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Anche il vino, il prodotto più importante delle esportazioni agroalimentari italiane, sarà a impatto zero. Dal mese scorso è nata una nuova certificazione, l’impronta di Carbonio o Carbon Footprint, che misura l’indice di emissione della CO2 ed altri gas nocivi nella produzione di una bottiglia di vino. La nuova certificazione Carbon Footprint, che misura l’indice di emissione della CO2 ed altri gas nocivi nella produzione di una bottiglia di vino, sarà uno degli elementi da considerare nel processo produttivo e durante l’acquisto.


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Tale certificazione rilasciata dall’ente Csqa, (Certificazione Qualità e certificazioni Iso) è arrivata alla fine di uno studio condotto presso l’azienda Salcheto di Montepulciano, nell’ambito del progetto Siena Carbon Free 2015: che porterà la provincia di Siena, nel 2015, ad essere la prima vasta area europea Carbon Free, cioè a zero emissioni di CO2. E questo nonostante il governo e Tremonti procedano nella direzione opposta, come si è visto nel caso della nuova Finanziaria: dapprima era stato previsto in bozza un taglio del 30% agli incentivi di energia da fonti rinnovabili, taglio che poi è stato cassato nella versione definitiva firmata da Napolitano, a seguito delle innumerevoli polemiche che aveva suscitato. Lo studio Carbon Free, sulle emissioni di gas nocivi, ha attestato che più di un terzo di queste, nel settore vitivinicolo, sono legate al confezionamento di un vino: in specie alla produzione del vetro. Insomma da oggi la riduzione dei gas nocivi sarà uno degli elementi da considerare nel produrre e comprare vini. Anche le grandi industrie del settore (così come già fanno da tempo molti piccoli e medi produttori) si stanno affrettando ad adeguarsi a nuovi parametri. Avremo dunque il vino a impatto zero, cattivo o buono che sia.

+info: www.ilfattoquotidiano.it/2011/07/11/il-vino-del-futuro-a-impatto-zero/143948

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