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Oggi, l’attenzione dei giovani consumatori e dei neofiti per il vino di qualità è orientata verso i vini bianchi, purché di qualità e ben ancorati al territorio di origine. Una ricerca presentata già nel 2005 della Università di Davis (USA) ha dimostrato che i componenti polifenolici ” dei vini bianchi” migliorino la digestione dei cibi poco grassi. Inoltre le uve a bacca bianca, pur contenendo molto meno resveratrolo e tannini che quelle rosse, possiedono alcuni polimeri frazionati che agiscono con intensità e forza superiore sulle cellule in presenza di bassa gradazione alcolica e con acidità potassica elevata.


Sono oramai centinaia gli studi mondiali che sostengono gli effetti benefici sulla salute di un consumo moderato del vino, e – novità recentissima – è stato scoperto che un migliore risultato si ha con una assunzione regolare e in equilibrio e – assolutamente al contrario e negative – con ingestioni massive e sporadiche. Inoltre le più recenti ricerche pongono in risalto la enorme differenza fra l’assimilazione dell’alcol del vino con l’alcol dei superalcolici, due prodotti con risposte diverse e opposte per lo stesso quantitativo di consumo e momento di assunzione. Soprattutto i polifenoli presenti nel vino sono dei coadiuvanti e corroboranti terapeutici molto utili all’organismo umano soprattutto di fronte alla stressante vita di tutti i giorni e sono noti gli effetti benefici sugli apparati cardiocircolatorio e digestivo, cioè la capacità preventiva e curativa.

A dimostrazione che oltre al vitigno, anche il clima e l’ambiente di coltivazione influiscono sul contenuto di antiossidanti, polifenoli e altre sostanze nelle uve, è dato dal recente riscontro scientifico dei ricercatori americani e finlandesi sulle uve a bacca bianca. Infatti le uve a bacca bianca, pur contenendo molto meno resveratrolo e tannini che quelle rosse, possiedono alcuni polimeri frazionati che, correlati alla biodisponibilità e al grado di assimilazione dell’organismo umano, agiscono con intensità e forza superiore sulle cellule in presenza di bassa gradazione alcolica e con acidità potassica elevata, come nei vitigni a bacca bianca a più basso tenore di alcol sviluppato direttamente. In termini pratici: più un vino bianco è di bassa gradazione complessiva, più contiene potassio, più è leggero, maggiore è l’effetto terapeutico e coadiuvante delle funzioni proteiche antiossidanti.

In estratti di bacca bianca di Vitis Vinifera Sativa autoctona è stato riscontrato un elevato tenore di melatonina e di tirosolo, il primo è un potente regolatore dei ritmi del sonno e della veglia, ovvero contribuisce a prevenire l’insonnia e i colpi di sonno durante la giornata, oltre ad essere anch’esso un potente antiossidante. Il tirosolo (presente anche nell’olio extra vergine di oliva, da qui il colore giallo verdognolo ) è invece un potente antiossidante specifico per le proteine nel sangue che, insieme ad altri due elementi presenti nell’uva ( ma anche nel caffè e nella frutta ) come il potassio e la niacina, agiscono direttamente contro le sostanze responsabili delle infiammazioni e regolano l’eccitazione nervosa. I vini bianchi contribuiscono anche alla inibizione dell’attività delle citochine, cioè le sostanze nel sangue che favoriscono le infiammazioni e responsabili di malattie quali l’artrite reumatoide, il trombo, la placca arteriosclerotica e l’osteoporosi , solo però a piccole dosi e continue nel tempo.

Soprattutto il tirosolo e l’acido caffeico con la presenza di potassio, rallentano la maturità delle cellule epiteliali. Cioè il tirosolo, presente esclusivamente nei vini bianchi e in quantità maggiore nei vini effervescenti e spumanti per la presenza di un precursore catalitico come la molecola di potassio, agisce contro l’invecchiamento delle cellule. Il British Medical Journal ha pubblicato recentemente diversi contributi sul consumo del vino bianco, compreso quello della equipe scientifica del prof Alberto Bertelli, che hanno evidenziato in diversi vini bianchi prodotti in Italia contenuti di quercitina e di acido sci chimico: quest’ultimo è fondamentale per la sintesi produttiva di principi attivi di farmaci antivirali come l’ oseltamivir , utile contro i virus delle influenze più pericolosa, come l’aviaria. Anche Artur Klatsky, epidemiologo statunitense del Medical Center, ha monitorato in 10 anni 130 mila pazienti notando che la somministrazione giornaliera di un calice di vino bianco effervescente aveva un effetto protettivo sul sistema cardio-vascolare più intenso che la stessa quantità di vino rosso, dovuto alla presenza di idrossitirisolo che ha la capacità di attivare le proteine sirtuine che nell’essere umano rallentano l’apopstosi, cioè il deterioramento delle cellule del cuore !

Inoltre l’Istituto di Sociologia e del Comportamento di Tokio ha scoperto che l’assunzione regolare e minima al giorno di vino bianco, meglio se tendenzialmente con una acidità elevata tipo lo spumante, determina un aumento della voglia di amore e disponibilità ad offrire affetto, definendo il vino spumante ” un toccasana per chi ha sangue freddo”.
Per finire, alcuni studi svolti negli Stati Uniti e quello attuato su 30mila donne dal Centro danese di epidemiologia di Copenaghen hanno dimostrato che il vino bianco è un ottimo alleato per le coppie che desiderano un bambino, alzando notevolmente il grado di fertilità della donna.

FONTE: www.forumspumantiditalia.it/news_desc.asp?id=88#corpo

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