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Cosa significa fare storytelling per una cantina? Vendere attraverso la narrazione dell’azienda e del prodotto? Veicolare valori condivisi? Scopriamolo insieme. Si parla molto di storytelling aziendale, di narrazione del bene o del servizio. Sono i valori a muovere le persone, non gli spot pubblicitari. Vero? Falso? Difficile dare una definizione netta della situazione. Un punto però è chiaro: i potenziali clienti non possono essere raggiunti e convinti solo con la pubblicità tradizionale, con l’interruption marketing.wine-storytelling

Questo discorso vale anche per il vino, e per l’attività di una cantina. Certo, ci sono delle differenze importanti tra B2B e B2C, e le logiche che si trovano alla base di una decisione commerciale possono essere molto diverse. Quello che non cambia, oggi, è l’importanza dell’inbound marketing, il processo che permette ad un’azienda di farsi trovare nel momento in cui i clienti hanno bisogno. La pubblicità tradizionale lascia il posto alle strategie basate sui contenuti capaci di fondere emozione e informazione. Lo stesso Facebook si dirige verso questa soluzione: il social network più utilizzato del web – una sorta di ecosistema interno, una rete nella rete – punta sulle pubblicità capaci di raccontare storie. L’esempio è offerto da Facebook Canvas, un modello di advertising pensato per il mobile e per il visual, per fondere in un unico prodotto immagini, video, testo, link e call to action. Non c’è più un messaggio, uno slogan, una headline: c’è un’esperienza.

 

LA PUBBLICITÀ È NELLO SVILUPPO NARRATIVO

I mezzi per raccontare i propri vini e la propria cantina abbondano. Si può usare il video, strumento decisivo perché permette di fondere codici e di sfruttare la carica emotiva, ma si può anche lavorare con il visual marketing attraverso le immagini e raccontando la propria azienda con Pinterest, Instagram, lo stesso Facebook. O ancora Twitter. E la scrittura? Un blog è un ottimo strumento per fare storytelling. Una cantina può essere raccontata in mille modi differenti, ma prima di investire in questo settore – perché per fare wine storytelling è necessario investire e lavorare con professionisti – bisogna prendere coscienza di un punto: il proprio vino si vende grazie ai valori che si riescono a raccontare. Ci sono delle eccezioni e delle strade intermedie. La distribuzione è ancora importante, e la pubblicità tradizionale può fare molto. Ma ogni strategia di marketing ha degli equilibri, delle ramificazioni da curare e sviluppare. Lo storytelling può essere la soluzione per chi vuole costruire un’immagine, farsi ricordare grazie ai valori. E fare in modo che il proprio nome corrisponda a un’idea.

DOBBIAMO DIVENTARE IL CONTENUTO

Lo storytelling permette di veicolare dei significati con immagini riconoscibili e sintetizzate da codici condivisi. Detto in altre parole, il messaggio commerciale si fa da parte e diventa indiretto.

Le persone sfruttano sempre di più il web per trovare informazioni ed emozioni e ignorano la pubblicità. L’obiettivo è quindi di comunicare sfruttando questa logica, sintetizzando messaggi complessi attraverso linguaggi che le persone conoscono. E che si applicano bene al mercato dei vini. Bisogna pensare alla storia che si nasconde dietro a una cantina, narrare le strade seguite per arrivare al prodotto finito, chiedersi quali sono i percorsi turistici che ruotano intorno ai vigneti o ai luoghi della produzione. Il vino non si vende da solo, ma la sua storia ci aiuta in questo lavoro. Come? Raccontando i valori di un prodotto, tutto ciò che le persone dovrebbero sapere.

Qualche esempio utile: Chianti e Marsala.

Perché il CHIANTI è così famoso? Perché le persone riconoscono e cercano questo nome? Perché è stato fatto un sapiente lavoro di storytelling. La storia, i borghi, le colline toscane, le tradizioni, l’appartenenza. La geolocalizzazione fa la sua parte e si presta al gioco della narrazione. Il vero Chianti è quello che viene prodotto in determinate zone, e lo storytelling si arricchisce di un altro elemento: l’esclusività. Un esempio simile è quello del vino MARSALA, prodotto in provincia di Trapani. Qui nasce e si alimenta la storia del commerciante inglese John Woodhouse: nel 1773 approda a Marsala e assaggia il vino locale custodito nelle botti di rovere. Decide di portarlo in Inghilterra aggiungendo acquavite per mantenere le caratteristiche durante il lungo viaggio. Una combinazione che riscuote successo in patria e spinge Woodhouse a produrre vino Marsala in quantità industriali, perfezionandolo con tecniche acquisite in Spagna e in Portogallo.

 

Fonte: www.wine2wine.net/blog/wine-storytelling-vendere-e-raccontare-la-cantina

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