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Una viticoltura integrata e maggiormente sostenibile, è questo il futuro del vino italiano. Obiettivo ambizioso, certamente, per il quale occorrerà investire nella scienza e scommettere sull’innovazione genetica e sulla creazione di nuovi vitigni resistenti alle malattie e nuovi portinnesti. Ne hanno discusso oggi ad Expo Milano, in un convegno promosso e organizzato da Fedagri-Confcooperative presso la Cascina Triulza, ricercatori, docenti ed esperti provenienti da tutta Italia.

L’innovazione e la ricerca in viticoltura si sono difatti posti come obiettivo principale negli ultimi anni l’introduzione di nuove varietà resistenti alle malattie e nuovi portinnesti, anche in considerazione degli attuali modelli viticoli e dei cambiamenti climatici in corso. Si intende allo stesso tempo dare risposte alla crescente attenzione da parte delle aziende vitivinicole all’ambiente e alla salubrità dei prodotti. È solo attraverso la creazione di nuove varietà resistenti e nuovi portinnesti che sarà infatti possibile conseguire obiettivi importanti come la riduzione della chimica nella lotta ai parassiti, la riduzione degli apporti idrici e dei fertilizzanti, il mantenimento della biodiversità tellurica, il miglioramento genetico per le resistenze.

“L’impatto che l’innovazione genetica avrà sulla produzione e sul consumatore – ha dichiarato il prof. Attilio Scienza dell’Università degli studi di Milano – sarà paragonabile a ciò che è avvenuto 150 anni fa con l’arrivo della fillossera. Ci aspetta una vera e propria innovazione culturale. E pensare che la viticoltura europea ha sempre accolto con molta circospezione l’innovazione genetica: ci sono state addirittura, a partire dal 1800, battaglie appassionanti condotte in Francia ed in Italia sull’innesto e sugli ibridi. Oggi però l’Italia è il paese leader in Europa nello sviluppo di programmi di miglioramento genetico”.

Tra i programmi più avanzati, ricordiamo l’attività di ricerca portata avanti dal DiSAA di Milano, illustrata nel convegno dal professor Lucio Brancadoro, per la costituzione di nuovi portainnesti di vite, che ha recentemente portato all’ottenimento di quattro nuovi genotipi, con elevate caratteristiche di resistenza a differenti stress abiotici e con alte performances qualitative delle uve. I portainnesti della “Serie M” sono stati iscritti nel 2014 nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite e le barbatelle prodotte su tali portinnesti saranno a breve a disposizione dei viticoltori grazie alla moltiplicazione affidata in esclusiva mondiale alla Vivai Cooperativi Rauscedo, cooperativa friulana aderente a Fedagri.

Sul fronte delle varietà resistenti, dal 2006 Vivai Cooperativi Rauscedo, in qualità di socio co-finanziatore dell’Istituto di Genomica Applicata ed in collaborazione con l’Università degli Studi di Udine, ha dato nuovo impulso alla ricerca, contribuendo in maniera decisiva alla caratterizzazione agronomica ed enologica di nuovi vitigni resistenti a peronospora ed oidio. “Si tratta di vitigni che per la loro elevate qualità – ha commentato il presidente di Fedagri Giorgio Mercuri – hanno riscosso un enorme successo presso i viticoltori italiani ed esteri, i quali auspicano una loro immediata possibilità di utilizzo per la costituzione di nuovi vigneti ad alta sostenibilità ambientale”.

 

+INFO: Ufficio stampa Fedagri-Confcooperative

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