano per le sue doti aromatiche neutre e la sua disponibilità. Fondamentale anche la qualità dell’alcool – neutro, per non interferire con l’aroma delle botaniche – e la componente zuccherina, che determina la classificazione del prodotto: da extra dry (0-30 g/l) fino al vermouth dolce (oltre 130 g/l).
Le botaniche vengono trattate con cura: nessuna parte fresca (che contiene troppa acqua), solo materie prime essiccate, lavorate attraverso quattro tecniche fondamentali – decozione, macerazione, infusione e distillazione – per estrarre al meglio i principi aromatici. E anche qui la modernità ha fatto la differenza: solo dopo l’introduzione della distillazione a colonna, nella seconda metà dell’800, si è potuto davvero affinare l’estrazione degli aromi più delicati.
Oggi, il vermouth è disciplinato da regole precise. Infatti, per essere tale, deve avere una gradazione tra il 14,5% e il 22%, ma con il disciplinare del 2017 sono arrivati limiti più stringenti per il “Vermouth di Torino”: produzione piemontese, vino italiano, alcool controllato.
Una sfida che Branca ha accolto da protagonista (e solo così poteva essere), portando il Vermouth Carpano nelle carte dei bar di tutto il mondo, da Milano a Buenos Aires.
Comunicazione Glocal: messaggi su misura per ogni mercato
Sul fronte comunicazione, Cerbone conferma un approccio aziendale “Glocal”: «Non basta ripetere lo stesso messaggio in tutto il mondo, ogni mercato richiede un tono e un linguaggio specifici». Per questo, un’azienda come Fratelli Branca Distillerie adatta le proprie campagne – come già faceva Armando Testa con manifesti in cirillico o per l’Africa – e studia partnership locali.
Un esempio concreto? L’Edicola Carpano a Brera (più precisamente in Piazza Carlo Mirabello), installazione site-specific realizzata con Civic sempre per la Design Week, proprio di fronte al Fioraio Bianchi Caffè, sede della masterclass.
L’Edicola è stata pensata come un vero e proprio spazio esperienziale per raccontare, coinvolgere ed educare i consumatori circa l’anima autentica del primo vermouth della storia.
Nel corso della settimana sono stati distribuiti oltre 6.000 poster d’archivio, 2.000 tote bag e mini-book con ricette e curiosità e circa 10.000 assaggi di Antica Formula e Punt e Mes sono stati serviti direttamente in edicola:
«L’Edicola Carpano ha superato ogni aspettativa. Quello che ci ha colpiti fin da subito è la potenza del format: un progetto culturale e sociale che, grazie alla collaborazione con Civic, riattiva luoghi in disuso e restituisce centralità a un simbolo urbano in via di estinzione. Le edicole stanno scomparendo, travolte dalla transizione al digitale e dal calo dei lettori, eppure restano posizionate in angoli strategici della città: perfette per diventare spazi narrativi per i brand. Oggi Civic ne gestisce nove, e durante la Design Week la nostra edicola ha funzionato davvero come tale: la mattina si vendevano giornali, mentre le attività di brand experience aiutavano a sostenerla nel lungo periodo. È questo equilibrio tra valore culturale e attivazione commerciale che ci ha conquistati», ci racconta Martina Cerbone.
La storia del Vermouth tra miti e tradizioni
In un mondo in cui il passato si fonde con il progresso, il vermouth Carpano incarna l’essenza di una storia che affonda le sue radici nella tradizione, ma non smette mai di proiettarsi verso l’avvenire. Un prodotto che, grazie a una scelta accurata delle botaniche, al rispetto rigoroso delle tecniche artigianali ed a una comunicazione capace di intrecciare l’autenticità locale con la dimensione internazionale, continua a farsi notare.
Le sperimentazioni, come l’Edicola Carpano, e la riscoperta di leggende riguardanti Antica Formula o anche Fernet, rappresentano l’evoluzione di un marchio che rimane saldamente legato alle sue origini, ma che non ha paura di esplorare nuove strade.
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Non è nostalgia, è cultura viva. E chi, come Branca, continua a produrre con rigore, passione e rispetto per le proprie radici, non solo tiene viva una tradizione: la rinnova ogni giorno.
In un calice di vermouth, oggi, non si trova solo un aperitivo: si assapora una lezione di italianità.
+ INFO: www.brancadistillerie.com
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